Tecnica e storia
Bottoni: 1964-2014. 50 anni di aikido in Italia
Questo sito ha avuto un lusinghiero successo, che si concretizza in centinaia di visite giornaliere: senza farla troppo lunga, picchi vicino alle 500 visite giornaliere e una media difficilmente sotto le 250. Nonostante sia stato, ve ne sarete indubbiamente resi conto, talvolta un po' negletto nel corso del 2014 e 2015. Le ragioni ci sono: prima l'impegno per collaborare al Cinquantenario dell'Aikikai d'Italia. E poi... la preparazione di una monografia dedicata appunto a questa grande avventura, che ho avuto la immeritata fortuna di condividere quasi fin dal primo momento e che ho tentato di raccontare per immagini. Il libro è stato presentato in occasione dei seminari di aikido dell'autunno 2015 diretti dal maestro Hiroshi Tada. Viene distribuito dall'Aikikai d'Italia ed è inoltre disponibile in occasione dei principali seminari. SI può acquistare on line qui,
E ora? Ora si ricomincia anche qui. Come si suol dire, "rimanete sintonizzati".
Nel frattempo, non una auto recensione ma una spiegazione di quanto chi è interessato potrà trovare nel libro.
Il maestro Hiroshi Tada, all'epoca 7° dan e insegnante presso l'Honbu Dojo di Tokyo, arrivò in Italia per la prima volta il 26 ottobre del 1964. Lavorò incessantemente per diversi anni, avendo già chiaro in mente il suo programma futuro e le tappe da percorrere. Possiamo quindi considerare come data di nascita dell'Aikikai d'Italia quell'ormai lontano giorno nel 1964, come del resto ha voluto lui stesso, e le celebrazioni di questo evento, che ricorrono ogni decennale, si tengono tradizionalmente a cavallo tra il mese di ottobre e quello di novembre, secondo il calendario del momento.
Il libro termina infatti illustrando la celebrazione del Cinquantennale dell'Aikikai d'Italia con il grande seminario tenuto a Roma l'1 e 2 novembre 2014. Un lungo cammino, 50 anni rappresentano gran parte del percorso riservato normalmente all'essere umano, eppure sono volati via in un soffio..
L'aikido appartiene alla interessante e per certi versi inedita categoria delle arti tradizionali giapponesi che potremmo definire "fattuali". Non producono nulla di materialmente concreto, di visibile. Ma agiscono direttamente sull'animo, oltre che sul corpo, delle persone che vi si dedicano regolarmente. Potrei azzardare un paragone con il chanoyu, quell'arte che viene spesso definita in occidente come cerimonia del the.
In cosa consiste? Semplicemente nel prendere del the assieme ad altre persone, rispettando precise regole che permettano di eseguire quanto dovuto mantenendo la massima armonia anche con l'ambiente, con la natura, le stagioni. Tutto questo va ottenuto non mediante sovrapposizione di azioni, di strumenti e di condizionamenti ma al contrario abbandonando tutto quanto è superfluo - e si scopre sovente che quasi tutto quello che ritenevamo necessario è invece superfluo - per mantenere solo quanto è strettamente indispensabile. Nessuna traccia tangibile rimane al termine della cerimonia, se non all'interno di quanti l'hanno celebrata.
Cosa rimane dunque di tangibile a dimostrare questa continua ricerca culturale, nel corso di tanti decenni, da parte di migliaia, decine di migliaia di persone? Nulla. E non è un male, non è un imprevisto: è quanto è al contrario era previsto che accadesse, è quanto doveva accadere. Quanto è avvenuto è però riscontrabile nella trasformazione della intima essenza delle persone che hanno praticato l'arte. Non è quindi il mio un libro in cui venga spiegato quanto successo o se ne espongano le ragioni.
Eppure è un libro tecnico e ho scelto di inserire queste considerazioni nella sezione dedicata ai testi tecnici.
