Jidai
Kenji Mizoguchi: 1941 - I 47 ronin - Il lungo percorso
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i leali seguaci dell'epoca Genroku (Genroku Chûshingura)
Kenzo Mizoguchi, 1941
da un dramma di Seika Mayama
Yoshizaburo Arashi, Kazutoyo Mimasa, Chôjûrô Kawarasaki
Il percorso che porterà alla vendetta sarà lungo, irto di ostacoli, complesso. Mizoguchi vi accompagnerà lo spettatore rimanendo sempre al suo fianco, ma senza risparmiargli alcuna difficoltà, interessato più alle motivazioni dei personaggi in gioco, alle loro esitazioni, ai loro slanci e ai loro ripensamenti, più che alle loro azioni. Va detto però che l'opera è suddivisa in due parti pensate per essere proiettate in diverse occasioni, forse per sopperire alle difficoltà tecniche dei proiettori dell'epoca ma sicuramente alleggerendone la visione.
La cura di Mizoguchi nella ricreazione dell'atmosfera, diremmo del profumo, dell'epoca è estrema, i suoi tempi sono lenti per non falsare con l'abituale disinvolta sintesi delle rappresentazioni i tempi necessari alla natura umana..I suoi personaggi ritornano spesso su concetti già espressi, come fa nella vita reale ogni essere umano.
L'azione vera e propria inizia nel momento in cui Asano Takumi no kami (Yoshizaburo Arashi) ascolta i pesanti apprezzamenti sul suo conto pronunciati da Kira (Kazutoyo Mimasa), che non sappiamo se fosse ignaro della sua presenza o non abbia voluto deliberatamente che lo ascoltasse, in segno di disprezzo. All'interno dei palazzi del potere venivano prese molte precauzioni per evitare attentati o risse, dai pavimenti ricoperti di assi di legno scricchiolanti che segnalavano l'avvicinarsi di qualcuno (corridoi dell'usignolo) all'adozione di lunghissime vesti che impedivano di muoversi con rapidità, a rischio di inciampare. Praticamente tutti i presenti a corte, dignitari, funzionari e feudatari erano infatti armati della daga da fianco, wakizashi, emblema del loro stato.
Asano, estratta la lama, si slancia contro Kira ma riuscirà solamente a ferirlo al volto prima di essere afferrato e disarmato. Ma sarà' inutile cercare ulteriormente nell'intero corso dell'opera spade sguainate, scontri o duelli, salvo necessarie eccezioni su cui torneremo in seguito.
Mizoguchi privilegia piuttosto altri drammi, non meno ricchi di pathos ma che richiedono per essere afferrati maggiore sensibilità.
La giovane moglie di Asano, Yosenin (Mitsuko Miura), ancora ignara di quanto sia successo, si sta sottopendo al complesso cerimoniale dell'acconciatura prima di presentarsi alla cerimonia di ricevimento degli inviati dell'imperatore, che Asano avrebbe dovuto dirigere sotto la tutela di Kira.
Le ancelle stanno terminando la preparazione della sua lunghissima capigliatura, cospargendola e vaporizzandola con profumate e preziose essenze.
Travolta Yosenin dal dramma, divenuta ormai vedova, la sua fluente chioma dovrà il giorno seguente essere sacrificata, essendo il suo nuovo, imprevisto e tragico destino quello di vedova, e di un condannato a morte.
Abbiamo qui un primo esempio di come l'iracondo Mizoguchi fosse in realtà una persona sensibile, in grado di cogliere sfumature ad altri interdette, di far comprendere attraverso poche immagini, senza l'ausilio di complicate spiegazioni, quale sia stato il dramma della giovane, costretta dalle convenzioni a nascondere il suo dolore, dovendo rimanere imperturbabile e potendolo affidare solamente all'apparenza esteriore.
Tutto ciò contrasta visibilmente, ed è difficile pensare che Mizoguchi non lo abbia mostrato deliberatamente, con le vistose manifestazioni di stupore, dolore, ira cui si abbandoneranno in seguto i rudi guerrieri con fama di impassibilità anche nelle circostanze più avverse.
Il destino di Asano si è ormai compiuto, trascinando nella catastrofe sia Yosenin che l'intero feudo di Ako. Ogni direttore moderno avrebbe probabilmente indugiato sui particolari della cerimonia del seppuku. Non Mizoguchi.
Non vediamo l'avvenimento se non attraverso gli occhi di un fedele seguace di Asano, che ha ottenuto il permesso di vederlo per l'ultima volta e di prenderne commiato.
Ma la porta del cortile destinato alla bisogna si chiude inesorabilmente alle spalle di Asano non appena vi è entrato, avvolto nelle bianche vesti di chi è destinato alla morte. E' preclusa a noi, come al fedele samurai, la vista di quanto vi succederà.