Tecnica/Cultura
Il bokken: strumento di lavoro, simbolo di una antica tradizione marziale - La leggenda del bokken
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Secondo una diffusa leggenda il bokken fu introdotto dal maestro Tsukahara Bokuden dopo un memorabile duello con Miyamoto Musashi, agli inizi del XVII secolo, e prenderebbe il suo nome proprio da lui (Bokuden => bokken).
Una stampa giapponese di Yoshitoshi, del 1880, mostra infatti Miyamoto Musashi, armato delle due spade utilizzate nella sua scuola (Niten ichi ryu), nell’atto di avventarsi su Tsukahara Bokuden. Le fonti che citano l'episodio affermano che Tsukahara istruí intensivamente Musashi per un periodo di sei mesi.
Dopo il suo ritiro, avvenuto quando aveva già superato gli 80 anni, avrebbe incontrato di nuovo il suo antico allievo affrontandolo in un duello amichevole in cui riuscì ad avere la meglio. E sarebbe proprio in questa occasione che adottò per la prima volta il bokken, oppure gli balenò l’idea di adottare un simile attrezzo da allenamento.
Molto bello, e suonerebbe abbastanza plausibile, ma già alcune incongruenze nella stampa, su cui torneremo, dovrebbero mettere in allarme il praticante non alle prime armi e fargli concludere che quella stampa, per quanto antica, non costituisce una prova.
Senza tirarla troppo per le lunghe, arriviamo subito alla smentita, inequivocabile e incontestabile, di questa leggenda. L’anagrafe non perdona: Tsukahara Bokuden, 1489-1571 (1572 secondo alcune fonti) morì in tarda età ma sicuramente prima della nascita di Miyamoto Musashi, che si pensa nato nel 1584 anche se alcuni propongono la data del 1581. Non è assolutamente possibile di conseguenza che questo duello sia avvenuto.
Un giapponese di media cultura non avrebbe nemmeno bisogno di consultare un libro per controllarvi le rispettive date di nascita in quanto i due personaggi appartengono ad epoche storiche differenti. Tsukahara Bookuden visse sul finire dell'epoca Muromachi (1338-1573), mentre Miyamoto Musashi nacque in epoca Azuchi Momoyama (1568-1600) ma le sue imprese appartengono tutte all'epoca Edo (1600-1868). Scatta insomma l'allarme istintivo che dovrebbe scattare in ognuno di noi leggendo di un incontro tra Napoleone e Vittorio Emanuele III.
Per comprendere come nascono queste leggende ci dovremo allontanare momentaneamente dal tema del bokken, ma non saranno digressioni inutili.
In ogni cultura, le belle storie hanno avuto da sempre l’abitudine di duplicarsi e di venire attribuite a differenti personaggi in epoche anche assai distanti. Lo conferma anche la storia occidentale: chiunque abbia letto un testo di storia sull'antica Roma si sarà imbattuto in molte avvertenze dello stesso tenore: questo o quell'episodio non sarebbero in realtà mai avvenuti, trattandosi di mere duplicazioni di episodi posteriori, retrodatate e abbellite per la naturale tendenza degli esseri umani alla esagerazione, o per nobilitarle dando loro una patina di antichità. Non dovremo esimerci dall’utilizzare lo stesso metro di giudizio per la storia, e le storie, del Giappone feudale. Non pretendiamo quindi di demolire aprioristicamente tutto quello che leggiamo, ma prepariamoci ad esercitare il nostro spirito critico.
Molte delle false piste che il ricercatore incontra nel suo cammino nella storia del Sol Levante hanno origini popolari. era infatti d’uso fino al 1930/1940 circa che i cantastorie girassero per i villaggi giapponesi raccontando nei loro kodan di inverosimili leggende in cui venivano mescolati senza alcuna remora personaggi appartenenti ad epoche molto lontane. Non era infrequente sentirli cantare le imprese di Minamoto no Yoshitsune (XII secolo) alle prese col già citato Musashi (XVII secolo), e spesso le imprese dell’uno venivavo attribuite all’altro, perché sono i due guerrieri più conosciuti nella storia del Giappone, ed un loro incontro o duello costituisce automaticamente una forte attrattiva, tanto più forte proprio perché inverosimile
A titolo di esempio, aggiungiamo che lo stesso Tsukahara avrebbe secondo alcune cronache combattuto anche contro Sasaki Kojiro (ucciso in duello da Musashi il 13 aprile del 1612) anzi sarebbe stato proprio lui ad insegnargli il famoso colpo a coda di rondine per cui andava famoso. Di Sasaki si conosce molto poco, si pensi che la sua età al momento del duello fatale viene calcolata addirittura tra i venti anni (in quel caso sarebbe stato una decina di anni più giovane di Musashi) e i cinquanta.
E troviamo una duplicazione pressoché perfetta del duello Tsukahara - Musashi in un'altra tenzone, su cui veramente non si sa molto, ma che interessa anchessa il praticante di aikido.
Muso Gonnosuke Katsuyoshi è il fondatore della scuola di jodo Muso Shinto Ryu, ma nemmeno di lui si conosce molto. Si crede che sia l'inventore del jo, il bastone da combattimento di 4 shaku e 8 bu (circa 128 cm) ben noto anch’esso ai praticanti di aikido. Si dice che ebbe l'intuizione di accorciare il bo, un bastone dritto lungo 6 shaku (180 cm) ottenendone un’arma ben piú maneggevole e micidiale.
Ebbe un primo duello con Musashi in epoca e località imprecisate, secondo alcuni armato di bokken, secondo la maggior parte delle fonti utilizzando il bo, e venne sconfitto. Musashi bloccò la sua arma utilizzando le due spade incrociate a formare una x, una tecnica chiamata in giapponese jujidome (il numero 10, juji, rappresentato con un ideogramma simile ad una croce, è l'equivalente del nostro x).
Va precisato per completezza di informazione che nella panoplia del samurai esisteva già un'arma paragonabile al jo; si chiamava yarite e consisteva in una lancia più corta del consueto, da utilizzare prevalentemente per combattimenti in luoghi ristretti. Erano infatti armati di yarite molti dei 47 ronin già appartenuti al clan degli Asano che in una fredda notte del dicembre 1702 (gennaio 1703 secondo il nostro calendario) assalirono la dimora fortificata in cui si era rifugiato il signore di Kira, causa della rovina del loro feudo e della morte del loro signore Asano Takumi no kami.
Tornando alla storia di Gonnosuke Katsuyoshi, si vuole che si sia ritirato nel tempio di Shinto, da cui poi prese il nome la sua scuola, per seguire delle pratiche ascetiche al termine delle quali avrebbe intrapreso un lungo musa shogyo, pellegrinaggio marziale senza meta per incontrare gli esponenti delle maggiori scuole di spada e confrontarsi con loro.
In circostanze sconosciute, le prime cronache che ne fanno menzione risalgono al Kaijo Monogatari, che venne compilato solamente dopo la metà del XVII secolo, sarebbe avvenuto un secondo duello con Musashi, da cui Gonnosuke uscì vittorioso grazie all'uso del jo. La sua scuola, Muso Shinto ryu, ancora oggi si basa soprattutto sull'utilizzo del jo per difendersi da un attacco di spada. Ne riparleremo ovviamente quando tratteremo del jo.