Origines
L'architettura giapponese - P. 7
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Questa straordinaria creazione, ci sorprende con i suoi elementi compositivi ad un tempo vari e rigorosamente fissati dalla tradizione, quali la lanterna, un tempo metallica poi in pietra, i viali diversamente lastricati, la varietà delle fioriture, le calcolate prospettive ottiche. Elementi fondamentali sono l'acqua, il cielo, il monte, la pianura. Quelli stessi che ritroviamo nell'ikebana, nella pittura, negli abiti, nel teatro, con analoghi significati. Importante è sapere che ogni creazione artistica, qualunque fosse il suo specifico campo di applicazione, era considerata non tanto per il suo pregio estetico quanto come una via capace di condurre alla scoperta del mistero esistenziale nascosto al di là dalle apparenze formali.
Il periodo successivo fu piuttosto breve (1573-1614). Detto Momo-yama, fu caratterizzato da guerre intestine e da continui disordini. Si accentuò la tendenza a costruire castelli e fortezze a difesa di questo o quel feudo. Mercanti portoghesi fecero conoscere il fucile e per conseguenza l'architettura militare si consolidò, venne circondata da spesse mura, fossati, torri, assumendo aspetti massicci a volte simili a quelli di certi castelli occidentali. Depositi, alloggi, il teatro, corpi di guardia, uffici, giardini, contribuirono a determinare l'eccezionale sviluppo di queste costruzioni, vere e proprie cittadelle, che presto assursero a simbolo di potere, porto sicuro per gli amici, terribile monito per i nemici (fig. 19).
Anche il padiglione per la cerimonia del tè, divenuta ormai raffinatissima arte, raggiunge il suo fulgore estetico. Nuovi elementi si aggiungono a quelli tradizionali: il cha-seki (sala da tè), capanna rustica appartata, unita agli altri edifici dal roji, stretto viottolo di tipo campestre.
Caratteristico è l'uso di applicare alle pareti esterne di edifici importanti foglioline d'oro fino a ricoprirli completamente, ottenendo straordinari effetti estetici e forti tensioni spirituali.
Edo, o Yedo, è detto il lungo periodo che va dal 1616 al 1867. La riorganizzazione dello Stato sotto la dinastia dei Tokugawa, che si ispirò per questo al confucianesimo, fu decisamente di tipo feudale. La capitale viene spostata a Tokyo (Edo).
La cultura nazionale si diffuse capillarmente nel paese, che conobbe un periodo di relativa pace; i castelli furono ridotti nelle dimensioni e in parte abbandonati, cosicché oggi non ci rimane pressoché nulla del periodo precedente. In compenso sorsero un pò dappertutto le joka-machi, città con piccolo castello al centro, dove popolo e signori vivevano a stretto contatto.
Generalmente l'architettura domestica subì un impoverimento fino a quando, dopo il 1703, la classe mercantile, ormai detentrice del potere economico, cominciò ad erigere abitazioni sempre più ampie, sullo stile di quelle dell'aristocrazia guerriera. Caratteristico di questo tipo di dimora è l'importanza sempre più grande data all'articolazione e alla decorazione degli interni, in contrasto con la nuda semplicità degli esterni.
Anche la casa da tè diviene, in maniera se possibile più spinta di quanto sia stata fin qui, luogo di raffinato godimento spirituale, soprattutto ad opera dell'architetto Kobori che elabora numerosi progetti di edifici di questo genere.
L'avvento della dinastia Meiji rappresenta l'abbandono della rigida politica isolazionista e l'apertura agli influssi provenienti dall'Occidente. Architetti stranieri realizzarono a Tokyo e Yokohama opere in mattoni, intonaci e marmi, con manti di tegole all'europea. Un architetto inglese, Josiah Conder, fu ammesso ad insegnare all'università Kobu dove nel 1879 si laureò il primo studente che aveva seguito un metodo di studio occidentale. Di quell'epoca rimane la chiesa di S. Nicola a Tokyo, del 1891.
Anche il periodo Taisho (1913-1926) realizzò opere in stile occidentale, specialmente edifici pubblici. L'applicazione del cemento armato e dell'acciaio, già introdotti nel precedente periodo, subirono un grande sviluppo, con la partecipazione sempre più intensa di architetti giapponesi finché, nel 1920-30, i grandi maestri dell'Occidente, Wryght, Le Corbusier, Gropius, Mies Van der Rohe, portarono in Giappone la loro esperienza determinante, ricevendo in cambio tutta una serie di influssi culturali che, trasferiti in Occidente, contribuirono in modo forse per noi inaspettato a dar vita e forma alle correnti razionaliste e organiciste delle moderne architetture americana ed europea.
Inizia così, con lo studio e l'esportazione di forme architettoniche antichissime, un momento determinante per la storia dell'arte occidentale. Ma questo non è che l'avvio di un processo importante per l'intera evoluzione spirituale dell'umanità, di cui siamo ancor oggi testimoni e partecipi: con le forme si trasmettono indubbiamente i significati che depositati nell'inconscio, valgono da sustrato pronto a fermentare allorché nuove idee appartenenti a quello stesso mondo continuano a depositarsi fino a che un ribollire della coscienza li riporta alla superficie. E' quanto accade in Occidente in questo secolo, e oggi abbiamo modo di valutare i primi frutti di quésta maturazione, proprio osservando la fortuna che conoscono in tutto il mondo le dottrine orientali in genere e lo zen in particolare.
Le ultime tendenze architettoniche giapponesi rappresentano uno sforzo, spesso coronato da successo, di fondere passato e presente in una architettura fatta di rapporti spaziali, di volumi che si sposano fra loro e con il libero cielo, secondo ritmi antichi rivissuti alla luce delle odierne tecnologie. Le linee di espansione della nuova Tokyo, programmate secondo assi ortogonali che ricordano le maglie delle antiche città e degli antichi palazzi appartengono indubbiamente ad una continuità mai interrotta; così è per le curve sapientemente tese da Kenzo Tange nei suoi edifici più riusciti
(figg. 20, 21, 22, 23).
Sono, tutti questi, esempi di come anche gli attuali criteri estetici possano trovare forza e riscontro, se basati sulle tradizioni culturali più remote assunte con spirito libero e vitale, contrariamente da come avvenuto- in Occidente per i vari tentativi di recupero del passato, dal Neoclassico allo Storicismo, alle riprese autoritarie italiane, tedesche e russe di questo secolo.
L'importante è che tali spinte vengano innestate in ambienti umani ancora tanto genuini da poter rischiare di immergersi nella civiltà massificata fruendo di tutti i dati che essa fornisce senza tuttavia cedere nulla di quella preziosa gemma che è racchiusa nella coscienza di ogni popolo.
Queste capacità, che i Giapponesi hanno dimostrato di possedere in alto grado, ci si rivela, integra, proprio attraverso le forme che l'arte, e soprattutto l'architettura moderna, sanno creare nei loro momenti più felici.