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Akira Kurosawa: 1990 - Sogni - Il matrimonio delle volpi
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Il matrimonio delle volpi.
Nella scena di apertura vediamo Io, ancora bambino e vestito negli abiti tradizionali (Toshihiko Nakano), che è uscito fuori di casa per ammirare la pioggia.
Ci sono contemporaneamente la pioggia ed il sole e la madre (Mitsuko Baissho), uscita anche lei per mettere al riparo gli oggetti, mette in guardia il bambino.
Quando piove e contemporaneamente c'è il sole avviene il matrimonio delle volpi, e bisogna stare attenti a non capitarci in mezzo per sbaglio, perché le volpi sono spiriti dispettosi e si vendicherebbero dell'incauto osservatore.
E' un antico stilema della mitologia tradizionale giapponese.
Qui vediamo il matrimonio delle volpi rappresentato da uno dei massimi artisti della tarda epoca edo: Utagawa Hiroshige (1797-1858).
La seconda opera è del grande Katsuhika Hokusai, che la eseguì nel 1844 alla età di 85 anni. Si tratta di un particolare tratto da un grande kakemono (dipinto da appendere alla parete) in seta, che si sviluppa in verticale ed ha il titolo di Kitsune no Yomeiri: Pioggia improvvisa da uno splendido cielo.
Vista l'importanza della leggenda nell'immaginario del popolo giapponese, non meravigliamoci che il piccolo Kurosawa sia naturalmente attirato proprio da quanto gli era stato vietato.
Sappiamo già che avrà l'imperiosa necessità di andare nel bosco per assistere al matrimonio delle volpi.
Il piccolo vaga incantato nel bosco, dove i raggi del sole misti alla pioggia illuminano magicamente l'ambiente, popolato da giganteschi alberi che si direbbero millenari.
Magicamente, dalla nebbia che si leva dal sottobosco, emerge la sfilata nuziale delle volpi, accompagnata dal suono di cimbali e tamburi, muovendosi lentissima, ieratica.
Io assiste incantato, nascosto dietro un albero, trattenendo il fiato per la sorpresa, per l'emozione, per il timore.
I gesti degli spiriti sono legati ad una logica che non può essere colta dagli esseri umani.
Il loro incedere solenne e ritmato lascia intendere che non si curino più di tanto di ogni cosa a loro estranea, ivi compresi gli esseri umani.
Preceduta da due portatori di lanterna in testa al corteo la coppia nuziale: lei indossa un immacolato abito bianco, lui un haori e il seguito il kamishino con le caratteristiche spalline, l'abito di gala della classe samurai.
Impassibile ed impermeabile ad ogni emozione, sembra essere intervenuta per officiare un mistero impenetrabile di cui è semplice esecutore.
Ogni coinvolgimento umano appare estraneo alla natura di questi spiriti.
Eppure, ritmicamente e all'unisono, in sincronia con un apparente segnale dei suoni rituali che li accompagna, officianti e seguito si volgono di scatto e si guardano dintorno rimanendo pietrificati.
Come se qualcosa della natura sospettosa dell'animale selvatico fosse rimasto nonostante tutto in questi spiriti-volpi. Ma poi, come se nulla fosse successo, si ricompongono riprendendo ogni volta il loro misterioso cammino.
Io-Kurosawa torna a casa: nell'aria c'è quella luce particolare che viene dopo la pioggia, quando tutto sembra più pulito.
La madre lo attende, preoccupata: una volpe è venuta da lei, e le ha comunicato che Io ha violato l'incantesimo, assistendo nel bosco alla cerimonia.
Nonostante tutto, le volpi si sono veramente accorte di lui.
Il loro messaggero ha lasciato un pugnale inguainato nella shirasaya, il fodero di legno chiaro che si utilizza nella cerimonia del seppuku, per non imbrattare col sangue la montatura da battaglia.
E' per Io: dovrà darsi la morte con quell'arma, per espiare la sua colpa. Una sola possibilità gli rimane per sfuggire al castigo: cercare le volpi, che in questo giorno si riuniscono là dove nasce l'arcobaleno, e chiedere loro perdono.
Non è detto che lo accordino, è anzi estremamente raro che questo avvenga, ma è l' unica possibilità che gli rimane.
La madre non può accogliere dentro casa chi ha violato i misteri degli spiriti del bosco.
Con la morte nel cuore, deve mandarlo via e chiudere la porta alle sue spalle.
Io tenta invano di riaprire la pesante porta. Un' altra di quelle lugubri porte fermamente serrate che appaiono tanto spesso nelle opere di Kurosawa.
Deve allontanarsi alla ricerca dell'arcobaleno, stringendo nel pugno l'arma che in caso di insuccesso porrà fine alla sua vita.
Il bosco sembra aver gioito della pioggia, ed anche della cerimonia nuziale.
Io attraversa, sempre col pugnale stretto nel pugno, radure meravigliosamente fiorite di una immensità di colori.
Giunto al limite del bosco si ritrova in un grande altipiano circondato dai monti, anche esso cosparso di fiori per ogni dove.
In fondo, l'arcobaleno; e, ben visibili, i due estremi dell' arco, là dove esso ha origine e dove Io potrà chiedere perdono agli spiriti volpe.
E' intimorito, eppure attratto.
Sembra l'inizio di una avventura pericolosa, eppure meravigliosa; prende il coraggio a due mani e si incammina in mezzo ai fiori, verso l'arcobaleno.