Gendai
Akira Kurosawa: 1952 - Vivere - L'ultimo tentativo
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Inaspettatamente Watanabe trova un raggio di sole nella sua vita, proprio nel momento in cui sta per terminare: la ragazza, di cui non sapremo mai il nome, che raccontava la storiella dell'impiegato modello che non si assentava mai per non rendere evidente la sua inutilità (Miki Odagiri, allora agli esordi ma abbastanza esperta da venire sorpresa - come narra in una intervista - dalla recitazione anticonvenzionale richiestale da Kurosawa).
Watanabe vede probabilmente in lei la possibilità di avere per interposta persona quello che non ha mai ottenuto e ingenuamente soddisfa tutti i suoi desideri o capricci, pago di vederla contenta.
E' una relazione assolutamente platonica, le maggiori soddisfazioni di Watanabe sono indiscutibilmente innocenti, come accompagnare la ragazza al Luna Park o comprarle quel paio di calze che sognava da tanto tempo.
In questo modo si sente sia ritornare in un certo senso giovane, in qualche caso addirittura bambino, sia rivestito di responsabilità. Prova la gioia di essere in grado di fare del bene, di essere utile a qualcuno e qualcosa.
Ma non per questo sarà una relazione meno difficile, e alla lunga si rivelerà impossibile.
Pur gradendo la compagnia di Watanabe la ragazza ha anche, comprensibilmente, bisogno di vivere la sua vita senza essere condizionata dalle attenzioni, affettuose ma con una punta di ossessività, dell'uomo.
Con la saggezza istintiva di una ragazza apparentemente senza nulla in testa, che in realtà si affida all'istinto più che al ragionamento perché sente in qualche modo di potersene fidare di più, è lei a decidere di porre fine alla loro romantica, pura ma insostenibile relazione.
Non sarà altrettanto facile convincere il resto del mondo: il figlio e la nuora di Watanabe lo colgono "in fallo" e lo osservano dalla finestra mentre si incontra con la ragazza per strada.
La ragione del suo strano comportamento sembra là, visibile, quasi a portata di mano, e terribilmente ovvia. Non che conti qualcosa per Watanabe, che ha già toccato il fondo della disperazione ed è divenuto indifferente ad un mondo che scopre solo ora essergli stato estraneo da sempre.