Maestri
Ueshiba Morihei: o sensei, il Fondatore dell'aikido
Article Index
Note di lettura
Esistono molte biografie di Morihei Ueshiba, e sono innumerevoli gli articoli che parlano dei vari e spesso pittoreschi episodi della sua vita.
Purtroppo molta documentazione risente di una ricerca del sensazionalismo fine a se stesso, e al di là di ogni tentativo di discussione sulla verità o verosimiglianza di certi racconti, non aiuta a ricostruire il percorso tecnico e morale del Fondatore, e quindi a percorrere con consapevolezza il cammino da lui tracciato ed indicato ai posteri.
Anche i tentativi di ricostruzione del suo percorso spirituale possono essere facilmente fuorvianti, non essendo il lettore medio - e spesso nemmeno il ricercatore - in condizioni di comprendere l'humus culturale in cui fiorì il pensiero di Morihei Ueshiba.
Questi brevi cenni biografici tralasciano completamente questi due aspetti ed intendono fornire semplicemente una traccia da seguire.
E' convinzione del resto trasmessa da tutti i più grandi maestri di aikido che il lascito del Fondatore vada ricercato principalmente sul tatami, utilizzando lo strumento - l'aikido - che ha voluto lasciarci.
La regione dove sorge Tanabe era anticamente chiamata regione del ki, ed attraverso i secoli fu continuamente frequentata da mistici, asceti ed eremiti che vivevano sovente negli anfratti naturali delle montagne di Kumano, alla ricerca del contatto con le misteriose sorgenti di energia cosmica che permeavano quei luoghi.
Regioni similmente attraversate da energie indefinibili e non misurabili ma chiaramente percebili anche se non tangibili esistono in molti luoghi della terra.
Tra le regioni italiane basti citare l'Umbria, che diede i natali a san Francesco, santa Rita, san Benedetto, per citare solo i maggiori, e ricca di magiche montagne ove tanti eremiti scelsero di ritirarsi dal mondo.
A Tanabe, sulle rive del mare ma con le montagne alle spalle, il 14 dicembre del 1883 secondo il nostro calendario, il 16 novembre secondo il calendario kyureki, ma la data reale è incerta (vedi Calendari, gatti e altro ancora), nacque Morihei Ueshiba. Il suo avo Kishiemon si era stabilito a Tanabe al servizio dei signori di Ando. Il padre, Yoroku, nacque nel 1843 e dalla sua unione con Yuki Itokawa, famiglia legata al clan dei Takeda, nacque quando era già in età matura Morihei, quarto di cinque figli ed unico maschio e quindi accolto con grande gioia, come "dono del tempio di Kumano".
Fin dall'infanzia fu immerso nell'atmosfera mistica dei suoi luoghi natii: inizió lo studio dei classici cinesi sotto la guida di un prete della setta shingon, Mitsujo Fujimoto (Ueshiba lo rammentava tra i suoi maestri come "Mitsunori san del tempio di Jizo". Allo stesso tempo apprendeva direttamente dalla viva voce della madre le leggende del monte Kumano.
Pur discendente da una famiglia di gente vigorosa, la sua costituzione era fragile e tale rimase nel corso di tutta la sua vita, ma una forza di volontà fuori dal comune e un'applicazione costante gli permisero di superare ogni ostacolo. Per contrastare la sua fragilità e le sue tendenze mistiche, il padre lo inizió all'arte del sumo e lo incoraggió a praticare altre arti marziali. Già dimostrava tuttavia capacità fisiche potenziali e veniva considerato un esperto di pesca con l'arpione, arte appresa dal maestro Shingo Suzuki e che il figlio Kisshomaru ipotizza sia all'origine della rinomata abilità con la lancia acquisita più tardi,
Dotato di impressionante memoria e di grande facilità di calcolo, studió da contabile e si trasferí a Tokyo nel 1902 per aprirvi una piccola impresa di articoli da ufficio. Qui approfondí lo studio delle arti marziali, probabilmente impressionato dall'aggressione che suo padre, che pure era un uomo vigoroso e temuto, aveva dovuto subire ad opera di un gruppo di briganti.
