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Akira Kurosawa: 1946 - Nessun rimpianto per la mia giovinezza
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Akira Kurosawa: Nessun rimpianto per la mia giovinezza (Waga seishun ni kuinashi)
1946
Setsuko Hara, Susumu Fujita, Denjiro Okochi, Akitake Kono, Takashi Shimura.
Il titolo del mio primo film post bellico divenne una frase popolare. Dopo la sua distribuzione ci si imbatteva spesso nell'uso di "nessun rimpianto per .... " nei giornali e negli altri media. Ma per me personalmente la sensazione fu opposta. Ho molti rimpianti riguardo a questo film. La ragione è che la sceneggiatura venne riscritta contro la mia volontà.
Akira Kurosawa, Something like an autobiography, p. 148
Nel 1946 la casa di produzione Toho, in cui Kurosawa aveva mosso i primi passi e con cui doveva collaborare ancora a lungo portando a termine la maggior parte dei suoi capolavori, venne scossa da un lungo periodo di sommosse sindacali, che ebbero il loro culmine proprio nel momento in cui si girava la prima opera di Kurosawa successiva al periodo bellico.
Come spesso succede la sconfitta nella guerra aveva provocato un forte senso di rifiuto del passato, e maggiormente attivi e zelanti nella autocritica furono proprio coloro che maggiormente si erano compromessi col passato regime. Kurosawa, non ritenendo dignitoso criticare a posteriori quanto non aveva avuto il coraggio di combattere quando sarebbe stato il momento, mantenne una posizione neutrale e venne guardato con sospetto.
Venne "riabilitato" quando accettò di collaborare ad un film di scoperta propaganda poltica (I costruttori dell'avvenire) in cui il protagonista, un lavoratore dello spettacolo, prende coscienza grazie alla critica delle figlie della sua condizione di sfruttato e si ribella sfilando in piazza il primo maggio, ove gli viene concesso di portare la bandiera rossa. Dopo una sola settimana di riprese però Kurosawa sentì che non poteva continuare una collaborazione non sentita con una causa non sua e rassegnò le dimissioni, tornando nel limbo in cui era stato provvisoriamente collocato.
Ebbe una nuova occasione quando venne approvata la produzione del suo nuovo film, ambientato presso l'Università di Kyoto ed ispirato ad un fatto di cronaca che aveva fatto scalpore prima della guerra.
Ma nel frattempo presso gli studi di produzione era stato istituito un Comitato di Revisione delle Sceneggiature, fortemente politicizzato, con la missione di vigilare che ogni opera in corso di produzione rispondesse ai criteri ideologici voluti dal sindacato. La sceneggiatura originale di Nessun rimpianto per la mia giovinezza, uscita dalla mente di Eijiro Hisaita, venne completamente riscritta per riassemblarla cucendola assieme ad una seconda sceneggiatura, che trattava di un tema analogo, che era stata presentata al Comitato e godeva di forti appoggi politici.
Le obiezioni di Kurosawa, secondo lui solo apparentemente le due storie erano simili ma in realtà avevano intonazioni completamente diverse ed avrebbero dovuto dare origine a due film assolutamente differenti, non vennero ascoltate. Solamente negli ultimi venti minuti del montaggio Kurosawa deliberatamente cercò di riportare la trama sulle tematiche da lui volute, rinunciando tuttavia alla congruenza tra la parte precedente e quella finale e firmando un'opera che sapeva incoerente.
Ebbe tuttavia qualche sia pur platonica soddisfazione postuma: lo stesso Comitato di Revisione ammise che la sua visione dell'opera era tanto giusta quanto incompatibile con le modifiche impostegli, e il comitato di censura delle autorità di occupazione statunitensi, che si stava orientando a non approvare la distribuzione dell'opera, cambiò completamente opinione proprio grazie a quei venti minuti finali, e alcuni dei suoi componenti strinsero calorosamente la mano del regista al termine della proiezione.
Le agitazioni sindacali non avevano però ancora terminato di fare danni: alcune delle figure più rappresentative della Toho, e soprattutto gli interpreti più famosi, decisero esasperate di uscirne, aderendo alla nuova casa di produzione Shin Toho (Nuova Toho). Occorsero anni prima che la Toho riuscisse a riprendersi dalla emorragia, ma fortunatamente questa nuova difficoltà, che obbligò Kurosawa a ricorrere a nuovi talenti emergenti e semisconosciuti o sconosciuti del tutto, portò nuova linfa. Basti ricordare la scoperta, avvenuta grossomodo l'anno seguente, del meraviglioso talento di Toshiro Mifune e la rivalutazione dello straordinario Takashi Shimura, che sembrava destinato ad una non gloriosa carriera di caratterista.
