Jidai

Akira Kurosawa: 1985 - Ran - I protagonisti

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Mori Motonari (1497-1571) divenne ancora giovane, nel 1523, alla morte prematura del fratello Komatsumaru di cui era reggente, signore del feudo di Aki, che divenne in epoca Meiji la prefettura di Hiroshima.

Ebbe fama di governante al tempo stesso abile ma retto, coraggioso ma prudente, e seppe non solo conservare ma anche espandere e rendere florido il suo territorio, che pure era attorniato da agguerriti ed aggressivi clan rivali.

Lasciò la successione ai tre figli Takamoto, Motohari e Takakage, dopo averli ammoniti col celebre esempio delle tre frecce a mantenersi sempre uniti, cooperando tra loro per la grandezza del regno e dei loro domini personali.

Tra i numerosi esempi di leggende analoghe, ne citiamo uno proveniente invece dalla storia, quella dell'antica Roma. Nel I secolo avanti Cristo il generale ribelle Quinto Sertorio guidava dalla Spagna la resistenza contro le legioni di Roma, guidate dall'esperto Metello e dal giovane Pompeo, astro nascente nell'affollato firmamento dei generali romani. Sertorio seppe mantenerli divisi, anche sfruttando la loro rivalità, impedendo ai due corpi d'armata di riunirsi per affrontarlo in campo aperto.

Tuttavia sconfitto in uno scontro, per risollevare il morale dei suoi soldati li chiamò a raccolta e mostrò loro due coppie: due cavalli, uno malandato e decrepito per l'età ed un altro splendido e nel fiore delle forze, e due uomini in condizioni simili. L'uomo più giovane e robusto afferrò ad un cenno di Sertorio la coda del ronzino ed iniziò a tirarla, senza riuscire ovviamente a staccarla anzi rendendosi ridicolo per la vanità dello sforzo. L'uomo tardo e mingherlino si pose dietro il superbo stallone, e tirando un crine alla volta in men che non si dica lo privò completamente della coda.

Hidetora Ichimonji è interpretato da uno splendido Tatsuya Nakadai. Il vecchio, stanco di una vita di continue battaglie, stanco del sangue versato, sogna una vita tranquilla, pago di vedere i suoi figli in possesso di quanto lui ha saputo conservare e conquistare.

Nakadai aveva all'epoca 53 anni e ha tuttora, quasi alla soglia degli 80 anni, un aspetto giovanile: prima di ogni ripresa doveva sottoporsi a diverse ore di trucco per assumere l'aspetto del settantenne Hidetora.

 

 

 

Taro Ichimonji è l'erede designato. Ma l'ombra ingombrante del padre turba lui e soprattutto la moglie Kaede (Mieko Harada), che lo incita a limitarne il residuo potere: anche se privo ormai di quello materiale Hidetora conserva tuttavia un grande potere morale, di cui orgogliosamente intende fare uso. La figura di Kaede richiama inevitabilmente alla mente quella di Asaji, la moglie del generale Washizu che lo porterà prima al delitto, poi al potere ed infine alla sconfitta ed alla morte (Il trono di sangue).

C'è chi ha cercato di leggere tra le righe di questa ricorrente attribuzione, nelle opere di Kurosawa, di ruoli negativi alle figure femminili. Ma il maestro, se pure confessava di sentirsi a disagio nel cogliere l'anima della donna, che infatti ricorre raramente tra i protagonisti delle sue opere, ricordava che le donne avevano avuto nella sua vita ruoli cruciali quanto positivi. E' probabile che Kurosawa abbia avuto l'intenzione di rendere un inconsueto omaggio all'animo femminile, sensibile e pronto a cogliere per vie che sono precluse agli uomini quello che è nell'aria, nel bene e talvolta, inevitabilmente, senza che esse possano contrastare questa necessità, anche nel male.

Jiro Ichimonji è circondato da una piccola corte di fedeli consiglieri, spietati ed ambiziosi ma a in un certo qual modo leali e coerenti, tra i quali spicca Kurogane (Higashi Higawa). Saranno loro a convincerlo, con irrisoria facilità, della "necessità" di sottrarre il dominio dalle deboli mani di Taro, che non è all'altezza del compito e finirebbe per portare presto o tardi alla rovina quanto faticosamenre messo assieme da Hidetaro.

Apparentemente aderente alle volontà del padre, Jiro attende invece nell'ombra che si presenti la sua opportunità, sognando e pregustando il potere.

 

 

 

Saburo, il minore dei figli di Hidetora, ha un carattere ribelle ed impetuoso, ma genuino. Con atto di titanica ribellione è lui a voler spezzare simbolicamente le tre frecce porte dal padre, dicharando il suo scetticismo di fronte alla idilliaca immagine che si è costruita intorno al mondo ed intorno agli esseri umani. Pagherà il suo ardire con l'esilio, condiviso da Tango Hirayama: l'unico dignitario che abbia il coraggio di comprendere il senso delle sue parole e difenderlo, sfidando l'ira di Hidetora.

Eppure Saburo è una delle poche persone genuinamente affezionate al vecchio Hidetora, come dimostra proteggendolo amorosamente con degli arbusti per non lasciarlo sotto il sole rovente, nel momento in cui si addormenta in un momento di debolezza senile.

Altro personaggio positivo della tragedia è Sue (Yoshiko Miyazaki), moglie di Jiro. La sua famiglia è stata sterminata da Hidetora, che ha preso dimora nel castello ove lei è nata e vissuta conquistandolo con le armi ed il tradimento e ha risparmiato solo lei perché funzionale ai suoi piani ed il fratello Tsurumaru (Mansai Nomura) che ha fatto crudelmente accecare.

La fede religiosa di Sue le dà la forza di trattare con Hidetora come se fosse suo padre. Il vecchio non comprende, non può comprendere, è tuttavia ammirato e conquistato dal carisma interiore della donna e dal suo distacco dalle passioni terrene.

 

 

Disegno originale di Akira Kurosawa, dalla sceneggiatura dell'opera.

Kurosawa affermava che ogni suo tentativo di disegnare con cura portava a risultati deludenti, quando invece si concentrava sulla storia la gente rimaneva affascinata dal risultato.

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