Praticó il jujutsu delle scuola Tenshin Shin'yo e Yagyu-ryu e probabilmente la scuola di spada Shingake-ryu. Ma una grave forma di avitaminosi lo obbligó a tornare a Tanabe, dove si sposó con Hatsu Itokawa.
Nel 1903 era stato riformato dalla leva militare a causa della statura insufficiente, per un solo centimetro (misurava 1,56). Deciso a non rassegnarsi, si fece sospendere a degli alberi con grossi pesi alle caviglie, in modo da allungare la colonna vertebrale. Venne accettato ad una seconda visita e partecipó alla guerra con la Russia, da cui tornó con il grado di sergente ed una fama di grande abilità nel maneggio della baionetta (jukendo).
Si era guadagnato anche il nomignolo di tetsujin, uomo di ferro, e pesava oltre 80 chili; aveva seguito mentre era distaccato a Nakay gli insegnamenti di Yagyu Ryu del maestro Masakatsu Nakai, che continuó a frequentare anche negli anni seguenti (aveva ricevuto nel 1908 il diploma di insegnante).
Dopo il suo ritorno a casa il granaio della casa paterna venne trasformato in dojo, e fu lí che Ueshiba seguí gli insegnamenti del maestro di judo Kiyoichi Takagi e quelli del politico Kumakusu Minakata, del quale condivise l'opposizione al degrado ecologico e morale della regione in nome del progresso. Rendendosi conto che la situazione era in ogni caso destinata ad un ulteriore degrado, trattandosi di una zona montagnosa che si affacciava sul mare, materialmente povera e costretta ad affidarsi ai soli proventi della pesca artigianale, e che non si intravvedevano per lui grandi prospettive, aderí all'appello bandito dal governo giapponese per colonizzare l'isola di Hokkaido.
Si trasferí nel 1912 nel villaggio di Shirataki in Hokkaido profondendo tutte le sue energie fisiche e morali nello sviluppo della colonia. Nel 1916 un incendio distrusse quasi completamente il villaggio; durante la ricostruzione si calcola che Morihei Ueshiba abbia abbattuto da solo in un anno 500 enormi alberi. Allo stesso tempo organizzava tornei di sumo e jukendo per tenere alto il morale, praticava esercizi di purificazione nelle acque gelide dei torrenti, e trovava anche il tempo di lottare contro i briganti che infestavano la zona.
Fu ad Hokkaido che fece conoscenza col maestro Takeda Sokaku, della scuola Daito-Ryu, anche lui stabilitosi sull'isola. Fu indubbiamente l'esperienza che lo segnó maggiormente dal punto di vista tecnico. Seguí intensamente gli insegnamenti di Takeda, sia accompagnandolo spesso nei suoi viaggi che ospitandolo a Shirataki. Ma sul finire del 1919 la notizia di una grave malattia del padre costrinse Ueshiba a lasciare l'Hokkaido. Lasciando la sua casa a Takeda Sokaku, si mise in viaggio: non avrebbe piú rimesso piede in Hokkaido.
Lungo il tragitto venne a conoscenza della presenza ad Ayabe del mistico Onisaburo Deguchi, e deviò dal percorso stabilito per farne la conoscenza, nella speranza che potesse in qualche modo venire in soccorso del padre.
Deguchi destó in lui un'impressione incancellabile. Durante una sessione di preghiera, l'ombra di suo padre apparve a Ueshiba, che ne rimase scosso. Deguchi si diresse verso di lui chiedendogli cosa avesse. Ueshiba rispose che era preoccupato per il padre, e Deguchi gli rispose semplicemente "Tuo padre sta bene. Lascialo partire.". Il padre morí nel gennaio del 1920 a 77 anni, prima che Ueshiba riuscisse a fare ritorno a Tanabe. Gli aveva lasciato un messaggio postumo: "Sii libero, vivi come vuoi realmente". Profondamente prostrato, Ueshiba partí con la sua spada in direzione delle montagne, dove per giorni interi si aggiró solitario, combattendo contro le ombre: le sue ombre.
