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2019-20: Io e il Giappone: Visita al MUDEC di Milano - Impressioni d'Oriente
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Impressioni d'Oriente: Arte e collezionismo tra Europa e Giappone
La seconda esposizione ha una impronta decisamente più pittorica, con numerosissimi esempi anche di notevole spessore (Lautrec, De Nittis, Gauguin, Monet)
Ma anche diversi autori di stampe giapponesi qui presenti, quali Utamaro, Hiroshige, Hokusai.
Furono raccolti a partire dal 1853 quando lo shogun era l’ultimo della famiglia Tokugawa, Yoshinobu e gli Stati Uniti imponsero al Giappone, con la spedizione Perry, la riapertura del paese al mondo e agli scambi commerciali.
In seguito, nel 1868, divenne imperatore il giovanissimo Meiji (Mutsuhito) che diede il suo nome a quella lunga era, che vide il tramonto del Giappone tradizionale, la nascita di quello moderno e l'inizio di una fitta rete di scambi commerciali ma anche culturali.
La mostra espone diversi “cimeli” raccolti da Giovanni Battista Lucini Passalacqua a partire dal 1871 quando sbarca a Yokohama.
L’esposizione fa riferimento anche a come si arrivò a imbastire la figura dell'oriente misterioso e fantastico intorno alle storie di Cina e Giappone, creando in seguito la corrente artistica che fu definita Giapponismo, fortemente influenzata, se non addirittura ispirata, dalla scoperta di questo nuovo e inaspettato mondo.
Accanto vediamo un dipinto che raffigura Marco Polo al cospetto di Gengis Khan.
E' opera di Tranquillo Cremona (1837-1878).
Passando ai capolavori della stampa ukiyo-e giapponese:
Hiroshige non rappresentò solo il Monte Fuji come vediamo in queste esposte ma anche in molte altre sue pubblicazioni.
E il Monte Fuji, onnipresente in tutte la manifestazioni in quanto simbolo del Paese del Sol Levante, fa sfoggia di se anche nelle raccolte su libro.
Come sa infatti chi segue la materia i libri di stampe giapponese hanno una particolare rilegatura ripiegata "a fisarmonica" che permette di ammirare le opere anche quando pubblicate in volume, ebbero quindi vasta popolarità e grande diffusione.
Qui il Fuji san in una rappresentazione di Katsushika Hokusai.
Fa parte della serie “Cento Vedute del Monte Fuji”.
Quello che forse non tutti sanno (direi anzi pochissimi se non del settore) è che De Nittis riprodusse, sulla falsa riga delle rappresentazioni del Fuji san di Hiroshige e Hokusai, una serie di 12 rappresentazioni del Vesuvio, qui interamente offerta agli occhi del pubblico.
Il Giapponismo termine, sotto il quale si possono collocare tutte le attività artistiche che guardando a oriente ne furono influenzate - soprattutto quelle francesi e italiane d’ispirazione francofona - fruttò naturalmente dipinti e opere d’arte ispirate a usi e costumi nipponici.
La collezione italiana di Passalacqua qui proposta è solo una piccola parte delle opere importate durante la massima presenza italiana (1869-1874).
Insomma a conti fatti, dopo circa due ore di girovagare per le sale del MUDEC posso affermare che per quanto mi riguarda, il prezzo del biglietto viene ripagato dalla quantità di opere proposte.
E sicuramente va anche considerato che una delle due esposizioni (la prima) è gratuita.