In questo film Kurosawa utilizza ancora, per l'ultima volta, Denjiro Okochi e Susumu Fujita, che erano stati i protagonisti nelle sue opere precedenti (Sugata Sanshiro, Tora no ofumu otokotachi e Zoku Sugata Sanshiro). Fujita impersona il giovane intellettuale militante Ryukichi Noge, Okochi (in basso) il professor Yagihara, combattuto tra la necessità di allinearsi alla ideologia dell'epoca - in quanto riveste un ruolo ufficiale - e le sue convinzioni interne che lo portano a condividere i principi anche se non i metodi della ribellione di Noge.
La trama del film ripercorre, ovviamente a grandi linee, un episodio che come abbiamo detto aveva fatto scalpore alcuni anni prima: la destituzione del professor Takigawa accusato di avere impostato il suo insegnamento sulle dottrine marxiste, e le conseguenti dimissioni per protesta dei suoi colleghi della facoltà di Legge dell'Università di Kyoto.
Nel film la giovane Yukie, figlia del professore Yagihara la cui figura palesemente allude a quella di Takigawa, è divisa tra l'amore di due giovani, il tranquillo e un po' conformista Itokawa (Akitake Kono) e l'impulsivo Noge, che si contendono le attenzioni di Yukie durante una gita di gruppo nel bosco.
Noge verrà perseguitato, imprigionato ed infine ucciso dalla polizia politica. Yukie, imprigionata a sua volta come complice e liberata solo diverso tempo dopo, rimarrà fedele alla sua memoria. Senza alcun rimpianto per la sua giovinezza perduta. Si recherà nel lontano villaggio dei suoceri e là farà violenza alla sua natura borghese per vincere la loro diffidenza e conquistarsi il loro rispetto, affrontando senza un lamento il duro lavoro dei campi.
La riluttanza di Kurosawa è manifesta nel film, il suo rimpianto per avere accettato di trattare temi non sentiti emerge prepotentemente appena dopo la parte iniziale, in cui si sente evidentemente più a suo agio.
Il professor Yagihara ha deciso di trascorrere una serena giornata in mezzo alla natura, sulle sponde di un lago, assieme alla moglie.
Si sono uniti alla gita un gruppo di studenti, in divisa come era costume dell'epoca, e la loro figlia Yukie.
I caratteri ed i sentimenti dei ragazzi vengono tratteggiati da Kurosawa attraverso le sue consuete metafore, insolite ed innovative quanto attraenti.
In questa parte iniziale praticamente nessuno dei protagonisti parla: tutto viene espresso attraverso il comportamento, i gesti, le espressioni del viso
L'impulsiva e probabilmente viziata Yukie (Setsuko Hara), che indossa un vestito assolutamente inadatto ad una scampagnata, si trova in difficoltà nel momento di guadare un torrente.
La ragazza è visibilmente contesa tra due giovani: Itokawa, anonimo e conformista, per non dire pavido, e l'idealista Noge.
E' naturalmente il secondo che rompe gli indugi e la raggiunge in mezzo al guado, prendendola senza complimenti nelle braccia per portarla sulla riva, mentre lei inutilmente sgambetta contrariata.
E appena deposta a terra, lei va scherzosamente a rimbrottare il mortificato Itokawa, quasi come per rassicurarlo che nonostante tutto il prescelto sarà lui.
Si lancia poi in una corsa a perdifiato in mezzo al bosco, sicura che tutti verranno dietro di lei.
Oltre a dare un altro tocco nel contornare la figura irrequieta di Yukie, Kurosawa anticipa già molti degli stilemi cui ricorrerà nei capolavori che gli diedero notorietà mondiale.
Aveva l'anno precedente girato Tora no ofumu Otokotachi, nel folto di una foresta per esigenze di copione, ed evidentemente questa esperienza lo aveva attratto. Fino ad allora infatti le riprese all'interno dei boschi erano considerate troppo difficili e da evitare, lui vi ricorse al contrario appena possibile.