Al suo ritorno decise di abbandonare la casa paterna per trasferirsi nella comunità Omoto-kyo di Ayabe fondata da Onisaburo Deguchi, dove aprí un dojo divenendo definitivamente, all'età di 36 anni, un maestro di arti marziali. Durante il primo terribile anno Ueshiba perse per malattia i suoi due figli maschi (Takemori e Kuniharu) e Deguchi venne arrestato dal governo per attività sovversiva, venendo rilasciato dopo quattro mesi. Nel 1921 la nascita di un nuovo figlio, Kisshomaru Ueshiba, diede il segnale di una svolta verso tempi migliori. Ueshiba condivise da allora per diversi anni gli ideali e le avventure di Deguchi, compreso l'idealistico quanto irrealistico tentativo di fondare in Manciuria una nuova comunità universale.
Onisaburo Deguchi, accompagnato dalla sua guardia del corpo Ueshiba Morihei e da pochi altri compagni, andava alla ricerca di una nuova terra promessa in cui intendeva fondare il regno del Cielo nella Terra. Ben presto arrestati dalle truppe cinesi, condannati a morte e condotti in catene sul luogo dell'esecuzione, Deguchi e i suoi vennero misteriosamente risparmiati ed in seguito graziati ed espulsi grazie all'intevento del console giapponese, ritornando incolumi ad Ayabe. Durante la drammatica esperienza, Ueshiba aveva preso coscienza delle sue facoltà. In particolare aveva scoperto che riusciva a percepire l'intenzione dei nemici sotto forma di una pallottola spirituale che lo colpiva prima ancora che il nemico tirasse il grilletto della sua arma, e che la traiettoria reale delle pallottole gli era visibile in anticipo sotto forma di raggi di luce.
Ueshiba riprese l'insegnamento nel suo dojo di Ayabe, che ormai da tempo veniva identificato come la fucina di una nuova arte marziale differente da ogni altra, ma che veniva ancora definita aikibujutsu. Ma era evidente che qualcosa in lui era cambiato, e le domande che si affollavano alla sua mente non potevano ancora trovare una risposta. Nella primavera del 1925, era passato circa un anno dalla avventura in Manciuria, ebbe una esperienza unica che marcó la sua vita, e che pose termine alla sua ricerca.
Un ufficiale di marina venuto a fare la sua conoscenza ebbe un diverbio con lui per futili motivi, piú probabilmente fragili pretesti al loro desiderio di confrontarsi. Decisero di battersi, e l'ufficiale impugnó il suo bokken. Di nuovo Ueshiba provó la stessa esperienza che aveva avuto in Manciuria: era cosciente dei movimenti e delle intenzioni stesse del suo avversario prima ancora che si materializzassero. Fu estremamente facile per lui schivare ogni attacco senza reagire, fino al momento che l'ufficiale cadde a terra stremato, senza essere nemmeno riuscito a toccarlo una volta. Ueshiba si recó in un giardino lí vicino per rinfrescarsi e scaricare la tensione. Asciugandosi il sudore dal viso, fu preso da una sensazione mai provata fino ad allora, incapace di camminare e di sedersi, in preda ormai all'estasi. Cosí descrisse la sua esperienza:
Ebbi la sensazione che l'universo improvvisamente tremasse e che uno spirito d'oro, venendo su dalla terra avvolgesse il mio corpo e lo trasformasse in un corpo d'oro. Nello stesso tempo la mia mente ed il mio corpo divennero luminosi. Ero in grado di comprendere il cinguettío degli uccelli ed ero chiaramente cosciente della mente di Dio, il creatore di questo universo. In quel momento io fui illuminato: la fonte del Budo è l'amore di Dio; lo spirito dell'amorevole protezione di tutti gli esseri. Infinite lagrime di gioia scesero giú dalle mie guance.
