Jidai
Kenji Mizoguchi: 1941 - I 47 ronin - La lunga attesa
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Il percorso che porterà quanto rimane del feudo di Ako nell'una o nell'altra direzione sarà senzaltro un percorso di attesa. La notizia della morte del signore Asano raggiunge Ako quando ormai è troppo tardi per qualunque ipotesi di intervento. Il feudo si trovava in quella che è ora la prefettura di Hyogo, circa 130 km a ovest di Osaka (quindi molto lontano da Tokyo), affacciato sul mare interno. Venne disciolto e il territorio assegnato dopo la defenestrazione degli Asano alla dinastia Mori, che lo resse fino alla soppressione del sistema feudale. Ma venne drasticamente ridimensionato, la rendita era calcolata all'epoca dell'incidente in circa 50.000 koku, dopo la riduzione del territorio fu solamente di 20.000.
Il castello di Ako è ancora in piedi, ma nonostante l'aspetto esterno faccia pensare il contrario viene descritto come in rovina.
Oishi Kuranosuke non appena raggiunto da una missiva raduna i samurai e la legge davanti a loro. Asano Takumi no kami Naganori ha dovuto togliersi la vita immediatamente. Il suo avversario non è stato sottoposto ad alcuna misura di punizione, è stato anzi messo al sicuro e protetto.
Cercando di ricondurre alla calma i samurai, sconvolti dalla notizia, Oishi li informa che chiederà alle autorità di lasciare il feudo al fratello minore del signore Asano, Daigaku, accettando altre misure punitive ma evitando di trascinare nella sventura centinaia di sudditi fedeli, le loro famiglie, i loro dipendenti.
Seguendo più avanti la trama apprenderemo che Oishi era sicuro di un rifiuto, lo attendeva anzi con ansia: l'avrebbe di fatto autorizzato secondo l'etica samurai alla vendetta. E' difficile accettare questa tesi, che come già detto avrebbe comportato il sacrificio di troppe persone incolpevoli, che si può accettare se necessario ma non certamente ricercare.
Ma le cose andranno in modo diverso: le autorità ritarderanno la decisione, Oishi e i suoi seguaci doranno attendere passivamente una comunicazione ufficiale, in un senso o nell'altro. In questa opera Mizoguchi esplora gli effetti della interminabile e tormentata attesa sugli uomini e sulle donne che si sono trovati a viverla.
Tokubei Izeki, amico e compagno d'armi di lunga data di Oishi, è caduto in disgrazia ed è diventato ronin, in seguito a una vita dissoluta.
Saputo degli eventi si precipita ad Ako, chiedendo al suo antico compagno di riammetterlo e farlo partecipare alla vendetta. Ma ancora nulla è deciso, ancora si deve attendere, e nel frattempo non si deve allarmare l'autorità reclutando dei ronin. Oltretutto la presenza di persone di mala fama nel feudo di Ako getterebbe fatalmente discredito sulla tragica ma nobile ribellione.
Oishi rifiuta di riammettere Tokubei e gli interdisce l'ingresso nel castello. Diverso tempo dopo ne ritroverà il corpo esanime davanti a quella porta che gli rimase chiusa, assieme a quello del figlio adolescente. Tokubei si toglierà la vita per riscattare almeno la sua memoria non potendola riscattare con l'azione.
Tsunatoyo Tokugawa divenne negli anni successivi il quarto shogun della dinastia, prendendo il nome di Ienobu. All'epoca di quello che venne per lungo tempo eufemisticamente indicato come l'incidente di Ako era un apprezzato consigliere della corte, e fu lui a dover prendere la decisione finale sulla richiesta di restaurazione della casata degli Asano.
Anche lui condivide il tormento di Oishi; sarebbe giusto concederlo. Ma questo impedirebbe il compiersi della vendetta. Il tempo che passa inesorabile accresce la sua inquietudine.
La posssibile morte per cause naturali di Kira, anziano e di salute malferma, renderebbe la vendetta impossibile macchiando per sempre l'onore dei samurai che avessero mancato di reagire all'oltraggio
Il caso vuole che una delle inservienti abbia invitato a una imminente rappresentazione del teatro Noh che si tiene nel palazzo il fratello, che è uno dei samurai già dipendenti dal feudo di Ako.
Tsunatoyo (Utaemon Ichikawa) si intrattiene volentieri con lui, vuole conoscere a fondo le loro ragioni. Il suo interlocutore, Suke'mon Tominomori (Kan'emon Nakamura) gli rende conto della drammatica umiliazione di cui non riusciranno mai a liberarsi né lui né i suoi compagni d'arme e pur non ammettendolo esplicitamente non nega che ci siano degli uomini decisi a portare fino in fondo la vendetta.
L'incontro, pur necessario, non contribuisce a far maturare in Tsunatoyo una decisione.
Se l'incontro è scaturito da una imprevedibile istintiva decisione di Tsunatoyo, la presenza di Suk'emon Tominomori non è però casuale. Ha approfittato del legame con l'inserviente Kiyo per introdursi nel palazzo ma le sue vere intenzioni sono celate.
E' infatti atteso in serata l'arrivo di Kira Yoshinaga, che nella rappresentazione che avverrà più tardi rivestirà nel dramma la parte del leggendario guerriero Musashibo Benkei.
Si sentono già gli araldi che annunciano il suo arrivo, sotto stretta sorveglianza di numerose guardie del corpo.