Jidai
Akira Kurosawa: 1945 - Tora no ofumu otokotachi - La catarsi finale
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Le loro avventure sembrano almeno per il momento concedere un momento di pausa.
Anche il cammino si fa più facile, dopo avere superato il passo di Ataka si esce dalla foresta e si percorrono dei vasti altipiani rigogliosi di verde.
Ma alla prima sosta, qualcosa sembra turbare la ritrovata serenità e gettare l'allarme.
E' Benkei: si è gettato a terra in lagrime, e chiede perdono al suo signore.
Non riesce a perdonarsi l'inammissibile oltraggio di averlo percosso, sia pure a fine di bene, sia pure salvandogli la vita.
E' lo stesso Yoshitsune, ed è che qui che lo vediamo per la prima volta, sia pure per pochi secondi, a rincuorarlo.
Come sappiamo, Benkei gli sarà accanto fino alla fine, e tratterrà col suo corpo una marea di nemici per dargli il tempo di sottrarsi con una morte onorevole all'oltraggio della cattura.
Sul ponte di accesso al castello di Komorogawa la furia degli assalitori si fermò a lungo: nessuno aveva il coraggio di affrontare ancora la micidiale lancia di Benkei, ancora apparentemente e saldamente in piedi a sbarrare la strada a chiunque.
Era già morto, trafitto da innumerevoli frecce. Ma nemmeno la morte era riuscita ad abbatterlo al suolo.
In quel momento si scorge un drappello in avvicinamento. Sono gli uomini di Togashi, e vengono con qualcosa di pesante, una lunga cassa con l'emblema di Togashi, portata da due uomini.
Evidentemente qualcosa di molto pesante.
Il comandante si presenta e spiega lo scopo della loro missione. Portano semplicemente del sake, con i complimenti del principe Togashi, come viatico per la piccola comitiva di monaci guerrieri.
Ma non riescono a trattenere i loro sguardi: è evidente che praticamente tutti gli uomini di guarnigione ad Ataka no seki si sono resi conto di essersi trovati di fronte al principe Yoshitsune.
E continuano a guardarlo di sottecchi, mentre lui si è di nuovo rifugiato sotto il capello, lo sguardo chinato al solo ed in atteggiamento dimesso.
Stavolta finalmente si può dire che tutto è finito, l'insopportabile tensione si può allentare.
Il servizio da sake del principe Togashi viene appoggiato al suolo: anche nella grande coppa destinata a Benkei spicca il simbolo della casata.
Benkei accetta di buon grado il dono. La prima coppa di sake è naturalmente destinata alle sue mani.
E' anzi non solo il primo ad approfittare del dono, è quello maggiormente privo di complimenti.
D'altra parte il peso del confronto è gravato completamente su di lui.
E' comprensibile che senta il bisogno di approfittare di ogni possibilità di recupero, sappiamo che altre durissime prove lo attenderanno.
Va da sé che ne approfitterà - e volentieri - anche Enoken, bevendo direttamente dal recipiente destinato a riscaldare il liquore, senza perdere tempo a travasarlo nella coppa.
Si addormenterà come un sasso, ed al suo risveglio si ritroverà solo, con accanto un dono di commiato lasciatogli dai samurai.
Anche lui ha partecipato alla grande battaglia. Anche lui l'ha vinta.