Da allora mi sono sforzato di comprendere che tutta la terra è la mia casa ed il sole, la luna, le stelle, sono tutte mie proprie cose. Io mi liberai da ogni desiderio non solo di avere una posizione, fama, prosperità, ma anche di essere forte. Compresi che il Budo non è far cadere l'avversario con la forza; neppure è uno strumento per portare il mondo verso la distruzione con le armi. Il budo genuino è accettare lo spirito dell'universo, prendere la pace del mondo, parlare correttamente, proteggere e coltivare tutti gli esseri della natura. Io capii che l'esercizio del Budo è accettare l'amore di Dio che se posto nel giusto senso protegge e coltiva tutte le cose della natura, utilizzarlo ed assimilarlo nella nostra stessa mente e nel nostro stesso corpo.
Nel 1925 il capitano della squadra di judo della università Waseda di Tokyo, di nome Nishimura (alcune fonti indicano invece il nome di Kubota), si recó ad Ayabe per visitare il centro Omoto-kyo di cui era un simpatizzante; venne invitato da Deguchi a fare la conoscenza dell'insegnante locale.
All'epoca era ancora viva la tradizione che "fare la conoscenza" significasse sfidarsi in un combattimento, amichevole ma senza alcuna concessione.
Nishimura vedendo Ueshiba pensava di avere già partita vinta: era un ragazzo grande e e grosso ed agonisticamente fortissimo, e si trovava di fronte un piccolo uomo in età matura e dall'aria grassoccia. Venne invece ripetutamente proiettato a terra senza aver nemmeno potuto capire cosa gli era successo. Ma quello che lo lasció di stucco fu il sorriso cordiale con cui il fondatore attendeva i suoi attacchi. Esclamó alla fine: "Un'arte marziale che ti butta a terra con un sorriso! Magnifico!!!"
Nishimura non mancó, una volta tornato a Tokyo, di far conoscere la sua esperienza. Cominció cosí a spargersi la voce che c'era ad Ayabe uno strano maestro dalle capacità sorprendenti. Nell'autunno del 1925 l'ammiraglio Isamu Takeshita, grande promotore dello sviluppo delle arti marziali, invitó Ueshiba a Tokyo per tenere una dimostrazione della sua arte di fronte ad un pubblico ristretto e qualificato, presso l'abitazione dell'ex primo ministro Gombei Yamamoto.
L'impressione fu grande, e Ueshiba venne invitato a trattenersi a Tokyo per tenere al palazzo imperiale di Aoyama un seminario di tre settimane, riservato ad alti gradi ed insegnanti di judo e kendo. Ripetutamente invitato a tornare, attirato dalla prospettiva che gli si schiudeva di fondare una nuova arte che avrebbe lasciato il segno nel mondo delle arti marziali, tuttavia Ueshiba si trovava di fronte ad un dilemma che gli avrebbe imposto una scelta non facile.
I circoli ufficiali - che pure lo avevano accolto molto favorevolmente e si offrivano di divenire il canale privilegiato di diffusione della sua arte - non potevano peró approvare il coinvolgimento con un gruppo in contrasto con la linea governativa. Di conseguenza Ueshiba fu consigliato dallo stesso Deguchi di prendere le distanze dalla Omoto-kyo e di dedicarsi solamente alla sua arte. Queste furono le sue parole "Lo scopo della vostra vita è di rivelare al mondo il vero significato del budo".
Nel 1927 Ueshiba lasció definitivamente Ayabe, si trasferí a Tokyo, dedicandosi nei primi anni a continue visite e ad insegnamenti itineranti in numerosi dojo. Aveva inoltre come punto di appoggio una sala concessagli dal nobile Shimazu.
Nel 1930 inizarono i lavori di preparazione di un dojo stabile in Wakamatsu, che venne inaugurato nel 1931 col nome di Kobukan. Lo sviluppo dell'aiki-budo fu impressionante, e venne arrestato solo dallo scoppio della guerra. Poco prima al Kobukan era stato riconosciuto lo statuto di fondazione alle dipendenze del Ministero della Salute Pubblica.
