di Michelangelo Stillante
Aspira ad essere come il Monte Fuji, con una base così ampia e solida che il più forte terremoto non può smuoverti e così alta che le più grandi imprese di uomini comuni sembrano insignificanti dalla tua prospettiva nobile. Con la tua mente alta come il Monte Fuji puoi vedere tutte le cose chiaramente. E puoi vedere tutte le forze che danno forma agli eventi; non solo le cose che accadono vicino a te.
Miyamoto Musashi
Komitake, Ko Fuji e Shin Fuji ovvero l’unione fa la storia
富士山
Fujisan - La montagna sacra giapponese
Cominciamo con il dare una spiegazione all’introduzione del titolo.
Tecnicamente “scrivendo” il monte Fuji è uno strato-vulcano, come anche Popocatepetl, il vulcano Nevado del Ruiz e il Sant Helens. Cioè un vulcano composito, originatosi dalla sovrapposizione di eruzioni successive, principalmente di natura basaltica, alle quali i giapponesi hanno dato dei nomi:
Komitake, KoFuji e Shin Fuji appunto in successione di accadimento. Il Komitake iniziò ad eruttare circa 7/800.000 anni fa e riprese dopo lunga inattività 100.000 anni fa, venendo così ricoperto e sovrastato da un nuovo strato eruttivo, il Kofuji (Vecchio Fuji) che innalzò il livello del vulcano di quasi 1000 metri. Circa 5000 anni or sono un nuovo fenomeno eruttivo portò il livello a quello attuale, e questa fase che dura fino ai nostri giorni venne definita Shinfuji (Nuovo Fuji)
“Tettonicamente” parlando Il Monte Fuji si colloca all’intersezione tra la Placca Euroasiatica, la placca di Okhotsk (o Nord-Americana) e la placca delle Filippine. Zona altamente mobile e instabile visto che continuamente le placche si muovono l’una contro l’altra (analisi dei movimenti tettonici) con spostamenti dell’ordine di 52 mm l’anno.
La tradizione leggendaria colloca la nascita intorno all’anno 286 d.c. ma naturalmente la sua formazione è un po’ più complicata e la prime stime ragionevoli parlano di una formazione estesa nel tempo con la prima eruzione risalente a 600k anni fa e la principale attività di formazione eruttiva tra 17k e 8k anni fa.
Con il tempo si arriva alla formazione attuale che ci regala una base di circonferenza di circa 125 km e un cratere di 500 mt di diametro
Una tale concentrazione di traffico non poteva che creare attrazione, culturale, scientifica, accademica e turistica. L’unione e visione d’insieme originano un soggetto spunto d’ispirazione, da un millennio e più, per poeti, narratori, “marzialisti”, filosofi, scienziati, nobili, religiosi e molti altri.
Visto che ci siamo togliamoci anche di torno un chiarimento sull’altra parte del titolo: si dice Fujisan e NON Fujiyama. Ciò origina dalla pronuncia on’yomi (di origine cinese) del kanji 山, il quale sebbene si pronunci anche yama e significhi anche montagna, in questo caso ha pronuncia diversa, essendo san.
Questa è una situazione normale della lingua giapponese dove kanji diversi con diverso significato possono avere pronuncia uguale e dove un kanji può avere diverse pronunce e diversi significati.
Secondo una origine popolare Fuji verrebbe da fuji (不二 rispettivamente "no" e "due"), nel senso di "senza eguali", "secondo a nessuno"; oppure da fujin (不尽 "no" e "fine"), nel senso di "senza fine" o "qualcosa che supera ogni altra cosa in misura". Naturalmente è questo argomento che porterebbe di per sé ad un altro articolo, che esula quindi dal presente. (chi volesse sapere qualcosa in più su questo aspetto può consultare tra i tanti esistenti il seguente link: https://it.wikipedia.org/wiki/Kanji)
Come per molte cose che ispirano letterati, il monte Fuji ha anche altri nomi per lo più relegati a situazioni poetiche o accademiche e quindi ormai in disuso o obsolete, come Fuji-no-Yama (ふじの山, "la montagna di Fuji"), Fuji-no-Takane (ふじの高嶺, "l’alto picco di Fuji"), Fuyō-hō (芙蓉峰, "il picco del loto").
