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Akira Kurosawa: 1990 - Sogni - I corvi

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Io si trova in un museo. Probabilmente il Museo Van Gogh di Amsterdam, dove sono esposti la maggior parte dei capolavori del maestro dell'impressionismo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Uno in particolare colpisce la sua attenzione.

Si tratta della tela che raffigura un campo di grano illuminato dal sole, su cui vola uno stormo di corvi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Un altro ancora lo attrae, al punto tale che sente il bisogno, e non se ne capirebbe il motivo dentro ad un museo, di mettersi in testa il famoso berrettino "alla Kurosawa".

Questo gesto apparentemente illogico aiuta però lo spettatore attento a decifrare una serie di messaggi che il regista gli manda.

Kurosawa ha iniziato la carriera artistica come pittore, e ha accarezzato a lungo l'idea di farne la sua ragione di vita.

Vediamo infatti che Io ha sottobraccio l'armamentario del pittore: un cavalletto ripiegato, un paio di involti che devono contenere una tela,  la tavolozza, pennelli e colori.

 

Io viene magicamente attirato dentro la tela, e si ritrova senza stupirsene sul greto del fiume, accanto al ponte raffigurato da Van Gogh.

Chiedere alle lavandaie dove possa trovare il pittore è tuttuno. Non sanno dargli una risposta precisa, può essere dovunque ma comunque non lontano: starà dipingendo nei campi come sempre.

 

 

 

 

Correndo a perdifiato alla ricerca di Van Gogh rimane immerso nella incantata atmosfera dei quadri dell'artista.

Tutto gli parla di lui.

 

 

 

 

 

 

 

Finalmente lo vede: come le donne avevano facilmente immaginato, dimentico di tutto è occupato a dipingere.

Un puntino appena visibile, in un grande campo assolato ed arato di fresco

 

 

 

 

 

 

Io si avvicina di corsa.

Ma arrivato vicino al pittore lo coglie un forte timore reverenziale, e riesce appena a farfugliare qualcosa.

 

 

 

 

 

 

 

Van Gogh è interpretato, con grande realismo e con altrettanto umorismo, dal regista Martin Scorsese.

Fu lui, assieme al produttore Steven Spielberg, a permettere la realizzazione delle ultime opere di Kurosawa, di cui era fervente ammiratore, a partire da Kagemusha.

Qui le parti si invertono, ed è Io-Kurosawa ad essere in adorante ammirazione di Van Gogh-Scorsese.

 

 

 

Che non ha alcun timore o riserbo. Scodella senza complimenti all'estasiato Io le sue idee sulla vita e sull'arte, lamentandosi della impossibilità di trattenere le molte idee che gli affiorano alla mente per trasporle sulla tela.

Nella sua breve vita Van Gogh ebbe modo di lasciare oltre 2000 tra dipinti e disegni.

La benda? Nulla di grave, si è tagliato un orecchio infastidito dalla difficoltà di riprodurlo nell'autoritratto, e ha così risolto il problema.

Sappiamo invece che nella realtà Van Gogh si mutilò dopo un litigio con l'amico Paul Gauguin, e che questo suo gesto autolesionista doveva essere il preludio degli ultimi terribili anni ed infine del suicidio.

Non possiamo tacere che la figura di Van Gogh deve avere esercitato anche un sinistro fascino su Kurosawa, il cui fratello maggiore morì suicida e che tentò a sua volta il suicidio dopo il fiasco di Barbarossa che sembrò stroncargli senza speranze una carriera fino ad allora sfolgorante.

E concluso il suo sermoncino Van Gogh lascia perdere lo scodinzolante Io e si dirige altrove, là dove lo porterà l'ispirazione.

 

Io cerca di ritrovarlo, ma fosse per lui la ricerca sarebbe completamente vana.

Continua ad essere immerso nel mondo - reale quanto fantastico - di Van Gogh e non vorrebbe uscirne mai.

Si perderebbe volentieri per sempre a rimirare i paesaggi campestri trasfigurati dal genio dell'artista che sta percorrendo.

 

 

 

Ma ad un tratto lo vede.

Col suo passo frenetico, si era appena lamentato di essere sempre in pressione come una locomotiva, Van Gogh si sta allontanando.

Sta salendo su un campo di grano maturo, imbiondito dal sole, e tra poco sparirà oltre il dosso.

 

 

 

 

Io lo rincorre, ma si trova attorniato da uno stormo di corvi che arrivano a centinaia da tutte le parti.

 

 

 

 

 

 

 

 

E da lì, magicamente, così come magicamente ne era partito, si ritrova nelle sale del museo ad ammirare il quadro da cui è appena uscito

 

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