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I 47 ronin: una storia di fedeltà - L'affronto

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Dopo il lungo preambolo, giustificato dalla notorietà dei fatti e dei personaggi, scendiamo nei dettagli. Che sorprendentemente non sono del tutto noti al pubblico, benché la storia dei 47 ronin sia una delle prime che vengono narrate a chiunque si interessi alla cultura samurai, poiché non sono comunemente riportati. Seguiremo prevalentemente la versione  riportata da Lord Redesdale in Tales of Ancient Japan a fine 1800.

Non è sostenuta da prove sotto molti aspetti, e l'autore è incorso in qualche equivoco, come quando indica il nome di uno dei protagonisti in Kamei Sama (sama è un titolo onorifico, rendibile con don o donna). Ma ha saputo cogliere lo spirito della vicenda.

Come detto all'inizio in epoca Edo (1600-1868 circa) era prescritto il sistema detto Sankin Kotai: i feudatari di provincia prestavano periodicamente servizio nella capitale Edo presso la corte dello shogun. I loro incarichi prevedevano la stretta osservanza della rigida etichetta di corte, essi venivano di conseguenza affidati a funzionari esperti che avevano l'incarico di addestrarli e seguirli incessantemente per evitare infrazioni dell'e procedure.

Kira Yoshinaka ricevette disposizione di curare l'addestramento di Asano, appena arrivato dalla provincia di Harima (la stessa da cui proveniva Miyamoto Musashi) e di un altro nobile nelle sue stesse condizioni, il signore Kamei, di Tsuwano

In attesa di una visita da Kyoto - capitale dell'ovest - di un inviato ufficiale dell'imperatore in visita allo shogun, i due nobili dovevano essere istruiti su alcuni cerimoniali legati all'avvenimento. Ben presto Kira fece comprendere ad entrambi che si aspettava di essere generosamente ricompensato per i suoi servizi. I due rifiutarono sdegnati: era inaccetabile che un nobile samurai dovesse pagare un sottoposto per ottenere quanto era suo dovere fare.

Ma per evitare guai peggiori i dignitari al seguito di Kamei diedero di nascosto, dopo aver raccomandato la calma al loro signore che aveva giurato di punire l'affronto con la morte, una generosa mancia a Kira. Immediatamente questi cominciò ad infierire su Asano mostrando invece ogni premura verso Kamei.

Per la verità gli studiosi moderni hanno sollevato dubbi su questa versione: il curriculum di Asano non era brillante, sembra che già ad Harima si fosse dedicato soprattutto alla bella vita tralasciando i suoi doveri. Comunque non ha importanza ai fini della comprensione degli avvenimenti stabilire chi fosse in torto tra Asano e Kira. Basti sapere che il primo arrivò al momento di dover svolgere le sue mansioni completamente impreparato. Non sappiamo se per sua incapacità oppure per avere ricevuto da Kira istruzioni insufficienti o deliberatamente erronee.

Al termine di una lunga serie di provocazioni, a cui Asano aveva nonostante tutto resistito, Kira gli ordinò di allacciargli una scarpa che si era slacciata. Anche a questo Asano seppe resistere, ma quando Kira si dichiarò insoddisfatto del modo in cui era stata allacciata la scarpa, trattandolo da rude bifolco, perse definitivamente la calma. Estrasse il wakizashi, che tutti i dignitari portavano alla cintura mentre era probito il porto della spada lunga, e si lanciò contro Kira con l'intenzione di ucciderlo. nella stampa di Kuniyoshi (1860 circa) tratta dalla serie Chushingura vediamo Kira, qui chiamato Kono Moronao, che tenta di sottrarsi all'assalto.

Asano mancò il colpo per una serie di circostanze: l'impaccio dei vestiti di corte, progettati appositamente per impedire movimenti veloci e quindi attentati da parte di cortigiani e dignitari. La resistenza opposta alla lama dall'eboshi, l'alto cappello cerimoniale indossato a corte). L'intervento dell'ufficiale Kajikawa Yosobei che si gettò su Asano trattenendolo e dando tempo a Kira di mettersi in salvo.

Abbiamo una idea più realistica della sontuosa e complicata tenuta di corte, rimasta invariata nei secoli, nella stampa a lato di Tuguchi Yoshimori (1862) che rappresenta l'ingresso a corte del poeta Sugawara Michizane (periodo di Heian, iX secolo)

Kira rimase ferito al volto e - sembra - deturpato dalla lama ma senza che la sua vita rimanesse in pericolo. Ma il crimine commesso, una aggressione a mano armata all'interno del castello di Edo (l'aggressione avvenne nel Grande Corridoio dei Pini, Matsu no Oroka) era comunque il più grave che un nobile potesse commettere.

Asano venne provvisoriamente messo agli arresti sotto la tutela del nobile Tamura Ukiyo no Daibu, ma la sera stessa  gli venne recapitato l'ordine di darsi immediatamente la morte compiendo seppuku.

La stampa, di autore anonimo, non è fedele alla realtà. Ad Asano fu riservata una stanza per compiere seppuku, come dovuto ad un nobile del suo rango. Solamente i samurai di rango inferiore erano tenuti a fare l'estremo passo all'aperto, per non contaminare l'interno della casa.

Pochi giorni dopo dei messaggeri raggiunsero il castello di Ako in Harima, portando gli ordini dello shogun: la casata di Ako veniva dispersa, e tutti i samurai del seguito dovevano diventare ronin, uomini onda senza padrone, abbandonando al più presto il castello nelle mani degli inviati dello shogun. Ad eseguire gli ordini dovette provvedere il vassallo principale del feudo: Oishi Kuranosuke.

Terminato il suo compito, terminava anche la sua vita di fedele vassallo: ormai era anche lui nullaltro che un ronin.

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