Perché appunto tenta di rendere conto delle manifestazioni dell'arte dell'aikido, come praticata in Italia seguendo fedelmente l'insegnamento di maestri venuti dalla fucina stessa dell'arte. Rinunciando in partenza a quanto superfluo. Solamente immagini, con un commento stringato che ricordi quei momenti a chi li ha vissuti e aiuti chi non c'era a dare loro una giusta collocazione. Non per abbandonarsi ai ricordi del passato, ma per conoscere il cammino lungo il quale stiamo muovendo i nostri passi, e per prefigurarci dove ci porterà nel futuro.
Non è - o non è solamente - un rimembrarsi del the bevuto in passato, ma un prepararsi a quello che berremo oggi, che berremo domani e che poi berranno altri dopo di noi.
Dopo una breve presentazione dei principali protagonisti, l'Associazione di Cultura Tradizionale Giapponese - Aikikai d'Italia e i tre maestri che hanno costituito la Direzione Didattica storica dell'associazione, Hiroshi Tada sensei, Yoji Fujimoto sensei, Hideki Hosokawa sensei, il testo e le immagini lasciano che a esprimersi sia il coro. Un coro dapprima timido e sommesso, costituito da poche decine di praticanti attirati come falene dalla affascinante luce dell'aikido ma ancora non capaci di vedervi dentro. Che diventa poi un possente coro di migliaia di praticanti, diretti da centinaia di qualificati direttori d'orchestra: gli insegnanti formatisi in lunghi anni di studio durante questo percorso cinquantennale che l'Aikikai d'Italia ha loro proposto.
Tecnicamente il libro, di formato 20*24, consta di 352 pagine e comprende circa 800 fotografie, che è stato scelto di stampare esclusivamente in bianco e nero. Si divide nelle seguenti sezioni:
Prefazione
Presentazione dell'aikido
Presentazione dell'Aikikai d'Italia
Biografia di Hiroshi Tada sensei
Biografia di Yoji Fujimoto sensei
Biografia di Hideki Hosokawa sensei
Il periodo 1964-1970
Il periodo 1971-1980
Il periodo 1981-1990
Il periodo 1991-2000
Il periodo 2001-2010
Il periodo 2011-2014
A parte la mera suddivisione nei cinque decenni forniti dal riscontro del calendario, è stato deciso di proporre anche una chiave di lettura alternativa che aiutasse il lettore a identificare i momenti cruciali del lungo cammino dell'aikido dell'Aikikai d'Italia, che come vedrete immediatamente rispettano le fasi naturali della vita dell'essere umano: la nascita, la crescita, la maturità.
Pur trattandosi della vita di un ente morale, termine non più presente nella legislazione italiana ma che continua a essere spesso utilizzato per identificare le associazioni cui lo stato ha riconosciuto particolare rilevanza, come nel caso dell'Aikikai d'Italia.
Il D.P.R. 526 dell'8 luglio 1978 riconosce infatti la personalità giuridica dell'associazione, ossia l'esistenza di questa persona immateriale che persegue scopi utili non solo agli associati ma anche alla società nel suo complesso.
Come ben sa chiunque abbia messo mano su delle pubblicazioni gli errori e le imprecisioni sono inevitabili; solo un lungo e costante lavoro di revisione rende possibile ridurne il numero.
Inoltre in un'opera come questa, che scava in un passato affidato quasi esclusivamente alla memoria dei singoli e alla tradizione orale, il numero di errori è potenzialmente infinito.
Quelli finora identificati sono disponibili in formato pdf nell'errata corrige che potete consultare on line o stampare per conservarla assieme al libro.
Verrà ancora aggiornata quando ritenuto necessario, vi preghiamo però di tenere presente che se buona percentuale degli errori è di facile identificazione, grazie anche alle segnalazioni dei lettori più attenti, man mano che il loro numero si riduce diventa sempre più arduo scoprirli.
Consentitemi al termine di questa presentazione, di augurarvi una buona lettura.