Cronache

2011, febbraio-marzo. Asai sensei: il rigore sorridente - Commento tecnico: Roma, seconda lezione (M. Gargiulo)

Article Index

La domenica è arrivato il momento del lavoro con la spada. Mi è piaciuto molto che il maestro ci abbia fatto lavorare in tre:

Tori al centro con il bokken, due uke alle estremità (davanti e dietro).

Questi ultimi eseguendo shomenuchi con il bokken cercavano entrambi contemporaneamente di tagliare tori.

Questi a sua volta doveva cercare - su indicazione del maestro - la tecnica di shihonage.

 

 

 

 

 

 

 

Prima da posizione ai hanmi e poi da gyaku hanmi, sempre in ambedue le modalità omote e ura.

Nella esecuzione della tecnica chi era al centro doveva evitare e neutralizzare entrambi gli attacchi che riceveva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per quanto le spiegazioni e dimostrazioni del maestro fossero chiarissime, è stato all’inizio difficile immaginare le tecniche che conoscevamo in aikido riportandole nel lavoro con la spada.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma, non appena il corpo è cominciato ad entrare nei movimenti...

E' stato veramente entusiasmante... interessante...

Divertente!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Al termine il maestro permette ad ognuno di verificare se le sue idee riguardo a shihonage hanno una logica.

Torna infatti a mostrare la tecnica a mani nude.

Ma sempre mettendo in evidenza i principi del movimento della spada su cui ha voluto farci riflettere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ha poi chiesto agli yudansha di eseguire la tecnica di iriminage, spada contro spada.

Lì abbiamo continuato a cercare... a studiare…

Ognuno ha dato la sua interpretazione e a detta del maestro... abbiamo interpretato bene!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci ha infine mostrato il suo iriminage...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Efficace.

Potente.

Elegante…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi è piaciuto molto che il maestro non si sia limitato a proporci una sequenza di tecniche.

Ha stimolato la nostra creatività, ci ha fatto studiare e ricercare l’aikido all’interno di noi stessi.

Non cercare di imitare soltanto quanto illustrerò. Vi sono cose che si scoprono direttamente dentro di noi con l'esercizio continuo e lo studio rigoroso.

(Miyamoto Musashi, 1584-1645.)

 

 

 

 

 

 

 

Questo metodo di lavoro mi ha riportato un po’ al tempo passato.

Quando il maestro Hosokawa ci proponeva delle lezioni in cui richiedeva la nostra partecipazioni sia a livello pratico che a livello mentale, con domande volte a identificare le similitudini tra l'arte dell’aikido e il lavoro con la spada.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il maestro Asai ha anche voluto ricordarci le diverse attitudini mentali, ma anche fisiche perché ogni riflesso mentale si ripercuote sul nostro corpo, con cui è possibile affrontare la pratica.

Il maestro ha voluto utilizzare, ci viene in soccorso Koji Watanabe che ha impeccabilmente tradotto le sue lezioni, parole più "tecniche" e descrittive rispetto a quelle utilizzate normalmente da Tada sensei, che utilizza delle metafore indirizzate a far comprendere le attitudini mentali.

 

 

 

 

 

 

Go = allenamento intenso, un po' "fisico", quello che Tada sensei chiama tanren, ossia tempra del corpo, mentre il kinorenma è la tempra dello spirito.

Ju = allenamento morbido e cedevole sotto il profilo fisico ma ovviamente anche in quello mentale, in cui si utilizza di più l'energia di uke senza contrastarla.

Ryu = allenamento fluido, che lascia correre l'energia unendo quella di tori a quella di uke; è quello che Tada chiama ki no nagare (気の流れ), corrente dello spirito, ed in effetti ryu è la pronuncia cinese (yon'yomi) dell'ideogramma che si legge nagare alla giapponese (kun'yomi) .

 

 

 

 

Concludendo.

Posso dire di aver molto apprezzato lo stile, le conoscenze tecniche, il cuore generoso e gentile del maestro Asai, che ci ha voluto regalare un po’ della sua passione verso questa arte meravigliosa.

E il modo in cui il maestro ci guardava mentre praticavamo mi ha colpito... perché non ci guardava solo per correggerci, ma… sorridendo, ci stava studiando.

Ed è questo il messaggio che dobbiamo raccogliere: non si finisce mai di studiare. E con un sorriso!

Grazie, Maestro!

M.G.

 

Cookies