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Kon Ichikawa: 1959 - Nobi - Il viaggio di Tamura

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Il sergente (interpretato da Mantaro Ushio, mentre il soldato Tamura è Eiji Funakoshi), non è stato certamente diplomatico. Ma la sua posizione non è condivisa dal comandante della compagnia, che pure lo giustifica con la necessità di tenere unito il reparto in condizioni di estrema difficoltà. Assicura che i commilitoni di Tamura sarebbero pronti a sacrificare ancora il loro cibo per lasciarlo restare nel reparto.

Dopo aver acccettato del cibo dal comandante, Tamura si rende conto però che i suoi ex compagni, che stanno scavando delle trincee con mezzi di fortuna, sono ridotti ormai allo stremo delle forze, indifferenti a qualunque cosa; sembranon non rendersi nemmeno conto della sua presenza.

Si allontana senza dire nulla, inoltrandosi nella giungla per fare ritorno all'ospedale. A nulla varrà l'incontro con una pattuglia isolata, evidentemente composta dagli uomini in migliori condizioni di fisico e di spirito, che lo invita a restare.

Tamura ringrazia silenziosamente, accennando un inchino, ma volge le spalle e si allontana, per fare ritorno là dove gli è stato ordinato dal sergente.

Il viaggio assomiglia ad un sogno: Tamura, stremato dalla malattia e dalla denutrizione, non sembra cosciente a se stesso e viene mosso solo dagli impulsi più primordiali.

La paura, quando sento passare sopra di se degli aeroplani, che possono essere solo nemici vista la piega disastrosa che ha assunto la guerra in quei primi mesi del 1945.

La fame: ha con sé solo una misera scorta di yam, una sorta di patata dolce povera di elementi nutritivi.

E lo sconcerto. Quando uscito dalla giungla si inoltra in una pianura un fuoco si scorge a distanza, senza che nulla indichi chi lo abbia acceso e perché. E' solo la prima di una lunga serie di inquietanti apparizioni di fuochi nella pianura.

L'incontro casuale con un abitante dei luoghi non lo incoraggia a ripetere l'esperienza; costui lo invita cordialmente a restare, fa capire che sta preparando il pasto per un gruppo di contadini intenti al lavoro nei dintorni, e si allontana per andare a cercare di qualcosa da mangiare più adatto per lui.

Tamura lo segue insospettito e scopre che l'uomo sta fuggendo; appena giunto a distanza di sicurezza inizia a gridare, per avvertire della presenza di un soldato giapponese.

Tornato indietro Tamura rovescia rabbiosamente sul fuoco il cibo, che malgrado la fame gli riusciva disgustoso ed immangiabile, e fugge.

 

 

 

 

 

Riuscirà finalmente, ormai allo stremo delle forze, a raggiungere l'ospedale. Ma nemmeno là c'è posto per lui.

Non è veramente malato, toglierebbe solo spazio, cibo e cure a chi sta peggio di lui, e non è nemmeno un uomo valido che possa dare una mano.

"Chi è in grado di camminare non è malato!" gli rinfaccia il dottore (Kyû Sazanka).

Rendendosi conto di essere stato troppo duro a questo punto il dottore lo invita a restare qualche giorno per riprendere le forze prima di tornare al reparto.

Scavalcando i corpi dei malati accatastati per terra, Tamura esce dalla baracca che ospita il cosidetto ospedale.

 

 

 

Raggiunto il gruppo degli sbandati che attendono il loro destino ai margini della zona riservata ai malati ed unitosi a loro, Tamura è testimone della loro disperazione.

Si rende conto di essere un privilegiato anche per quel poco cibo che ha su di se; tra gli altri c'è chi non esita ad andare di notte a rubare il cibo ai malati.

Una mattina di nuovo un fuoco misterioso, acceso su un altopiano. Si pensa ad un segnale, ma possibile che gli americani ricorrano a mezzi di segnalazione così primitivi?

 

 

 

 

 

 

Forse non c'è alcun collegamento tra le due cose, ma un pesante bombardamento di artiglieria si abbatte all'improvviso sull'ospedale.

Chi può fugge, gli altri vengono falciati dalle esplosioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tamura si lascia cadere al suolo, senza più nemmeno cercare un riparo, che la furia dell'artiglieria sembra rendere vana ogni speranza di sopravvivere.

Si sveglierà invece dopo molto tempo, forse stordito a lungo da una esplosione, ma vivo.

Intorno a lui solo macerie e morte. Dovrà riprendere il suo cammino solitario.

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