Ma poco dopo, in seguito all'unificazione di tutte le arti marziali in unico organismo sotto stretto controllo governativo, Ueshiba decise di abbandonare ogni carica ufficiale e di ritirarsi nella prefettura di Ibaraki, presso la città di Iwama, ove aveva acquistato man mano dei terreni. Era sua intenzione di riprendere un contatto piú ravvicinato con le energie della natura, lontano dalla caotica vita cittadina e dai condizionamenti dovuti al tempo di guerra. In quegli anni si era iniziato ad utilizzare un nuovo termine per definire la sua arte: aikido. Ad Iwama venne costruito un tempio dedicato alllo spirito dell'aikido, l'Aiki jinja.
Al temine della guerra le arti marziali vennero ufficialmente interdette, e solamente nel 1948 venne concessa la ricostituzione della fondazione, che prese allora il nome di Aikikai, ristabilendo la sua sede in Tokyo. Negli anni che seguirono il Fondatore proseguí instancabilmente la sua opera di ricerca interiore e di diffusione dell'arte, dividendo il suo tempo tra il dojo di Tokyo, definito come Hombu Dojo, il Tempio dell'Aiki di Iwama ed il dojo che aveva costruito ad Iwama dietro insistenza di molti giovani del posto che volevano seguire il suo insegnamento. Inizià anche a viaggiare qua e là per il Giappone, ovunque fosse richiesta la sua presenza.
Rimangono di questa epoca molte testimonianze sotto forma di filmati, girati in diverse occasioni, che ci mostrano il Fondatore in una fase molto diversa da quella che possiamo ricostruire dalle testimonianze d'anteguerra. Ovviamente molto meno fisica, molto piú spirituale; ma non oseremmo dire che sia per questioni puramente anagrafiche.
Già a partire dagli anni 30 il Fondatore si era posto il problema della trasmissione del suo messaggio. Essendo ancora un ragazzo il suo unico figlio maschio Kisshomaru, su consiglio del Grande Maestro Nakayama Hakudo, considerato il rifondatore della scuola di spada Muso Shinden Ryu, adottó e prescelse come suo assistente ed erede il promettente kendoka Kyoshi Nakakura, che sposò sua figlia Matsuko ed assunse il nome di Morihiro Ueshiba.
Nakakura, che aveva all'epoca circa 23 anni ma si era già distinto come uno dei migliori uomini di spada del Giappone, alcuni anni dopo rinunció, tornando alla pratica del kendo di cui divenne probabilmente il migliore esponente dell'epoca moderna. Continuò tuttavia a frequentare l'Honbu Dojo, assieme all'amico Jun'ichi Haga che era solito darvi memorabili dimostrazioni di iaido. Scomparve nel gennaio del 2000.
Poco prima della sua morte, quando gli vennero chieste le ragioni della sua rinuncia, ammise candidamente di essersi reso conto che non avrebbe mai potuto essere all'altezza del Fondatore né divenirne degnamente il successore.
Nel 1940 il Kobukan venne riconosciuto come Fondazione da parte del governo Giapponese, ed erano quindi state gettate le basi per affidare il gravoso compito di diffondere integro il messaggio di O-Sensei ad una organizzazione ufficiale. Sfortunatamente la guerra troncó prematuramente questo progetto. I migliori allievi del Kobukan partirono per il fronte e molti non fecero piú ritorno.
Il Fondatore si ritiró come già detto a vivere nell'eremo di Iwama e il dojo di Tokyo venne adibito a rifugio per gli sfollati. Kisshomaru Ueshiba, aveva peró ormai raggiunto una età in cui poteva iniziare ad assumere le sue responsabilità.
Era ancora uno studente di liceo quando gli venne affidata la gestione del dojo, assieme a Kisaburo Osawa, e fu lui durante gli anni bui della guerra e dell'immediato dopoguerra a permetterne la sopravvivenza superando ogni ostacolo.