Il tema della corsa nel bosco ritornerà in Rashomon, e il segno della battaglia finale in I sette samurai è la corsa dei guerrieri ai loro posti di combattimento quando suona l'allarme. In Rapsodia in agosto, girato 45 anni dopo questo film, la corsa disperata dei familiari che rincorrono Kane, sferzati da una pioggia sovrannaturale, chiude l'opera.
Questa non è però una corsa disperata e drammatica come quelle che vedremo nelle opere successive: è dionisiaca, liberatoria.
Nonostante intonazioni così diverse la stessa tecnica, quella del panning in cui la macchina da ripresa segue la persona, con un effetto di mosso dello sfondo mentre il personaggio rimane maggiormente a fuoco, viene utilizzata da Kurosawa in tutte queste sequenze..
Al termine della sua corsa Yukie si riposa serena sul prato, come se si fosse liberata da troppe tensioni represse.
Man mano che la trama si sviluppa ne divengono più evidenti i punti deboli: in un eccesso di retorica i temi trattati vengono dati per scontati, ed il protagonista della ribellione al sistema, che dovrebbe essere in primo piano, rimane una figura sfuocata che si esprime solo con generiche frasi fatte, prive di incisività.
A peggiorare la situazione dà il suo efficace contributo l'ennesimo deprecabile doppiaggio in italiano che non tiene in alcun conto le intonazioni originali volute dal regista e le espressioni volitive degli attori, in palese disaccordo con i toni queruli da soap opera scelti dai doppiatori o fatti loro scegliere.
Kurosawa dal canto suo fa quello che può, ma è evidente che non riesce a rendere al meglio temi non suoi.
Continuano le discussioni e a volte gli scontri tra Noge e la giovane Yukie, cui assiste muto lo scialbo Itokawa.
Se Noge appare poco credibile nella fumosità dei suoi ideali, lo è però ancora di meno Yukie di cui non si capisce l'opposizione di principio ad affermazioni vaghe ma proprio per questo condivisibili, mentre la sua focosità appare come uno scontato stratagemma che vuole preparare lo spettatore allo sbocciare dell'amore tra i due.
Sicuramente Kurosawa è rimasto profondamente insoddisfatto di questa opera: lo prova alcuni anni dopo quando riprende in L'idiota, sviluppandoli con maggiore serenità e mano più felice, alcuni dei temi solamente e grossolanamente abbozzati nel Rimpianto.
Yukie per sfogare le sue inquietudini suona al pianoforte per Noge I quadri di una esposizione di Mussorgskij, come farà nella seconda opera Ayako per Kameda, e quando l'idillio sfocerà nel matrimonio dopo alcuni anni di separazione il suo comportamento diverrà ancora più capriccioso, ai limiti della paranoia, come tornerà a fare Ayako.
Un tentativo di Kurosawa di approfondire i temi della emotività femminile, cui non seppe tuttavia abbandonarsi completamente, per un misto di rispetto e di timore reverenziale. I protagonisti delle sue opere sono quasi sempre uomini, le eccezioni sono talmente poche da numerarsi sulle dita di una sola mano e le vogliamo qui elencare:
Nel 1944 l'operaia Tsuru nel film di propaganda bellica Lo spirito più elevato
Nel 1946 la ribelle suo malgrado Yukie in questa opera
Nel 1947 la romantica Masako in Una meravigliosa domenica
Appaiono poi occasionalmente coprotagoniste, spesso tragiche ma talvolta grandi nella loro tragedia: in Rashomon la donna contesa Masako (un caso che il nome sia ancora quello, ma in una situazione così diversa e diametralmente opposta?). In L'idiota Ayako e soprattutto Taeko. E poi Asaji, avvelenata dall'ambizione in Il trono di sangue, e che rimane una delle sue figure più forti. Viene poi un lungo periodo in cui la figura femminile appare soprattutto di contorno, non sfuggendo a questa regola nemmeno la capricciosa principessa Yuki in La fortezza nascosta. Solamente nel 1985 in Ran la crudele Kaede riporta una donna ad essere struttura portante - anche se non la sola e non la principale - di una vicenda narrata da Kurosawa. Dobbiamo arrivare ancora più lontano prima che una donna, l'ultima, torni ad essere protagonista assoluta.
Nel 1991 la tormentata Kane in Rapsodia in agosto.
