Jidai
Hiroshi Inagaki, 1954-56: Musashi - La battaglia di Ichijoji
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Tentando di rimanere estraneo alla tempesta di sentimenti scatenata intorno alla sua persona, Musashi si sta preparando al suo meglio per il combattimento.
Si è purificato con un bagno notturno attingendo all'acqua di un pozzo.
Si reca poi presso un tempio per ottenere la protezione degli dei. Ma la sua mano si arresta prima di tirare il cordone che dovrebbe attirare su di lui l'attenzione delle divinità: è giusto che segua la sua via senza ricorrere ad alcun supporto esterno, per quanto elevato possa essere.
La tattica di combattimento di Musashi cominciava ad avere i suoi effetti ben prima ancora che le lame uscissero dai loro foderi.
Era solito presentarsi in notevole ritardo, per destabilizzare gli avversari, o seguire percorsi alternativi ed arrivare sul posto inaspettato.
Questa volta il suo abituale modo di agire gli permette anche di sfuggire all'agguato: sbuca dalla foresta alle spalle del gruppo in agguato, si pensa che fossero circa 80 samurai alcuni dei quali armati anche di archi ed archibugi.
Sia la sorpresa che il suo selvaggio ma magistrale stile di combattimento gli permetteranno di attraversare senza ricevere colpi il gruppo disorientato dei suoi nemici, lasciandone non pochi sul terreno.
Una volta guadagnata la risaia, la situazione volge a vantaggio del combattente solitario: sugli stretti passaggi può passare un solo uomo alla volta, gli altri annaspano nella parte allagata senza riuscire ad avanzare.
E chiunque si faccia avanti viene abbattuto da Musashi, che lentamente si ritira per mettersi di nuovo al riparo nella foresta,.
Difficilmente gli avversari, demoralizzati ed intimoriti, avranno il coraggio di seguirlo.
Per chi ne avesse ancora l'intenzione, basterà guardare l'espressione di Musashi per rendersi conto che è consigliabile desistere.
Imprevedibilmente, e quanto segue costituisce un'altra lecita licenza che Inagaki si concede rispetto al romanzo di Yoshikawa, ad attenderlo in una radura Musashi trova Seijuro che è finalmente riuscito a sottrarsi ai suoi guardiani che lo trattenevano a forza.
E' là per combattere, per riscattare il suo onore.
Estrae la spada e si mette in guardia.
Musashi non aveva mai nemmeno riposta nel fodero la sua, non ha che da continuare l'ininterrotto combattimento.
Seijuro non è assolutamente è in grado di affrontare tale avversario, ma non solo: quando viene disarmato e gettato al suolo viene colto dal panico, incapace di affrontare dignitosamente la morte.
Musashi, travolto dal furore del combattimento, sta per calare su di lui un fendente mortale.
E' in quel momento che si ricorda del misterioso monaco che incontrò dopo il duello con Shishido Baiken, che gli aveva rimproverato la sua troppa forza, che lo rendeva debole.
E si ricorda anche di Yoshino, che gli rimproverava la sua incapacità di amare.
E di Takuan, che sottolineava come quella forza, oltre che esuberante, fosse solo forza bruta.
La spada di Musashi si abbassa lentamente, senza colpire Seijuro.
E' inutile cercare la propria realizzazione uccidendo altri invece che lavorando su se stessi.
Musashi esausto dopo la cruenta lotta ha raggiungo il greto di un fiume, ove si disseta. Viene là aggiunto da Otsu, che lo ha a lungo cercato, e che lo aiuta a riprendersi dallo stato di prostrazione di cui è preda.
Però sarà proprio lei, che lo ha così disperatamente cercato, a respingerlo e a chiedergli di partire.
Si rende conto che si trova di fronte a un uomo il cui percorso di formazione non è ancora completo, e che non deve essere lei ad impedirgli di portarlo fino in fondo.
Anche lei, come Yoshino, ed anche lei con la morte nel cuore, deve mandarlo via.
Musashi riprende il suo cammino.
Da lontano Sasaki Kojiro lo osserva, augurandogli buona fortuna.
Vuole che Musashi cresca ancora, come anche lui cercherà di fare nel frattempo.
Il loro duello sarà possibile solo quando entrambi avranno raggiunto la loro meta.
Termina anche la seconda parte della trilogia di Musashi.