Nel 1948 venne rivisto lo statuto della fondazione e fu deciso il nuovo nome di Aikikai; allo stesso tempo il Kobukan divenne Honbu Dojo, e vennero riprese gradualmente le attività di insegnamento essendosi attenuate le proibizioni del governo di occupazione.
A partire da questo periodo iniziarono la loro permanenza all'Honbu Dojo come uchideshi (studenti interni) la maggior parte dei grandi maestri di aikido conosciuti in occidente per la loro opera di diffusione.
Nel 1955, ci fu una ennesima importante svolta nel cammino dell'Aikikai: venne organizzata sul terrazzo dei grandi magazzini Nihonbashi in Tokyo la prima manifestazione pubblica di aikido, che duró ben 5 giorni ed ebbe una vasta risonanza.
Fino a quel momento il Fondatore si era energicamente opposto ad ogni manifestazione pubblica ed anche i canali di accesso all'aikido erano tenuti strettamente riservati. Ma i tempi erano definitivamente cambiati, ed egli stesso ormai riteneva che fossero sufficientemente maturi, e maturo fosse l'aikido, per tentare una diffusione a scala mondiale.
Lo stesso Fondatore intraprese nel 1961 il suo primo viaggio all'estero come insegnante di aikido, recandosi alle Hawaii dove pronunció questo discorso: Sono venuto alle Hawaii per costruire un "ponte d'argento",. fino ad ora sono rimasto in Giappone, a costruire un "ponte d'oro" per unire il Giappone, ma d'ora in avanti desidero costruire un ponte che porti i diversi paesi del mondo ad unirsi attraverso l'armonia e l'amore contenuti nell'aikido. Penso che l'aiki, al di fuori delle arti marziali, possa unire i popoli del mondo in armonia, nel vero spirito del budo, avvolgendo il mondo in un immutabile amore.
Non ci furono altri viaggi, anche se il Fondatore avrebbe desiderato ardentemente farne almeno uno: in Italia. Sembra che arrivó un giorno a mettere sull'allarme i suoi collaboratori, avvertendoli che bisognava partire per andare a visitare la signora Onoda. Risiedeva a quei tempi in Italia infatti e precisamente a Roma Haru Onoda, venuta per perfezionare i suoi studi di scultura, che era stata per diverso tempo la segretaria particolare del Fondatore. Fu lei ad introdurre per prima in Italia l'aikido con corsi regolari.
Negli anni sessanta la grande struttura messa in piedi dal fondatore era quasi completa: molti dei suoi migliori allievi, non ne citiamo alcuno per non correre rischi di omissione, stavano diffondendo il verbo dell'aikido per il mondo.
Nel 1967 la nuova sede dell'Honbu Dojo veniva inaugurata in Wakamatsu, prendendo il posto del piccolo dojo nato come Kobukan circa 35 anni prima.
Nel 1969, alle ore 17 del 26 aprile, il Fondatore terminava la sua parabola terrena. Le sue ceneri riposano a Tanabe, la terra dei suoi avi.
Trecce dei suoi capelli sono depositate nei luoghi deputati della sua vita: nel cimitero della famiglia Ueshiba ad Ayabe dove riposano i suoi primi figli, presso il Tempio dell'Aiki di Iwama, e presso il santuario di Kumano in quella terra piena di ki che gli ha dato i natali.
A noi restano la sua opera: l'aikido. E i suoi pensieri.
Cronologia della vita di Ueshiba Morihei
1883 |
14 dicembre |
Ueshiba Morihei nasce in Tanabe, nella prefettura di Wakayama
|
1900 |
|
Ueshiba Morihei inizia lo studio delle arti marziali, che si protrarrà fino al 1922. Attinge a numerose fonti ma tecnicamente è debitore soprattutto al maestro di Daito-ryu Sokaku Takeda.
|
1919 |
|
Primo incontro con Onisaburo Deguchi, capo carismatico della setta Omoto, cui rimane legato e da cui verrà fortemente influenzata la sua formazione spirituale.