Il monte Fuji o Fuji-san, per i gaijin (stranieri) Fujiyama, è la montagna sacra dei giapponesi; in verità una delle tre vette sacre (三霊山 Sanreizan) nella cultura nipponica insieme ai monti Haku e Tate, tutti e tre situati nella parte centrale di Honshu, l’isola più grande dell’arcipelago del Sol Levante.
Talmente sacro che, al pari della Mecca per gli islamici, gli shintoisti considerano doveroso pellegrinare almeno una volta nella vita sulle sue pendici e ritengono invece sconsiderato andarci più di una volta a tal punto che spesso si sente dire: una volta è doveroso, due volte è da sciocchi (forse a causa della "passeggiata" non proprio della domenica che si deve affrontare per arrivare in cima).
È ufficialmente alto 3776 m e posizionato, secondo l’Agenzia Meteorologica Giapponese alle coordinate di latitudine: 35°21'39"Nord e longitudine: 138°43'39"Est.
Distante in linea d’aria poco più di un centinaio di km dalla capitale Tokyo in direzione sud (in realtà sud ovest, ma i giapponesi nel dubbio considerano il Giappone orientato da est a ovest), durante i periodi di cielo limpido la sua cima, innevata per gran parte dell’anno, si può ammirare dai grattacieli di Tokyo, specie se si sale sul grattacielo della municipalità della capitale.
Ma naturalmente le occasioni non mancano, nemmeno in caso di cattivo tempo su Tokyo.
Anzi, possiamo garantire che una bella foto ricordo del Fujisan non si nega a nessuno.
In alcuni periodi dell'anno la visibilità non è ottimale, e spesso il monte è per giunta avvolto dalle nuvole, assolutamente invisibile anche se non ci fosse foschia,
Ma il previdente e gentile popolo giapponese ha pensato anche a questo.
Se chi arriva a uno dei tanti belvedere in quota che circondano il vulcano scopre con rammarico che non si vede assolutamente nulla, con una manciata di yen potrà ugualmente tornare a casa con una splendida foto, elaborata per lui in pochi minuti.
In fiera posa, davanti al Fujisan.
All’interno dell’area che le sue pendici delimitano, si possono contare ben 25 siti dell’UNESCO e naturalmente il monte ne rappresenta la parte principale, designato tale a giugno 2013. Fu presentato per la nomination nel gennaio 2012 – con un compendio di sole 1317 pagine e chi fosse interessato può scaricarlo qui o - se preferite - un’anteprima la potete vedere al seguente indirizzo dell'Unesco oppure qui,
L'area della montagna è compresa nel territorio del parco nazionale Fuji-Hakone-Izu, circa 50.000 ettari (500 kmq) dove sono presenti laghi e cittadine che danno anche nome ai vari percorsi utilizzabili per intraprendere l’ascesa alla cima: Yoshida, Subashiri, Gotemba, Fujinomiya, (http://www.fujisan-climb.jp/en/index.html & https://www.japan-guide.com/e/e6901.html).
Percorsi che nel 2020 sono stati chiusi per la prima volta in 60 anni a causa delle restrizioni dovute al coronavirus.
Ascendere verso la cima sembra quasi una esperienza mistica, annualmente sperimentata da circa 200k persone, che tuttavia deve sottostare alle rigide disposizioni in vigore: la cima è innevata per circa 9 mesi e mezzo l’anno, il tempo inclemente e spesso si lamentano diversi morti. Le normali vie turistiche quindi sono aperte dai primi di luglio a primi di settembre, mentre per gli alipinisti di professione la scalata è sempre possibile ma previo possesso di una certificazione di professionista e autorizzazione della polizia.
