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Akira Kurosawa: 1947 - Una meravigliosa domenica - Epilogo

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Kurosawa racconta nel suo Something like an autobiography (pubblicato anche in italiano da Dalai nel 2000 ma praticamente introvabile) che la sceneggiatura di Una meravigliosa domenica  fu oggetto di lunghe discussioni tra lui ed il suo vecchio compagno di scuola Keinosuke Uekusa.

In quel momento collaborava con lui in qualità di sceneggiatore, attività che era anche molto importante per Kurosawa: se diresse 30 film, scrisse la sceneggiatura per 71 opere.

Uekusa lo avrebbe sempre accompagnato anche nella vita  professionale e in quella privata, formando uno strano connubio più volte scioltosi come per caso ma per poi sempre ricompostosi in modo apparentemente altrettanto casuale. Avevano all'epoca entrambi 37 anni.

Concordarono immediatamente per grandi linee: Yuzo, sulle ali dell'entusiasmo, decide di immaginare di dirigere una orchestra nella esecuzione della incompiuta di Schubert, con Masako come unica spettatrice.

Una imprevista difficoltà si manifestò quando Kurosawa e i suoi colalboratori si resero conto della assoluta insensibilità musicale di Numazaki, assolutamente non credibile nella direzione dell'orchestra immaginaria, alla cui guida avrebbe invece dovuto avere un tocco oniricamente realistico.

La preparazione dovette essere così lunga e rigorosa che il direttore musicale del film, Tadashi Hattori, commentò che alla fine perfino Kurosawa, la cui goffaggine manuale era proverbiale, sarebbe stato in grado di dirigere il primo movimento dell'Incompiuta di Schubert.

 

 

 

 

 

 

Nonostante il suo entusiasmo iniziale, Yuzo si sente improvvisamente perduto.

Ha già chiesto a Masako di avere fede, di credere che effettivamente una orchestra suonerà per lei, ma anche la natura, sotto forma di un gelido vento che sferza sia il palco che la platea, sembra essere ostile a quel raggio di speranza.

Yuzo sta per rinunciare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A questo punto Masako si rivolge direttamente agli spettatori,

In lagrime li implora, li scongirua, di avere fede nel miracolo.

E chiede loro di applaudire, di rompere col loro consenso quella cortina ghiacciata che impedisce al sogno suo e di Yuzo di materializzarsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'applauso di Masako, cui si unirà quello del pubblico, darà a Yuzo la forza di continuare.

Questa scena finale fu materia di controversie: Uekusa avrebbe preferito che dopo l'appello della protagonista partisse un applauso, che poi si sarebbe rivelato provenire da una seconda coppia celata dal buio all'interno della sala.

Kurosawa volle rimanere fedele alla sua idea: tentare di provocare un applauso spontaneo da parte del pubblico, coinvolgendolo emotivamente e materialmente nella scena.

Fu un fiasco totale in Giappone, ove gli spettatori non avevano il coraggio di abbandonare la loro parte convenzionale lasciandosi trascinare all'interno della vicenda.

Qualche tempo dopo Kurosawa venne a sapere che durante le proiezioni a Parigi il pubblico applaudiva freneticamente all'appello di Masako, generando l'emozione che lui si era prefisso.

Solo dopo l'applauso da parte del pubblico immaginario, o quello reale da parte del pubblico in carne ed ossa, Yuzo si libera ed inizia a dirigere con passione la sua orchestra, mentre la colonna sonora inizia finalmente a diffondere le note della Incompiuta.

Perfino gli elementi sembrano concordare in questo intento benevolo, ora le foglie mosse dal vento si muovono - o appaiono muoversi - in perfetta armonia col ritmo della musica.

 

 

 

 

 

 

 

 

Kurosawa la lascia a lungo protagonista unica e assoluta della scena.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Terminata la partitura con l'abbraccio commosso dei due giovani innamorati, Kurosawa inquadra l'orsacchiotto portafortuna di Masako, che fa capolino dalla borsa lasciata poggiata sulla umida panca nella platea.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Più tardi, a notte fonda, stanno aspettando il treno che riporterà a casa Masako.

Sono immersi nei loro pensieri, ma non sono più pensieri cupi.

Perfino lo squallore della stazioncina di periferia, col cestino dei rifiuti sciaguratamente collocato accanto alla panchina, sembra ora più tollerabile, a loro come allo spettatore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il treno è arrivato,

Si debbono lasciare.

Ma ora lo possono fare con serenità, con una luce di speranza negli occhi.

Hanno passato una meravigliosa domenica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rimasto solo Yuzo si tira sul i bavero della giacca, non dimentichiamo che ha dovuto lasciare il cappotto in pegno, e sta per incamminarsi a sua volta dentro casa.

Come nella scena iniziale, gli cade l'occhio sopra un mozzicone di sigaretta.

E' però solamente un riflesso condizionato.

La guarda con indifferenza, e non la raccoglierà.

Adesso è un uomo libero.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo il termine delle riprese Kurosawa ebbe una enorme soddisfazione, umana e professionale, ricevendo una cartolina che diceva: Al termine del film, si riaccesero le luci nella sala di proiezione. Un uomo anziano era rimasto al suo posto piangendo. La cartolina proveniva dal signor Seiji Tachikawa, il maestro elementare che aveva educato sia Uekusa che Kurosawa, che continuava: Quando ho visto apparire nei titoli di coda i nomi di Seinosuke Uekusa per la sceneggiatura e Akira Kurosawa per la regia, lo schermo divenne confuso e non riuscii a leggere il resto.

Tachikawa sensei venne invitato presso gli studi della Toho per una cena con i suoi due vecchi allievi. Era invecchiato, e debole al punto da non riuscire a masticare i sukiyaki offertigli. Ma assentiva, guardando i due ex monelli, emettendo dei sommessi suoni di approvazione.

Fu allora la volta di Kurosawa a vedere confusamente, per la commozione, il volto del suo vecchio maestro.

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