Assodato che la rappresentazione dell'animo femminile ha spesso messo in difficoltà Kurosawa, che fu il primo a riconoscerlo, va detto comunque che nella seconda parte del film proprio la figura di Yukie riscatterà i punti deboli costituzionali della vicenda.
Esasperato dalla volubilità di Yukie Noge trova invece solidarietà nel padre, per quanto appartengano a mondi differenti ed abbiano ruoli e caratteri diversi.
E' il professore per primo a segnalare l'infittirsi dei controlli governativi sopra la dissidenza, che arrivano a minacciare apertamente dalle pagine dei giornali le chiusure delle facoltà considerate più sovversive.
Rotti temporaneamente i rapporti con l'esasperante Iukie, Noge è uno degli animatori dei moti studenteschi, delle cui motivazioni d'altronde poco capiremmo se dovessimo affidarci solamente alle immagini del film e alle traduzioni dei generici striscioni di protesta che appaiono in sovraimpressione.
Verrà arrestato durante una manifestazione di protesta, e portato via da un nugolo di poliziotti.
In un discorso tenuto alla platea degli studenti Yagihara riconosce la sconfitta, e privatamente consiglia i loro capi di non mettere a repentaglio inutilmente la loro carriera universitaria. Nella realtà il professor Tagikawa venne destituito dal Ministro della Pubblica Istruzione e i suoi colleghi della facoltà di GIrurisprudenza diedero le dimissioni per protesta, si trattava quindi di un episodio dai contorni molto diversi di quelli tratteggiati nella sceneggiatura, se veramente la trama la si voleva ispirata soprattutto alle agitazioni politiche dell'epoca si è persa una buona occasione .
Itokawa, per indole e per le pressioni della famiglia che si sacrifica per mantenerlo agli studi, vuole staccarsi dal movimento studentesco. Di più. E' disposto a tradirlo per assicurarsi l'immunità. Scoperto dai compagni, viene anche lasciato definitivamente da Iukie.
La sequenza successiva ci trasporta 5 anni dopo, nel 1938. La mano pesante del governo militarista si sente sempre più forte e reparti in arme percorrono le strade di Kyoto.
Iukie non ha trovato una soluzione od uno sfogo ai suoi problemi esistenziali. La sua gioventù continua a consumarsi inutilmente, è distratta ed apatica nello studio, irritabile ed incostante negli interessi personali.
La vediamo disfare con stizza il lavoro ikebana che stava tentando inutilmente di assemblare, e che avrebbe dovuto portarle invece serenità.
Itokawa che ha fatto carriera - è procuratore - sta invano cercando di convincere il professore a chiudere il suo studio di consulenze legali gratuite, malvisto dalle autorità. Trattenendosi a cena, si è riavvicinato a Iukie, aveva annunciato una importante novità: tra alcuni giorni avrebbero rivisto Noge.
Noge, che sembra molto più rilassato e sicuro di se di una volta, dichiara infatti di essere cambiato nei 5 anni passati in prigione: ha letto molto, è maturato.
Iukie si è già resa conto di non essere fatta per vivere una vita tranquilla e monotona al fianco di Itokawa, la attirano lo spirito di avventura e lo slancio vitale incurante delle conseguenze di Noge. Lo ha già ammesso con lo stesso Itokawa, ma non le sarà facile confessarlo a Noge.
Questi dal conto suo, che ora ha un lavoro nell'esercito, confessa di essere cambiato anche nello stile di vita, e sembra avere rinunciato ai suoi slanci rivoluzionari.
I sentimenti di Iukie i suoi progetti di vita non sono chiari nemmeno a lei stessa ed infine prenderà la decisione di andare a vivere da sola, per capire meglio cosa vuole veramente dalla vita.
Si trasferirà a Tokyo, ma nemmeno lì troverà serenità, sempre vagheggiando nuovi progetti come quello di trasferirsi in Cina, ma sempre incapace di trovare interesse in qualcosa.
La ritroviamo così 3 anni dopo, nel 1941, quando il Giappone sta per entrare nella seconda guerra mondiale.
Non ha mai tentato di incontrare di nuovo Noge, ma viene a sapere da Itokawa, ormai sposato e prossimo a diventare padre, che anche lui risiede ora nella capitale.
Da lui viene a sapere che Noge dirige ora un istituto di ricerche storiche e sociali. Non dice nulla, ma sa già he lo andrà a cercare.
