Gendai

Akira Kurosawa: 1952 - Vivere - Un lieto epilogo

Article Index

La commemorazione della morte di Watanabe attraversa fasi altalenanti. I suoi colleghi, colpiti dalla brutalità e dal cinismo con cui funzionari e politici hanno stravolto la verità, chi più o chi meno, avvertono un senso di ribellione.

Ma man mano che il banchetto va avanti e le bottiglie di sake vengono vuotate, il tono dei loro discorsi si fa meno elevato, ed il senso di rassegnazione o il semplice conformismo riaffiorano.

Sono necessari interventi esterni per rendere conto della grandezza di quanto ha fatto Watanabe. Sinceramente commosse le donne del comitato piangono di fronte alla sua foto. E poi, inaspettato, arriva un poliziotto.

Il suo racconto è breve: non ha mai conosciuto Watanabe in vita sua, l'ha incontrato per la prima e l'ultima volta in quel parco, ormai terminato, di notte.

Nevicava, e Watanabe si dondolava lentamente su un'altalena, cantando una filastrocca infantile. Il poliziotto è rimasto colpito dalla serenità e dalla dignità dell'uomo, che da lì a poco sarebbe stato colto dalla crisi definitiva che gli avrebbe tolto la vita, ed è venuto a rendergli omaggio.

Ha portato con sé un oggetto personale di Watanabe, da rendere ai suoi familiari. Il famoso cappello di cui il povero Kanji andava tanto orgoglioso, comprato in fin di vita senza mai essersi permesso un lusso del genere nella sua "vita" precedente.

Il filglio, che era stato tenuto all'oscuro come tutti della malattia, inizia finalmente a comprendere la grandezza degli estremi momenti di suo padre. Troppo tardi per certi versi, ma siamo sicuri che il germe lasciato da Watanabe ha lasciato finalmente delle tracce in lui.

 

 

 

 

 

 

 

E nei suoi colleghi? Nel "mondo"?

Qualche tempo dopo una nuova "strana" richiesta arriva in ufficio. E' evidente che meriterebbe di darle seguito, ma l'ostracismo degli impiegati è unanime.

Però uno di loro ha un moto di ribellione. Si alza di scatto: un altro Watanabe?

Sulla destra oserva a bocca aperta un altro impiegato. E' interpretato da Bokuzen Hidari, che nella scena del banchetto recita la parte di chi ha alzato troppo il gomito (stupidamente tagliata in alcune edizioni).

Kurosawa commentò con arguzia che gli astemi sono i migliori quando si tratta di recitare la parte di un ubriaco ed Hidari era il migliore di tutti, seguito da Shimura.

 

 

 

La macchina da presa, diretta dalla mano magistrale di Kurosawa, indugia sull'episodio.

L'attimo in cui l'uomo (Shinichi Imori) è alle prese con la sua lotta interiore è interminabile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

No. Dopo una interminabile esitazione si siede di nuovo, e scompare sommerso dalla montagna di scartoffie.

Perlomeno per il momento, nessuno sembra pronto a raccogliere l'eredità di Watanabe.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma a lui non importerebbe.

La morte  è venuto a chiamarlo in un momento di estrema felicità, mentre si dondola nell'altalena canticchiando una vecchia filastrocca, e intorno cade dolcemente la neve.

E' riuscito finalmente a vivere.

Cookies