Jidai
Hiroshi Inagaki, 1954-56: Musashi - Da Takezo a Musashi
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La fuga affannosa per sfuggire alle ricerche del nemico porta Takezo e Matahachi fino ad una capanna completamente isolata ove vivono due donne, Oko e la giovanissima figlia Akemi.
I due vengono ospitati per riprendersi dalla spossatezza e dalle fatiche ma ben presto entrambe le donne si sentono fortemente attratte dalla personalità di Takezo, rude e selvaggio ma dotato di un magnetismo e di una energia vitale che traspaiono in ogni sua azione,
Invano, Takezo rifiuterà entrambe: per ragioni probabilmente oscure anche per lui pur subendo l'attrazione del fascino femminile sente che non deve cedervi.
Di fronte ad altre passioni ed altri impeti è invece impotente, come se fosse completamente estraneo ai suoi gesti, come se la sua volontà non gli appartenesse.
Un gruppo di briganti invade durante la notte la capanna reclamando la sua parte di bottino: le due vivono infatti rivendendo le preziose armi di cui depredano i caduti della guerra.
Takezo armato del solo bokken trovato nella capanna, la spada di legno con cui i samurai usano allenarsi, semina la morte tra di loro e li mette in fuga. Ma si allontanerà poi scomparendo tra i campi, sentendo di dover fuggire per resistere alla tentazione di cedere ad Oko o ad Akemi.
L'attrazione per lui provata da Oko si tramuta in odio: mentirà a Matahachi, riferendo di aver resistito ad un tentativo di violenza da parte di Takezo, che è fuggito per la vergogna.
Poi irretirà ben presto Matahachi, e partirà con lui e con la figlia verso Kyoto, ove metterà a frutto il denaro ricavato dai suoi furti sacrileghi.
Takezo sta cercando di tornare al villaggio dove è nato e da dove era partito per la sua sfortunata avventura: Musashi. Ma le leggi sono cambiate, non è possibile viaggiare se non muniti di documenti di identià, e sono stati istituiti numerosi posti di blocco.
Folle di rabbia Takezo forzerà il blocco, abbattendo guardie come prima aveva abbattuto banditi.
Là dove pensava di ritrovare la pace si trova invece bandito dalle autorità e braccato come un animale selvaggio, sia dalle autorità che dai suoi compaesani, che temono rappresaglie o credono ingenuamente a tutto quanto di male venga detto su di lui.
La sua più acerrima nemica è infatti d'ora in poi l'anziana madre di Matahachi, Osugi, che lo ritiene responsabile della scomparsa del figlio, forse addirittura ucciso da Takezo.
Due sole persone hanno ancora fiducia in lui.
Otsu (Kaoru Yachigusa), la ragazza abbandonata da Matahachi, ma ancora ignara del suo tradimento; è orfana, ed è cresciuta in un monastero.
Ha per questo dimestichezza con uno stravagante monaco, Takuan (Kuroemon Omoe) , che a dispetto dell'apparenza dimessa e dei modi bizzarri è un uomo influente e stimato dalle autorità-
Certamente molti dei lettori sanno chi era Takuan Soho, una delle massime menti del pensiero buddista di ogni tempo.
Non ci sono comunque documenti che provino una frequentazione fra Miyamoto Musashi e Takuan, è anzi probabile che i due personaggi non si siano mai incontrati in vita loro e che le loro vicende si intreccino qui solamente grazie alla fantasia di Eiji Yoshikawa.
Takezo, che si è rifugiato nei boschi, è braccato da centinaia di uomini, come una belva feroce.
Silenziosamente Takuan ed Otsu salgono gli stessi pendi, oltrepassando le linee di paesani e soldati che battono ogni cespuglio alla ricerca della loro preda.
Takuan, scesa la notte, si limita a cucinare qualcosa di appetitoso (sappiamo che si dilettava di cucina, una preparazione di ravanelli porta ancora il suo nome) e a chiedere a Otsu di suonare il flauto.