Anche in un'opera indiscutibilmente poco riuscita, ed anche nei momenti meno felici, Kurosawa è pur sempre un grande artista, ed il suo soffio poetico a volte è impetuoso ed emerge, nonostante ogni circostanza avversa.
Iukie dopo essersi fatta annunciare, senza tuttavia lasciare il suo nome, rinuncia e si allontana.
Tornerà da allora molto spesso e per lungo tempo alle porte dell'istituto, senza trovare mai il coraggio di entrare di nuovo.
La lunga sequenza in cui Iukie, nelle varie stagioni, abbigliata modernamente o col tradizionale kimono, vaga per quella strada senza sapere che fare, è singolarmente leggera e piacevole anche se priva di fatti, di dialoghi e di altri personaggi.
Non sapremo mai se è per caso che Noge finalmente la incontra, mentre intenta ai suoi pensieri nemmeno si accorge del suo arrivo.
Già a questo punto il film vira verso altri orizzonti: non più il tentativo di rendere conto di avvenimenti epocali che probabimente Kurosawa non si sentiva di rappresentare sentendosene troppo coinvolto di persona, ma la vicenda di due esseri umani. Tutto il resto, per quanto drammatico, rimarrà sullo sfondo.
Yukie sente che l'ideale che brucia Noge può dare un senso anche alla sua vita, e chiede di esserne messa a parte.
Nonostante tutto il suo tentativo resterà vano, ed il suo carattere capricciosamente irrequieto non le consentirà di trovare appagamento nemmeno nella unione con Noge, con cui va ben presto a vivere.
I rapporti tra i due pur conoscendo momenti felici saranno sempre tesi: l'inquietudine di Yukie ha origini lontane, e Noge anche per tutelarla non le confida tutto. Lei in qualche modo avverte la necessità di questo riserbo ma caratterialmente lo interpreta come una mancanza di fiducia.
Come già detto Kurosawa replicherà in L'idiota questa situazione di difficoltà tra due persone che pure si amano, protagonisti il visionario e romantico Kameda e l'inquieta Ayako, come se avesse sentito di non essere riuscito ad esprimere tutto quanto avrebbe voluto qui rendere manifesto sullo schermo.
Se è così Kurosawa stava forse pretendendo troppo dalla sua pur grande maestria di narratore: vi sono sentimenti che è possibile rappresentare ma rimangono impermeabili ad ogni tentativo di approfondimento.
Col tempo sembra che le oasi di serenità inizino ad allargarsi, e Noge a confidarsi maggiormente con Yukie. Porta sempre con se la foto degli anziani genitori, che vivono in uno sperduto paese di campagna, e che non vede ormai da 10 anni.
I due non avranno modo di continuare la loro reciproca scoperta.
Noge ha un appuntamento in un ristorante, e porta con se un pacco. La polizia sicuramente lo sorvegilava da tempo, in attesa di coglierlo sul fatto con del materiale compromettente.
Il cameriere che sembra attendere i suoi ordini è in realtà un poliziotto travestito, che si getta su Noge e lo trattiene per dare tempo ai colleghi di intervenire ed arrestarlo.
Yukie non vedrà mai più Noge.
Anche lei viene arrestata, dopo una irruzione nella casa da parte di un nugolo di poliziotti in borghese, e condotta in prigione.
Vi rimarrà dverso tempo per fiaccarne la resistenza ed indurla ad una confessione.
Kurosawa lascia intuire l'entità del tempo trascorso, e le angosce della giovane donna precipitata in un incubo di cui non intravede nemmeno la fine, attraverso il moto di una pendola in sovraimpressione.
E' incaricato del suo interrogatorio un disincantato funzionario di polizia.
E' impersonato da Takashi Shimura, dopo i brevi ruoli di contorno ricoperti in Lo spirito più evelato e Gli uomini che camminavano sulla coda della tigre alla sua prima prova di un certo impegno, ricca di primi piani e che richiede grandi doti di caratterista.
Sappiamo che diventerà poi in breve uno dei pilastri portanti sui quali Kurosawa fondò i suoi maggiori capolavori.
Durante uno degli interrogatori gli altoparlanti della radio presenti ovunque diffondono a grande volume un comunicato: le forze giapponesi hanno attaccato la base navale statunitense di Pearl Harbour, dando inizio alla guerra.