|
1921 |
27 giugno |
Nasce in Ayabe Kisshomaru Ueshiba, che diventerà Doshu alla morte del Fondatore
|
1927 |
|
Il Fondatore si trasferisce a Tokyo con la famiglia ed inizia l’insegnamento della Via dell’Aiki a Shiba Shirogane.
|
1931 |
|
Inizia l’attività del dojo Kobukan a Wakamatsu-cho, Shinjuku; diventerà poi l’Hombu Dojo
|
1940 |
|
La Fondazione Kobukai viene ufficialmente riconosciuta dal governo giapponese
|
1940 |
|
Inizia l’allestimento di un luogo all’aperto per la pratica ad Iwama-Machi, nella prefettura di Ibaraki
|
1942 |
|
Viene ufficialmente adottato il nome Aikido. Kisshomaru Ueshiba diviene presidente della Fondazione Kobukai
|
1943 |
|
Viene terminata la costruzione del Tempio dell’Aiki a Iwama-Machi
|
1947 |
|
Riorganizzazione del Kobukai, che diventa Fondazione Aikikai
|
1948 |
|
Kisshomaru Ueshiba diventa Direttore Generale della Fondazione Hombu Dojo. In questo anno vengono gettate le basi per il fuuturo sviluppo dell’Aikido
|
1951 |
|
Nasce in Tokyo Moriteru Ueshiba. Diventerà nel 1999 il terzo Doshu
|
1959 |
|
Viene pubblicato il primo numero di The Aikido, bollettino ufficiale in lingua inglese dell'Hombu Dojo.
|
1960 |
|
Il Fondatore riceve l’onoreficenza Shiju Hosho
|
1967 |
|
Viene inaugurato il nuovo Hombu Dojo; in occasione dell’inaugurazione il Fondatore tiene la sua ultima dimostrazione in pubblico. La città di Tokyo riconosce ufficialmente l’insegnamento dell’Aikido
|
1969 |
26 aprile |
Il Fondatore muore, all’età di 86 anni. Gli viene conferita l’onoreficenza postuma dello Zuihosho. |
Bibliografia
A distanza di molti anni, il miglior testo per un primo approccio, primo ma non superficiale, alla vita di Morihei Ueshiba e allo scopo dell'arte, è Lo spirito dell'aikido, di Kisshomaru Ueshiba, pubblicato in italiano dalle Edizioni Mediterranee.
E' stato recentemente tradotto e pubblicato in inglese, nel 2008, un secondo testo di K. Ueshiba, A life in aikido, The biography of Founder Morihei Ueshiba, che andrebbe senzaltro consultato.
Vari episodi di vita quotidiana che aiutano ad intuire la personalità grande personaggio vengono riportati in Remembering o-sensei, curato da Susan Perry e pubblicato da Shambala nel 2002.
Dal punto di vista tecnico, sono validi supporti Budo, gl iinsegnamenti del Fondatore dell'aikido, Edizioni Mediterranee, basato sulla traduzione in inglese di John Stevens, ove si trovano le illustrazioni relative ad alcune sequenze conosciute come le "tecniche del dojo di Noma", risalenti agli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale e che aprono uno spiraglio sulla evoluzione tecnica dell'aikido in quel periodo.
Tutti i filmati esistenti di Morihei Ueshiba sono pubblicati da Aikido Journal e sono spesso reperibili nei migliori negozi di articoli per arti marziali.
Con l'avvertenza che il pensiero di Ueshiba si esprime attraverso metafore che il lettore occidentale medio non è in grado di decifrare e spesso in lnguaggio poetico arcaico, nel libro L'essenza dell'aikido, Insegnamenti spirituali di Morihei Ueshiba, curato da John Stevens, si ritrovano molti suoi scritti.
Una accurata documentazione fotografica della vita del Fondatore si trova nella pubblicazione edita dall'Hombu dojo nel 1983 per il centenario della sua nascita: Founder of aikido, the 100th anniversary of the birth of Ueshiba Morihei.