Secondo le cronache sembra che la prima ascensione alla cima sia avvenuta nel 663 d.c., portata a termine da En no Otsuno (役小角) asceta e mistico nipponico considerato il fondatore della pratica religiosa Shugendō.
Sembra invece che la prima ascensione da parte di uno straniero sia avvenuta nel settembre del 1860 da parte di sir Rutherford Alcock, primo diplomatico britannico a vivere in Giappone. Mentre invece siamo sicuri che a nessuna donna fu permesso scalarlo fino alla restaurazione Meiji avvenuta nel 1868. L’evento è stato portato a termine ufficialmente da Junko Tabei (田部井 淳子, nata con il nome di Junko Ishibashi; 22/09/1939 – 20/10/2016) la prima donna a scalare legalmente il monte Fuji nel 1975 e la prima donna a scalare le Sette Vette (I picchi dei sette continenti) completando l’opera nel 1992. A lei è stato dedicato un asteroide: 6897TABEI. Forse però la prima donna in assoluto a scalare il Monte Fuji nel 1869, è stata lady Fanny Parkes, la moglie dell’ambasciatore britannico sir Harry Parkes. Ogni anno come detto circa 200 mila persone scalano il monte Fuji, vulcano considerato attivo ma dormiente che neanche 4 scosse al giorno e circa 1400 l’anno hanno fatto svegliare fino ad ora.
Fortunatamente nessuno dei menzionati ha dovuto fare i conti con l’attività eruttiva di questa icona sacra, attività che riporta la prima eruzione nel 781 e l’ultima nel 1707/8 (terminò forse la notte del primo gennaio). Sembra ci sia stata un’attività eruttiva anche nel 1855/6 ma i dettagli non sono noti e non vi sono documenti a supporto. Siamo invece sicuri della sua presenza attiva e documentata da dopo il 1926 quando il monte Fuji venne messo sotto stretta sorveglianza per il crescere della popolazione alle sue pendici e siamo sicuri che la sua ultima manifestazione è stata nel 2011, in concomitanza del grande terremoto che ha sconvolto la regione del Sendai.
Il 15 Marzo 2011 un terremoto di 6.5 gradi della scala Richter è stato infatti registrato nella zona sud dell’area vulcanica. Il Fuji è ancora un vulcano attivo e la sua attività si deve catalogare sotto diversi capitoli: eruzione, fumarole, sismologica, roboante e così via. Per chi volesse approfondire i dettagli tecnici sullo studio del monte può riferire a questo documento dell’Agenzia Metereologica Giapponese (JMA), mentre per chi volesse aggiornamenti sull’attività vulcanica nipponica in genere può consultare la pagina relativa al seguente sito, sempre dell’agenzia metereologica nipponica.
Le condizioni ambientali createsi attorno al monte Fuji han portato in dono scorci di natura particolare e attraenti come gli alberi con il tronco rivestito da colate di lava, la gola di Osawa, la cascata di Shiraito, la sorgente di Mishima e il fiume Kakita, che sembra sia il maggiore contribuente di acqua pura in tutto il Giappone con 1 milione di tonnellate d’acqua al giorno, preziosa fonte per 350k persone lì vicino residenti.
Le basse temperature, le nevicate, l’ambiente così naturalmente e meravigliosamente turbolento e attivo tutto l’anno creano un contesto oggettivamente difficile sotto diversi punti di vista. Nel 1964 si registrarono venti in cima al vulcano di velocità 328 km/h e a livello del terreno di 304 km/h. Il 5 marzo 1966 il Boeing 707 911 della British si schiantò sulla montagna causando la morte delle 124 persone a bordo.
La più bassa temperatura registrata in cima è stata -38 gradi C nel febbraio 1981 e la più alta 17.8 nell’agosto 1942.
Fenomeno tipico delle cime coniche, e quindi anche del Fuji, è la formazione di nuvole lenticolari che donano una copertura naturale fatta appunto di nuvole alla cima del vulcano.