Questo certamente non contribuisce ad alleggerire la posizione dei due, accusati di spionaggio. Per quanto provata Yukie non cede, del resto non avrebbe nulla da confessare nemmeno volendo.
Quando improvvisamente viene liberata e riportata a casa dal padre non sa spiegarsene la ragione, ma non ne ha nemmeno le forze.
Dietro la sua liberazione c'è in realtà Itokawa, che è diventato un importante funzionario della Procura.
Il professor Yagihara si reca da lui: ha esaminato le carte e non crede alla colpevolezza di Noge: intende assumerne la difesa.
Nonostante sia ormai anziano sente di dover fare qualcosa, quello che non ha avuto energia di fare nei 10 anni da quando ha abbandonato l'università. Sente di avere imparato qualcosa, lui maestro, dal suo antico allievo.
Ma è troppo tardi: Itokawa gli comunica che quella notte Noge è deceduto nel carcere della questura.
La notizia annienta Yukie.
Il padre tenta di farla riprendere dalla crisi: deve dimostrarsi degna moglie di Noge.
E deve sempre ricordare quello che le ha detto quando decise di andare a vivere da sola per essere più libera: la libertà ha un prezzo.
Yukie si scuote e all'improvviso prende una decisione: andrà dagli anziani genitori di Noge.
Yukie ha portato con se le ceneri di Noge e le ha consegnate alla madre (Haruko Sugimura).
Di notte - così non si seppelliscono nemmeno i cani commenta l'anziana madre - le depongono in una fossa che lei ha scavato con le sue mani.
La gente del luogo ha creduto che Noge fosse una spia e le due donne sono costretti a seppellirne i resti clandestinamente.
E' solo la prima di una lunga serie di prove che Yukie dovrà superare, passando attraverso l'inferno non per rivivere ma per iniziare finalmente, per la prima volta, semplicemente a vivere.
La casa è sprangata per evitare visite di malintenzionati, e ogni giorno appare sui muri qualche scritta ostile.
I genitori di Noge vivono come uccelli notturni, senza mai vedere la luce del sole ed uscendo solo nell'oscurità, per evitare di incontrare altre persone, a sbrigare le loro faccende.
Yukie fatica anche a farsi accettare.
Il suo desiderio è di rimanere a vivere assieme ai mancati suoceri, ma il padre di Noge (Kokuten Kodo) è piombato in uno stato apatico da cui nulla sembra riuscire a scuoterlo. Non le parlerà mai.
La madre dal canto suo è scettica sulle possibilità di una donna di città di adattarsi alla dura vita della campagna.
Yukie non si dà per vinta e chiede di essere messa alla prova ma la donna non ha tutti i torti: oltre a superare le difficoltà ambientali Yukie dovrà anche sfidare l'ostilità della gente.
Lo strenuo lavoro fisico richiesto dal lavoro dei campi mette a dura prova la resistenza di Yukie, solo l'ostinata volontà di rendersi degna di essere la moglie di Noge, di gridarlo con orgoglio anche di fronte ad un mondo ostile, la sorregge.
La sfida del lavoro per quanto impegnativa non le basta: libera dalle assi inchiodate la porta di casa e nonostante lo sbigottimento della vecchia esce per recarsi nei campi in pieno giorno, affrontando l'ostilità del paese.
Verrà attorniata e derisa dai bambini ogni giorno, mentre gli adulti la ignorano metodicamente, limitandosi a fissarla con ostilità , ad additarsela l'un l'altro o al contrario a chiudere la porta di casa al suo passaggio, o infine a deriderla nascosti dietro gli alberi quando cade al suolo spossata dalla fatica.
Il solo risultato che Yukie riesce ad ottenere è quello di conquistare perlomeno la stima e l'apprezzamento da parte della suocera. Lavorano fianco a fianco per mesi nel campo di riso, in mezzo all'acqua gelida.
La voce immateriale di Noge, che le ripete incessantemente i suoi incitamenti a non cedere, a perseguire i propri ideali a qualunque costo, le fornisce l'energia interna necessaria per non cedere, anche se il corpo è giunto al limite dello sfinimento e forse lo ha addirittura oltrepassato.
Negando l'evidenza anche a se stessa continua a lavorare anche con i sintomi della febbre provocanta dalla continua permanenza nell'acqua.
Crollerà proprio quando la suocera ride estasiato al vedere la grande distesa di piantine di riso in germoglio, che hanno piantato da sole.
