Jidai
Akira Kurosawa: 1945 - Sugata Sanshiro II - La nuova avventura
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In quello stesso momento, almeno questo lascia intendere Kurosawa, Sanshiro è invece pensieroso.
Il ragazzo lo ha seguito, e vuole diventare suo discepolo, per quanto stupito dalle parole di Sanshiro, che ricorda come la via del judo sia quella della flessibilità e dell'adattabilità, contando ben poco la forza.
Certamente: anche per campioni forti ed affermati come lui.
E anche la vittoria a volte può essere velata di tristezza. In ogni modo il judo non è un'arte che ammetta le mezze misure, e lui essendo un semplice discepolo non è in grado di insegnarla.
La conversazione viene interrotta dall'arrivo di un visitatore che manda in avanscoperta, come usano i giapponesi, il suo biglietto da visita: Kozo Nunobiki, traduttore preso il Consolato degli Stati Uniti.
E' un buffo ometto, per quanto vestito inappuntabilmente all'occidentale, e porta a Sanshiro alcune informazioni. Si trova in in Giappone per una tournée uno dei più famosi e rinomati pugli americani: William Lister.
Al pugile è arrivata la voce dell'episodio del jinrikisha e si rammarica che il marinaio non fosse ben addestrato nell'arte del pugilato.
Sanshiro non comprende dove voglia arrivare l'ometto, che deve fargli esplicitamente la sua proposta: un confronto tra il judo giapponese, rappresentato da Sanshiro, e il pugilato all'occidentale di cui Lister è campione indiscusso.
Nunobiki pensa che l'evento porterebbe senzaltro ad un incremento dei sentimenti di amicizia tra il Giappone e gli Stati Uniti.
Sanshiro però non ha alcuna idea di cosa sia il pugilato e rimane molto sulle sue.
Nonobiki non prende l'occasione per dimostrargli ipso facto, a spese della malcapitata inserviente, che cosa sia il pugilato. Un'arte di combattimento in cui si adoperano i pugni, fasciati da guantoni di cuoio, in cui vengono portati colpi terribili e i contendenti sanguinano copiosamente.
L'impressione che ne riporta Sanshiro non è positiva: uno spettacolo insomma: roba quindi che non fa per lui.
Le insistenze dell'altro non servono a smuoverlo dal suo proposito, il massimo che gli si riesce a strappare è di accettare l'invito alla dimostrazione che si terrà presso il Consolato.
Kurosawa indugia impietosamente sugli aspetti più deteriori della nobile arte.
La brutalità del combattimento.
Il volto devastato dai colpi del pugile sconfitto ed atterrato.
Quello deformato dallo sforzo, ma anche contagiato dalla brutalità dei gesti che compie abitudinariamente, del vincitore.
Ma anche e soprattutto, visto che Sugata si trova in mezzo al pubblico e vi assiste attonito, la brutale esternazione di sentimenti assolutamente non nobili da parte del pubblico.
Le loro espressioni non hanno nulla di edificante, e la loro plateale soddisfazione nel vedere un uomo giacere a terra privo di sensi, abbattuto dai colpi di un altro uomo, sconcerta visibilmente Sanshiro Sugata.
Sta già per andarsene senza attendere il combattimento principale, e Nunobiki cerca di trattenerlo.
Sugata non vorrebbe sentire ragioni: lo spettacolo lo disgusta, si meraviglia anzi che venga offerto pubblicamente e impunemente ai cittadini americani, e domanda di porvi fine.
Rimarrà, suo malgrado.
Nel combattimento successivo vede infatti che i contendenti sono un occidentale di imponente corporatura sul cui accappatoio campeggia la scritta KILLER, William Lister, e un giapponese che indossa un logoro keikogi da allenamento.
Si presenta quando Sanshiro gli rivolge la parola: è Kahei Sekine, adepto della scuola Isshin ryu.
Invano Sanshiro lo prega di rinunciare al combattimento, il suo interlocutore non è in grado di comprenderne le ragioni.
Pensa infatti che Sanshiro sia preoccupato per una sua eventuale sconfitta e lo rassicura: non ha intenzione di essere vinto.
Non è il risultato che conta: per Sanshiro cimentarsi contro quella che non è e non sarà mai una arte marziale è un disonnore per il ju jutsu, a prescindere dall'esito del combattimento.
Presentatosi a sua volta, Sanshiro riceve una ulteriore spiegazione che lo getta in crisi: la vera ragione per cui Sekine accetta di battersi, è la mera sopravvivenza.
Il ju jutsu è stato sorpassato dal judo, anzi lui stesso è stato sorpassato da Sanshiro Sugata in persona. E gli adepti delle scuole vinte, come lui, non hanno più modo di guadagnarsi la vita.
Sanshiro si allontana pensieroso, risalendo con infinita lentezza la scala che sale verso l'uscita, immerso nei suoi pensieri.
E' arrivato alla porta, ne sta aprendo i battenti per uscire.
In quel momento ode il suono della campana che annuncia l'inizio del combattimento.