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Akira Kurosawa: 1955 - Vivere nella paura - Il crollo rovinoso

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Rifugiatosi in casa di Asako, ove passa la maggior parte del suo tempo stringendo ossessivamente tra le braccia il suo ultimo figlio, nemmeno là Nakajima trova pace.

Le sue paure non lo abbandonerebbero comunque, ma a colmare la misura provvede il padre di Asako, leggendo stoltamente ad alta voce le ultime allarmistiche notizie dei giornali sulla possibilità di una catastrofe nucleare, cui aggiunge i suoi sciocchi e superficiali commenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono colpi che Nakajma non è più in grado di sopportare.

Si sente per la prima volta in vita sua assolutamente impotente, eppure vuole ancora tentare qualcosa.

Convoca immediatamente un'altra riunione di famiglia, ma questa volta allargata a tutti: figli legittimi ed illeggittimi, moglie ed amanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E per la prima volta in vita sua, non comanda, non impone: implora.

Implora inchinandosi di fronte alla sua famiglia di voler finalmente acconsentire a venire in Brasile con lui.

E' per loro che sta facendo tutto questo, non per se.

Non avrebbe senso che partisse da solo, non potrebbe acconsentire a salvarsi lasciando al loro destino delle creature innocenti come il piccolo appena nato.

 

 

 

 

 

 

 

Apparentemente l'unica persona a raccogliere il disperato appello di Nakajima è la moglie Toyo: anche lei si inchina, si umilia, chiede a tutti di acconsentire alle richieste del vecchio: non ha mai sbagliato in vita sua, è sempre stato preveggente.

Nessuno osa rispondere. Ma è chiaro che nessuno vuole acconsentire.

Nakajima si alza, sconfitto.

Solo allora la figlia Sue trova finalmente il coraggio di dichiarare il suo appoggio: partirà anche lei per il Brasile.

 

 

 

 

 

 

 

Troppo tardi: mentre Sue lo abbraccia e tenta di trattenerlo Nakajima viene colto da un malore, e si accascia al suolo privo di sensi.

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