Queste si formano quando l'aria calda e umida colpisce la montagna e sale lungo i suoi versanti favorendo la concentrazione del vapore acqueo e la formazione delle nuvole.
I giapponesi chiamano questo fenomeno kasa-gumo (傘雲? "nuvole ombrello" o "nuvole tappo") quando la nube sosta sopra la cima del vulcano.
Pare risalente all’eruzione dell'864 la formazione alla base nord-ovest della foresta di Aokigahara (青木ヶ原) conosciuta anche col nome di Jukai (樹海 "mare di alberi"), 35 km². Niente di particolarmente rilevante o eccezionale se non fosse per il fatto che è teatro di leggende e racconti popolari, senonché’ uno dei posti con il più alto numero di suicidi in Giappone. Pare, perché’ non si sa in realtà quante persone si siano tolte la vita in questa foresta, che qui il numero di suicidi sia inferiore solo a quelli del Golden Gate Bridge di San Francisco.
La foresta deve la sua notorietà ad un romanzo di Seichō Matsumoto che narra le vicende di due amanti che finiscono entrambi suicidi nella foresta, ma la cultura popolare vuole che i suicidi siano iniziati ben prima, nel XIX secolo quando gli ubasute (letteralmente "abbandono di una donna anziana") andavano a morire nella foresta, trasformandosi in yūrei ("spiriti arrabbiati") che ancora si dice infestino l'area. Ma naturalmente non si hanno notizie certe a riguardo.
La foresta ha ispirato le vicende di un famoso film del 2015: La foresta dei Sogni. Le dicerie dicono che la scelta sia ricaduta qui anche per motivi tattico/strategici: essendo la foresta intricata e fitta non verrebbe lasciata ad alcuno la possibilità di ritrovare la via del ritorno o ricevere aiuti.
Inoltre, questo porta ad una seconda diceria che vuole sia presente un consistente giacimento di ferro che farebbe impazzire le bussole non aiutando certamente a ritrovare la via del ritorno e portando quindi a ritenere che molti suicidi non siano tali ma conseguenze “ambientali”.
È tale l’afflusso di aspiranti suicidi che cartelli sono presenti in tutta l’area avvertendo: "La tua vita è un dono prezioso dei tuoi genitori" o "Per favore, consulti la polizia prima di decidere di morire!". È tale la percentuale che ogni anno dal 1970, viene avviata la "ricerca annuale", in cui la polizia locale effettua un rastrellamento della foresta allo scopo di raccogliere i resti dei corpi che sono sfuggiti alle segnalazioni di operai e turisti. Ovviamente a spese dei contribuenti, che devono pagare tasse anche per la sepoltura dei corpi.
Lo shintoismo è la religione autoctona nipponica, ma si dice che un giapponese nasca shintoista e muoia buddhista.Molti ritengono che i numerosi suicidi siano da attribuire ad una ricerca permanente e persistente dell’animo umano e della sua crescita, cui la morte ne rappresenta un aspetto del divenire.
Secondo la tradizione shintoista il Kami del Fuji-san sarebbe Konohanasakuya-hime.
Figlia di Ōyamatsumi, dio della montagna, e sposa di Ninigi-no-Mikoto, dio del cielo.
Sempre secondo la tradizione shintoista, i primi riferimenti alla qualità di kami del Fuji si ritrovano in una raccolta di poesie denominata Man'yōshū (万葉集 La Collezione delle 10 mila foglie) della seconda metà dell'VIII secolo, intorno all’anno 759 nel periodo Nara. La più antica collezione esistente di poesie del Giappone classico.
Al dio della montagna ed in particolare al monte Fuji è dedicato un tipo di tempio denominato Asama (浅間神社). Si contano circa 1300 templi del genere in tutto il Giappone e sono localizzati principalmente nelle prefetture di Shizuoka e Yamanashi.