Attirato dal desiderio primordiale del cibo, e da quello più sottile di quell'armonia che a lui sfugge rappresentata dalla musica, Takezo, si farà avanti, e si arrenderà a Takuan.
Verrà appeso allo stesso albero da cui aveva ammirato la sfilata dei soldati diretti alla guerra.
Takuan sa di non dover avere pietà, e lo lascia là per fiaccare la sua resistenza.
Takezo deve essere lasciato solo con se stesso, e rendersi conto che questo non lo aiuta anzi gli toglie ogni forza.
I piani di Takuan saranno imprevedibilmente cambiati: Otsu, mossa a pietà verso un uomo da tutti deriso e ferito, che lei sente diverso da come appare, lo libera durante la notte, fuggendo con lui.
Lo sforzo per calarlo dall'albero senza farlo precipitare è stato terribile, la ragazza ha entrambe le mani lacerate dalla corda e sanguinanti.
Takezo è colpito dal sacrificio di Otsu. Anche questo controbuisce a fargli comprendere che sta percorrendo una via non solo sbagliata ma anche a lui non congeniale.
Come è ricominciata la fuga è ricominciata anche la caccia: Takezo deve abbandonare Otsu per salvare se stesso.
Otsu verrà portata via da Takuan, il villaggio non è più un posto adatto per lei.
Troverà ospitalità nel casello di Himeji, nel sud del Giappone. Edificato proprio in quell'epoca e terminato nel 1615, quindi non poteva ancora avere nel momento dell'azione l'aspetto che vediamo ora, è considerato uno dei maggiori castelli della nazione.
Era in quell'epoca sotto il dominio degli Ikeda, al cui servizio si trovava Takuan.
E' sufficiente attendere, ed a Takuan come ad ogni monaco non manca la pazienza, perché Takezo arrivi a Himeji, in cerca di Otsu.
Takuan, onnipresente deus ex machina) lo dissuade dallo scalare inutilmente i bastioni: venga pure con lui, lo condurrà da Otsu
Dopo un interminabile percorso, per fossati, androni, corridoi, senza mai incontrare alcuno, Takuan rende noto che sono arrivati. Otsu è là, basta salire le scale.
Pur diffidente, Takezo sale.
In quella stanza, assolutamente vuota salvo per cataste di libri ove sono racchiuse tutte le opere che un samurai deve conoscere, Takezo rimarrà - in trappola - fino a quando Takuan non constaterà di trovarsi di fronte ad un uomo diverso.
E' passato del tempo. Sappiamo dalle conversazioni di alcuni personaggi che sono scorsi ormai 5 anni dalla battaglia di Sekigahara.
Takezo è ora un samurai pronto a svolgere la sua missione. Per il suo nuovo nome viene scelto Musashi, come il suo villaggio di origine: Miyamoto Musashi (Musashi è una lettura alternativa degli stessi ideogrammi 武蔵 del suo primo nome Takezo).
Sente tuttavia di non essere ancora pronto, di non poter accettare l'offerta di entrare al servizio dei Takeda. Per altri forse può bastare, lui sente di essere chiamato a dare qualcosa di più.
La sua formazione non è ancora terminata, deve partire e cercare altrove.
Prende congedo da Takuan.
Un altro congedo, che Takuan gli ha sconsigliato, è però per lui necessario.
Prima di partire vuole rivedere Otsu.
Lei è pronta a lasciare tutto per seguirlo, senza perdere un attimo: Solo il tempo di prendere congedo dal suo posto di lavoro vicino al ponte dove si sono incontrati.
Musashi, che sembrava dopo lunga riluttanza essersi convinto a portarla con se, si allontana mentre lei va a prendere le sue cose.
Lascerà solo una scritta graffita in fretta sulla spalletta del ponte: "Perdonami". Nel suo futuro ci sarà ancora Otsu, ma ora deve lasciarla.
Termina qui la prima opera della trilogia Musashi.