Nemmeno quando è a letto scossa dalla febbre però il suocero le rivolge la parola.
Il giorno seguente una terribile sorpresa attende le due donne: i loro campi sono stati distrutti dagli altri contadini. I parenti delle spie non devono nemmeno vivere.
Nel campo sconvolto sono stati piantati dei cartelli: "I traditori della patria non hanno diritto di coltivare".
Yukie li strappa con rabbia, ed inizia a raccogliere le piantine sradicate per tentare di recuperare qualcosa della semina.
Con loro grande sorpresa vedono una figura barcollante avanzarsi correndo tra i campi: è il vecchio.
Travolto dalla furia ha però recuperato la parola ed inizia ad inveire contro i crudeli e sciocchi contadini che hanno emesso ed eseguito di persona quella inumana sentenza.
Yukie e la suocera sorridono: quella assurda ed implacabile ostilità e quella nuova tragedia hanno avuto perlomeno il merito di farli diventare una famiglia unita.
Nella sequenza successiva Kurosawa indugia sulle mani di Yukie che si muovono agili sulla tastiera. La donna è colta da un attimo di nostalgia per la sua vita trascorsa, noiosa ma indubbiamente comoda?
L'immagine sfuma, le mani di Yukie sono ora immerse nell'acqua, intente al lavoro quotidiano nella risaia.
Un passante la chiama: sta cercando la casa dei Noge: lei può indicarla?
E' solo lentamente, riemergendo da un altro mondo, che Yukie riconosce Itokawa.
Ed è solo a stento e con stupore che lui la riconosce a sua volta.
E' venuto su richiesta della madre di Yukie, per convincerla a tornare a casa.
Ma fa immediatamente un passo sbagliato, criticando le scelte sbagliate di Noge.
La reazione di Yukie lo lascia stupito, ma non ammette repliche.
Dapprima si limita a fissarlo muta, con un enigmatico sorriso, e quando poi lui chiede di visitare la tomba di Noge glielo proibisce.
E gli rammenta che non è in grado di giudicare le scelte di Noge: solo il tempo potrà permettere di comprendere se fossero giuste o meno.
A Itokawa, consapevole di essere di fronte a qualcosa che non sarà mai in grado di comprendere, non resta che allontanarsi.
La guerra è finalmente finita.
Il professor Itokawa è tornato alla Università di Kyoto per tenervi un discorso,.
E per ricordare quel suo vecchio allievo, Ryukichi Noge, che sedeva un giorno in platea assieme agli altri, quel suo allievo da cui lui ha potuto imparare tanto.
Ed è nella speranza di veder nasce un altro Noge, un secondo, tanti altri ancora, che ha deciso di tornare alla Università e riprendere l'insegnamento.
La tastiera del pianoforte conosce ancora le mani di Yukie.
E' tornata in visita ai suoi genitori.
Invano la madre la incita a rimanere, essendo raggiunto il suo scopo, quello di dimostrare con i genitori di Noge di essere stata la degna compagna del loro figlio.
Yukie fa notare le sue mani: si sono trasformate, sono ormai quelle incallite ed indurite di una contadina. Il suo posto è sempre là.
Accanto alla trasformazione delle mani chiaramente ne è avvenuta anche un'altra, più importante, nell'animo di Yukie.
Sente che ritornando nella campagna potrà realizzare quello che era l'ideale di Noge: vivere una vita che si possa lasciare infine quando sarà il momento, senza la sensazione di averla sprecata, gettata al vento, senza alcun rimpianto per la propria giovinezza.
Yukie si reca ancora una volta presso il lago dove lei ed il gruppo di studenti erano andati in gita tanti anni prima.
Indugia sui bordi di quel ruscello dove Noge l'aveva presa in braccio, quasi di prepotenza, per portarla sull'altra riva.
Degli universitari in gita attraversano a loro volta il torrente. Cantano la stessa canzone che cantavano loro quel giorno.
Lei li fissa, pensierosa.
Sta ora ritornando dai suoceri, camminando a piedi su una strada sterrata che sembra interminabile.
Passano dei camion, che portano contadini sul cassone, e l'ultimo si ferma.
L'hanno vista, e vogliono darle un passaggio.
Tra i contadini solo volti sorridenti, felici di vederla tornare a casa.
Yukie sta vincendo la sua battaglia.