La caratteristica che li unisce, oltre ad essere monotematici, è anche la vista diretta del Monte Fuji e, dove questa non risulta possibile, una miniatura di esso chiamata Fujizuka (富士塚) fatta con le rocce del Fuji stesso, è presente all’interno del tempio. Il rappresentante dei templi Asama è il Fujisan Hongū Sengen Taisha, presso Fujinomiya, Shizuoka, fatto costruire da Sakanoue no Tamuramaro nell'anno 806, su ordine dell'imperatore Heizei.
Il culto del dio della montagna andò via via crescendo nel tempo fino al periodo alla fine del periodo Heian, quando nel 1149 il buddhista Shugendō Matsudai Shōnin (末代上人) costruì il primo tempio dedicato a Dainichi Nyorai (Il Grande Illuminatore) sulla vetta del monte predicando il credo secondo il quale quest'ultimo si manifestasse sulla montagna in qualità di kami del Fuji.
Crescendo il credo religioso e le sue manifestazioni, crebbero e iniziarono ad intensificarsi anche i pellegrinaggi alla vetta del Fuji, dove i pellegrini, guidati da monaci facenti funzioni di guida alpina, si potevano dissetare presso le due sorgenti sacre di Kinmei-sui (金明水 la sorgente dell'acqua dorata) e di Ginmei-sui (銀明水 la sorgente dell'acqua argentata). Cresci cresci prega prega si arriva fino ai giorni della restaurazione Meiji quando il culto shintoista per la venerazione del monte Fuji venne separato da quello buddhista.
E mentre crescevano I culti religiosi del Fuji-san crescevano di pari passo le sue adozioni nei vari campi dell’espressioni umana, come ad esempio la pittura.
Il monte Fuji si vede benissimo sulla strada del Tokaidô Tokyo-Kyoto e non è insolito vederlo rappresentato nelle stampe di Utagawa Hiroshige (1797 - 1858) nella serie “Le 53 stazioni del Tokaidô” o nelle sue “36 vedute del Monte Fuji” (tema contemplato e sviluppato anche da Hokusai e forse prima da quest’ultimo).
Un esempio forse ancora più famoso è la rappresentazione delle 36 vedute del monte Fuji (o 46 o 100, ce ne sono diverse a seconda dell’edizione contemplata) di Katsushika Hokusai (1760–1849)
Kanagawa oki nami-ura (神奈川沖浪裏)
Gaifū kaisei (凱風快晴)
presente anche come “banner” di questo sito
Hiroshige, Il Torii entrando a Enoshima, provincia di Sagami, presso Fujisawa prefettura di Kanagawa |
Hiroshige, Veduta dal lago di Hakone |
Hiroshige 13ª stazione: Hara (Viaggiatori che passano dal monte Fuji)
16ª stazione: Yui (Viaggiatori sull’Alta scogliera)
Fuji onnipresente. Attraverso la poesia di famosi artisti marziali come Musashi (vedi introduzione) o come luoghi di allenamento all’arte del tiro con l’arco o luogo di caccia da parte di Minamoto no-Yoritomo,
Utagawa Yoshifuji (1828–1889)
Oppure ancora nella poesia di colui che è forse il più grande degli espressionisti dell'haiku: Basho Matsuo (1644 ~ 1694)
日に額を打つ 富士の 峰 上げ
Colpisci ogni giorno la fronte, sulla cima del monte Fuji
Sol Levante e Fuji-san, i mostri sacri della cultura nipponica gemellati ogni giorno, onnipresenti e immortali. Come il Sole tutti possono sbattere la fronte sulla cima del Fuji, basta organizzarsi. Le vie del Fuji partono tutte dalle sue pendici costellate di angoli meravigliosi, tutti ugualmente da vedere, da gustare e da vivere.
Fermo restando che la vetta del Fuji si può conquistare in una gita andata e ritorno da Tokyo in giornata, forse e’ il caso di passare almeno due o tre notti alle pendici del monte Fuji. Yoshida – Fujinomiya – Subashiri – Gotemba sono i 4 percorsi che partono da luoghi diversi ma hanno un’unica destinazione: la vetta.
