Tecnica/Cultura

Il bokken: strumento di lavoro, simbolo di una antica tradizione marziale - Al di là delle leggende

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Va da sé che non fu certamente Tsukahara Bokuden ad inventare il bokken.

Appare irrealistico credere che in una paese con una tradizione marziale già millenaria all’epoca di Tsukahara - cioè nel XVI secolo -  nessuno avesse ancora pensato di allenarsi con un bastone di legno robusto che riproducesse grosso modo la forma, l’equilibrio ed il peso di una spada, come il rudis utilizzato nel Campo di Marte della Roma arcaica, diversi secoli a.C., per addestrare i coscritti.

Publio Vegezio Renato nel tardo testo Epitoma rei miliitaris, risalente al V secolo d.C., afferma: "Gli antichi, come si trova nei libri, in questo modo esercitavano le reclute. Preparavano scudi di vimini arrotondati come canestri, fatti in modo da pesare il doppio dello scudo pubblico. Ugualmente affidavano alle reclute spade di legno pesanti il doppio di un gladio."

Quindi la risposta più verosimile che si possa dare sull’origine del bokken è che essa si perde nella notte dei tempi.

 

 

 

Secondo ulteriori fonti Bokuden avrebbe introdotto non il bokken ma lo shinai: la spada lamellare di bambu utilizzata nella pratica del kendo. Il suo scopo sarebbe stato quello di evitare i numerosi incidenti, anche gravi, causati dall’uso del bokken. Ma sembra che sia stato in realtà Yamada Heizaemon o forse ancora suo figlio Naganuma Shirozaemon Kunisato (1688-1767), parliamo quindi di circa 200 anni dopo.

Di sicuro Yamada che, partendo dall’amalgama di Kashima Ryu e Shinkage Ryu insegnato da Bokuden sotto il nome di Kashima Shinto Ryu ed adattandolo al suo sentire aveva creato la scuola Jikishin Kage Ryu, scriveva:

Per giungere ad una comprensione effettiva del combattimento mortale è necessario che entrambi gli adepti indossino do, men, kote e altre protezioni, e forgino se stessi [evitando] la confusione generata dall’ingaggiare combattimenti senza alcuna regola.

Il do è una armatura protettiva in lamine di bambu rivestite di cuoio che protegge dal colpo all'addome, il men è un casco di protezione munito di griglia, che scende a proteggere anche la gola; i kote sono guanti che proteggono anche il polso. I colpi ammessi nel kendo sono tre fendenti, men al capo, kote al polso, do all'addome e un affondo, lo tsuki diretto alla gola. Nel testo di cui dispongo, in inglese, appare la parola throught (attraverso, per mezzo di); il senso della frase sembra però opposto, e propongo la parola [evitando]

Già nei primi tornei affrontati da Tsukahara Bokuden, in età molto giovane, si menziona espressamente l'uso del bokken: nella finale del torneo tra i campioni dell'est che si tenne nel 1511 il maestro Matsumoto gli spezzò il bokken con un colpo, e Tsukahara chiese il ricorso al corpo a corpo finendo per avere la meglio.

Quello utilizzato in epoca antica non era probabilmente un bokken come quelli che siamo abituati a vedere oggi: era raro l’uso della katana, generalizzatosi solo a partire dal 1600, e le spade da allenamento avrebbero con ogni probabilità tentato di emulare piuttosto il tachi¸ arma piú lunga della katana perché generalmente utilizzata a cavallo. Ne troviamo conferma anche dal nome di una delle scuole studiate da Tsukahara Bokuden: il Kashima no tachi.

 

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