Gendai
Yasujirō Ozu: 1953 - Viaggio a Tokyo - Onomichi
Article Index
Shūkichi e Tomi Hirayama - una coppia di anziani coniugi che vivono con la figlia ultimogenita Kyoko - dopo aver affrontato in un lungo viaggio in treno gli oltre 700 km che corrono tra Onomichi, che si trova nei pressi di Hiroshima, e Tokyo, sono finalmente arrivati a destinazione, ospiti del figlio Kōichi.
Non sanno dei faticosi aggiustamenti cui sono stati costretti i congiunti per trovare loro posto nella minuscola casa, sistemandoli nella camera dei bambini dopo avere spostato alcuni mobili, e causando così la rivolta dei piccoli occupanti.
Tomi, rilassata ma ignara delle difficoltà che i due anziani coniugi incontreranno in seguito pronuncia una frase emblematica: "Credevo che Tokyo fosse lontanissima...".
Ma lo è: anche se il progresso aveva già ridotto le distanze materiali.
Il viaggio in treno per quanto lungo e scomodo ai nostri occhi era per loro avveniristico.
Si renderanno ben presto conto altri cambiamenti epocali hanno reso insostenibili stili di vita appartenenti ormai a un'epoca tramontata da un giorno all'altro.
Senza che nulla venisse a sostituirla.
La sola persona che sembra avere coscienza della frattura insanabile che è già aperta tra le due generazioni, tra i genitori e i figli, e che cerca di colmarla è Noriko (Setsuko Hara).
E' la vedova di Shoji, altro figlio dei due coniugi disperso in guerra, e nonostante le affettuose insistenze dei suoceri è ancora sola, non ha cercato un nuovo compagno.
Sente evidentemente, con la forza e la sicurezza che dà l'istinto, che non è possibile rinunciare al proprio passato, dimenticarlo o "superarlo", se si vuole che il futuro abbia un senso.
Ma è la sola a percepirlo. La sola a tentare di reagire.
Forse fuori posto, ma vogliamo qui tornare sul tema del titolo originario, Tokyo Monogatari, che andrebbe tradotto con Storia di Tokyo. E' diventato invece Viaggio a Tokyo, lo sappiamo. Ma in realtà ogni storia è un viaggio, attraverso i luoghi, gli eventi, il tempo. Ma anche un viaggio in noi stessi.
E per quanto ogni viaggio, ogni storia,ogni persona siano unici e non ripetibili troviamo in ognuno qualcosa di trasversale, che trascende dal contingente, coinvolge anche noi e chiunque altro.
Continuiamo dunque questo viaggio nella storia propostaci da Ozu. Ci accorgeremo che è anche la nostra storia. Il nostro viaggio.