A seconda che si voglia camminare di più o di meno, che si voglia arrivare ad est o ad ovest, ci s’impiega dalle 6 alle 10 ore partendo dal basso, con diverse stazioni di ristoro lungo il sentiero, con più o meno punti di pronto soccorso ma tutti con le stesse caratteristiche: prezzi di acqua, cibo, pernottamento e bagni crescenti, temperature decrescenti.
È bene quindi partire con abbigliamento da montagna tecnico, leggero, caldo e multistrato, acqua e cibo energetico a sufficienza e monetine per il bagno in caso vi scappi la pipì, perché non è che potete farla per strada rischiando di farvi insultare e inquinare le falde acquifere che alimentano la popolazione a valle, anche perché ci sarebbero una 40na di telecamere puntate sul monte che riprendono gli accadimenti 24/7/365. 😊
Altra caratteristica è l’assenza di ripari dal sole o dalla pioggia. Per arrivare in cima si può partire di mattina, pomeriggio o tardo pomeriggio, tenendo conto di un fattore molto importante: il traffico.
Nel tardo pomeriggio è peggio di essere all’incrocio di Shibuya nelle ore di punta perché tutti vogliono arrivare in tempo per riposarsi adeguatamente prima di intraprendere le ultime sassaiole che vi porteranno in cima in tempo. Relativamente poco affollata è la mattina. Di giorno potreste soffrire il caldo e la sera il freddo.
Una volta in cima, a parte fermarsi per poter ammirare l’alba e fare il giro del cratere, è d'obbligo spedire una cartolina tramite l’ufficio postale che l’efficienza nipponica ha pensato bene di piazzavi.
Che la vogliate spedire a parenti amici o al kami del vulcano poco importa, ma vuoi mettere l’eccezionalità???
Potreste inoltre far visita alla stazione radar per il monitoraggio delle attività sismiche, vulcaniche o metereologiche completato nel 1964 come il più alto centro di rilevazioni metereologiche e dal 1999 rimpiazzato dalle rilevazioni satellitari e da un sistema completamente automatico nel 2004.
Fatta la dovuta preghierina, sotto le protettrici travi del torii presente in cima, affinchè anche per il ritorno il vulcanico Kami, Amaterasu e le placche architettoniche restino in silenzio e guardino da un'altra parte, si può discendere verso casa o verso il nostro punto di acquartieramento. La discesa può avvenire lungo lo stesso percorso intrapreso per salire o un altro, sempre tenendo conto della folla e di tenere la sinistra e possibilmente con cautela senza rotolare velocemente a valle.
E se vi venisse voglia di pernottare più in alto della 5a stazione, sappiate che è proibito e che vi trovate in un parco nazionale.
Cosa fare una volta tornati con i piedi per terra.
Le offerte sono molteplici come già anticipato. I 5 laghi: Sai, Kawaguchi, Motosu, Shoji e Yamanaka, partecipare al festival di Shibazakura, Oshino Hakkai (zona di 8 stagni formatisi dal prosciugamento di un sesto lago), visitare il Santuario di Sengen, fare un salto a Hakone penso sia d’obbligo, o alla pagoda di Chureito che vi offre una delle viste più conosciute al mondo sul monte Fuji.
Naturalmente anche alla foresta di Aokigahara, senza possibilmente perdervi, non utilizzando le molliche di pane per evitare di incorrere in multe salatissime, ma utilizzando un lungo e resistente filo metallico.
Se volete nel frattempo giocare un po’ e visitare virtualmente la zona del monte Fuji potete cliccare qui su Google Earth.
Che Konohanasakuya-hime sia sempre con voi…..scalate in pace!
富士の高嶺に登る道は沢山有りますが、行き着く所は一つであります。即ち愛の道で
Ci sono molti sentieri per la vetta del Monte Fuji, ma il posto in cui vanno tutti è uno. Così è con i sentieri dell'amore.
Morihei Ueshiba
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