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Fujisan - La montagna sacra giapponese - Nei miti
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Pare risalente all’eruzione dell'864 la formazione alla base nord-ovest della foresta di Aokigahara (青木ヶ原) conosciuta anche col nome di Jukai (樹海 "mare di alberi"), 35 km². Niente di particolarmente rilevante o eccezionale se non fosse per il fatto che è teatro di leggende e racconti popolari, senonché’ uno dei posti con il più alto numero di suicidi in Giappone. Pare, perché’ non si sa in realtà quante persone si siano tolte la vita in questa foresta, che qui il numero di suicidi sia inferiore solo a quelli del Golden Gate Bridge di San Francisco.
La foresta deve la sua notorietà ad un romanzo di Seichō Matsumoto che narra le vicende di due amanti che finiscono entrambi suicidi nella foresta, ma la cultura popolare vuole che i suicidi siano iniziati ben prima, nel XIX secolo quando gli ubasute (letteralmente "abbandono di una donna anziana") andavano a morire nella foresta, trasformandosi in yūrei ("spiriti arrabbiati") che ancora si dice infestino l'area. Ma naturalmente non si hanno notizie certe a riguardo.
La foresta ha ispirato le vicende di un famoso film del 2015: La foresta dei Sogni. Le dicerie dicono che la scelta sia ricaduta qui anche per motivi tattico/strategici: essendo la foresta intricata e fitta non verrebbe lasciata ad alcuno la possibilità di ritrovare la via del ritorno o ricevere aiuti.
Inoltre, questo porta ad una seconda diceria che vuole sia presente un consistente giacimento di ferro che farebbe impazzire le bussole non aiutando certamente a ritrovare la via del ritorno e portando quindi a ritenere che molti suicidi non siano tali ma conseguenze “ambientali”.
È tale l’afflusso di aspiranti suicidi che cartelli sono presenti in tutta l’area avvertendo: "La tua vita è un dono prezioso dei tuoi genitori" o "Per favore, consulti la polizia prima di decidere di morire!". È tale la percentuale che ogni anno dal 1970, viene avviata la "ricerca annuale", in cui la polizia locale effettua un rastrellamento della foresta allo scopo di raccogliere i resti dei corpi che sono sfuggiti alle segnalazioni di operai e turisti. Ovviamente a spese dei contribuenti, che devono pagare tasse anche per la sepoltura dei corpi.
Lo shintoismo è la religione autoctona nipponica, ma si dice che un giapponese nasca shintoista e muoia buddhista.Molti ritengono che i numerosi suicidi siano da attribuire ad una ricerca permanente e persistente dell’animo umano e della sua crescita, cui la morte ne rappresenta un aspetto del divenire.
Secondo la tradizione shintoista il Kami del Fuji-san sarebbe Konohanasakuya-hime.
Figlia di Ōyamatsumi, dio della montagna, e sposa di Ninigi-no-Mikoto, dio del cielo.
Sempre secondo la tradizione shintoista, i primi riferimenti alla qualità di kami del Fuji si ritrovano in una raccolta di poesie denominata Man'yōshū (万葉集 La Collezione delle 10 mila foglie) della seconda metà dell'VIII secolo, intorno all’anno 759 nel periodo Nara. La più antica collezione esistente di poesie del Giappone classico.
Al dio della montagna ed in particolare al monte Fuji è dedicato un tipo di tempio denominato Asama (浅間神社). Si contano circa 1300 templi del genere in tutto il Giappone e sono localizzati principalmente nelle prefetture di Shizuoka e Yamanashi.
La caratteristica che li unisce, oltre ad essere monotematici, è anche la vista diretta del Monte Fuji e, dove questa non risulta possibile, una miniatura di esso chiamata Fujizuka (富士塚) fatta con le rocce del Fuji stesso, è presente all’interno del tempio. Il rappresentante dei templi Asama è il Fujisan Hongū Sengen Taisha, presso Fujinomiya, Shizuoka, fatto costruire da Sakanoue no Tamuramaro nell'anno 806, su ordine dell'imperatore Heizei.
Il culto del dio della montagna andò via via crescendo nel tempo fino al periodo alla fine del periodo Heian, quando nel 1149 il buddhista Shugendō Matsudai Shōnin (末代上人) costruì il primo tempio dedicato a Dainichi Nyorai (Il Grande Illuminatore) sulla vetta del monte predicando il credo secondo il quale quest'ultimo si manifestasse sulla montagna in qualità di kami del Fuji.
Crescendo il credo religioso e le sue manifestazioni, crebbero e iniziarono ad intensificarsi anche i pellegrinaggi alla vetta del Fuji, dove i pellegrini, guidati da monaci facenti funzioni di guida alpina, si potevano dissetare presso le due sorgenti sacre di Kinmei-sui (金明水 la sorgente dell'acqua dorata) e di Ginmei-sui (銀明水 la sorgente dell'acqua argentata). Cresci cresci prega prega si arriva fino ai giorni della restaurazione Meiji quando il culto shintoista per la venerazione del monte Fuji venne separato da quello buddhista.