Jidai
Hiroshi Inagaki, 1958: L'uomo del ricsciò - Matsu il selvaggio
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Matsu il selvaggio farà attendere per qualche minuto la sua prima comparsa in scena. Da regista consumato Inagaki (1905-1980) preferisce aumentare il senso di attesa facendo dapprima parlare di lui - aumentando la curiosità nello spettatore - alcuni personaggi sottilmente selezionati.
La scena di apertura ricostruisce l'immagine di una stretta ed affollata strada cittadina di quella tumultuosa epoca, sul fare della sera.
Brulica di personaggi di ogni tipo intenti alle loro occupazioni di routine, che hanno l'aria di essere ancora le stesse di secoli prima, per quanto alcuni importanti indizi mostrino che si tratta di una epoca di passaggio. Primo fra tutti, il jinrikisha che si dirige verso lo spettatore, con un passeggero in abiti occidentali.
Qualcuno sta cercando Matsu: si tratta di un poliziotto, anche lui in uniforme moderna dal taglio occidentale, mentre la proprietaria della locanda cui si rivolge è abbigliata tradizionalmente ed ha i denti anneriti che da secoli contraddistinguevano le donne sposate.
Due mondi apparentemente rivolti verso direzioni opposte, verso il futuro e verso il passato, che eppure convivono ed interagiscono, e non sembrano prestare alcuna attenzione né attribuire alcuna importanza alle loro differenze.
Matsugoro, che i discorsi dei due ci hanno immediatamente dipinto come un personaggio da prendere con le molle, è una volta tanto fuori combattimento, con un gran mal di testa.
Si agita furiosamente nel dormiveglia, destando l'impressione di un uomo dotato di grande energia, fisica e mentale, ma incapace di controllarla.
Un ruolo che Toshiro Mifune ha spesso impersonato, ed in modo impareggiabile.
Matsugoro aveva trovato questa volta pane per i suoi denti: un samurai che doveva recarsi a Wakamatsu (Tokyo) aveva contestato il prezzo di 50 sen per il trasporto, offrendongliene 40. Tanto era bastato per far saltare la mosca al naso a Matsu, 'il selvaggio di Kokura' (evidentemente un luogo dalla fama non immacolata).
Dopo un rapido scambio di battute aveva colpito l'ignoto con un violento ceffone ma questi si era messo in guardia e gli aveva vibrato un micidiale colpo in testa col bastone da passeggio. Si trattava infatti di un insegnante di arti marziali, presumibilemente di scherma.
E l'attore che lo impersona è anche una vecchia conoscenza: Seiji Miyaguchi, l'infallibile e taciturno Kyuzo della più popolare opera di AKira Kurosawa, I sette samurai. Per la verità come guerriero ha qui minore credibilità ma mancando scene di combattimento vero e proprio (non mancano invece le risse) a questo film non può avere collaborato un maestro d'armi allo stesso livello di Yoshio Sugino, che invece Kurosawa continuò ad utilizzare sempre.
Le conseguenze del colpo hanno costretto Matsu a letto per diversi giorni, durante i quali però non ha mancato di distinguersi a suo modo. Riprendendo ad alimentarsi per la prima volta, dopo aver passato il momento peggiore, ha immediatamente fatto fuori con disinvoltura 6 palle di riso, che nei pettegolezzi di quartiere sono immediatamente divenute 16.
La tragicomica disavventura introduce meglio di ogni discorso il personaggio di Matsugoro, un Rodomonte giapponese capace di attraversare pesantemente il cammino di ognuno. Arrogante, presuntuoso e prepotente, ma intimamente fragile e alla vana ricerca di qualcuno che lo comprenda.
La successiva rodomontata di Matsu permette a Inagaki di ricostruire uno squarcio fedele della cultura popolare giapponese. Era costume che i jinriki avessero ingresso gratuito nei teatri, ma i tempi stanno cambiando velocemente.
Ci troviamo intorno al 1894 dato che la rappresentazione celebra le vittorie dell'esercito giapponese durante la prima guerra contro la Cina.
Matsugoro viene però fermato all'ingresso: deve pagare il prezzo del biglietto, o rassegnarsi ad entrare dopo le 21.
Naturalmente non finisce là: Matsu si ripresenta con un amico, paga regolarmente i biglietti e prende posto in platea, dove era costume, durando molto a lungo le rappresentazioni, che molti si preparassero addirittura da mangiare su dei bracieri portatili.
Matsu si è preso cura di portare con se gli ingredienti più pestilenziali, e l'odore della sua cena causa scandalo e scompiglio tra gli spettatori.
L'intervento degli inservienti e dell'impresario non turba minimamente Matsu il selvaggio, era anzi probabilmente proprio quello che voleva ottenere: avere il pretesto per scatenare una rissa mettendo a soqquadro l'intero teatro.
Faremo ora la conoscenza con un'altra figura tipica della cultura giapponese: il chukaisha, ossia mediatore. Si tratta di un funzionario che ha l'incarico di intervenire, su chiamata o di sua iniziativa, per risolvere ogni genere di controversie.
Non ricorre generalmente alla forza pubblica, si affida solamente alla sua capacità di persuasione.
Il suo nome è Shigezo Yuki (interpretato da Chishû Ryû) e la sua calma personalità ha il potere di sedare immediatamente la rissa, per poi convocare le parti ed ascoltare le loro ragioni.
Shigezo Yuki non ha alcuna difficoltà a ridurre alla ragione Matsu. La sua collera è comprensibile, in quanto senza preavviso si è venuti meno ad una consuetudine da tutti accettata, ma non giustificabile: ha causato danni non solo all'impresario, ma soprattutto al pubblico, assolutamente incolpevole.
Matsu, mortificato, non può che convenirne, e scusarsi di non averci minimamente pensato.
E' evidente che la sua natura impetuosa è accompagnata da una grande sensibilità, sia pure a doppio taglio in quanto lo porta a reagire scompostamente ad ogni offesa, vera o presunta.