Origines
O sensei
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Nel 1997 assieme a Giancarlo Pezzulli e Giovanni Granone iniziai la creazione del sito ufficiale dell'Aikikai d'Italia (www.aikikai.it). Una avventura durata per me più di 10 anni e che mi ha dato molto, un molto che ho cercato di restituire nei limiti delle mie capacità ai lettori. Sono tornato anche negli anni seguenti a collaborare, ma adesso come alcuni sanno ho preso strade apparentemente diverse pur considerandomi ancora sullo stesso cammino. Ma nonostante non sia più presente da molti anni, Wikipedia alla voce aikido continua ancora a citare tra le fonti la mia biografia del fondatore dell'aikido Ueshiba Morihei, che molti amano chiamare o sensei (grande maestro). Fu pubblicata su aikikai.it oltre 20 anni fa ma da molto tempo è stata tolta. Ritengo giusto ripubblicarla, con qualche aggiustamento, correggendo i refusi sopravvissuti fino ad oggi e i palesi errori scoperti nelle ricerche successive. Ma lasciando ove possibile il testo originale, con tutti i suoi difetti e - se ce sono - pregi.
P.B.
La ricerca
La regione dove sorge Tanabe era anticamente chiamata regione del Ki, ed attraverso i secoli fu continuamente frequentata da mistici, asceti ed eremiti che vivevano sovente negli anfratti naturali delle montagne di Kumano, alla ricerca del contatto con le misteriose sorgenti di energia cosmica che permeavano quei luoghi.
A Tanabe, il 14 dicembre del 1883, nacque Ueshiba Morihei. Fin dall'infanzia inizió lo studio dei classici cinesi sotto la guida di un prete della setta shingon, Fujimoto Mitsujo, mentre apprendeva direttamente dalla viva voce della madre le leggende del monte Kumano.
Pur discendente da una famiglia di gente vigorosa, la sua costituzione era fragile e tale rimase nel corso di tutta la sua vita, ma una forza di volontà indomabile e un'applicazione costante gli permisero di superare ogni ostacolo. Per contrastare la sua fragilità e le sue tendenze mistiche, il padre lo inizió all'arte del sumo e lo incoraggió a praticare altre arti marziali.
Dotato di prodigiosa memoria e di grande facilità di calcolo, studió da contabile e si trasferí a Tokyo nel 1902 dove approfondí lo studio delle arti marziali, probabilmente impressionato dall'aggressione che suo padre dovette subire ad opera di un gruppo di briganti. Praticó le scuole Tenshin Shin'yo (ju jutsu), Yagyu-ryu (ken jutsu) e probabilmente Shingake-ryu (ken jutsu). Ma una grave malattia lo obbligó a tornare a Tanabe, dove si sposó con Hatsu Itokawa.
Nel 1903 era stato riformato dalla leva militare a causa della statura insufficiente, per un solo centimetro (misurava 1,56). Deciso a non rassegnarsi, si fece sospendere a degli alberi con grossi pesi alle caviglie, in modo da allungare la colonna vertebrale. Venne accettato ad una seconda visita e partecipó alla guerra con la Russia, da cui tornó con il grado di sergente ed una fama di grande abilità nel maneggio della baionetta inastata (jukendo). Si era guadagnato anche il nomignolo di tetsujin, uomo di ferro, e pesava oltre 80 chili; aveva seguito mentre era distaccato a Nakai gli insegnamenti di Yagyu Ryu del maestro Masakatsu Nakai, che continuó a frequentare anche negli anni seguenti (aveva ricevuto nel 1908 il diploma di insegnante)
Dopo il suo ritorno a casa il granaio della casa paterna venne trasformato in dojo, e fu lí che Ueshiba seguí gli insegnamenti del maestro di judo Kiyoichi Takagi e quelli del politico Kumakusu Minakata, del quale condivise l'opposizione al degrado ecologico e morale della regione in nome del progresso.
Rendendosi conto che la situazione della regione era in ogni caso degradata, trattandosi di una zona montagnosa materialmente povera che viveva dei soli proventi della pesca artigianale, e non autorizzava grandi prospettive, aderí all'appello del governo giapponese per colonizzare l'isola di Hokkaido.
Si trasferí nel 1912 nel villaggio di Shirataki in Hokkaido profondendo tutte le sue energie fisiche e morali nello sviluppo della colonia, soprattutto dopo un incendio che nel 1916 aveva distrutto quasi completamente il villaggio; si calcola che abbia abbattuto da solo in un anno 500 enormi alberi. Organizzava tornei di sumo e jukendo per tenere alto il morale, praticava esercizi di purificazione nelle acque gelide dei torrenti, e trovava anche il tempo di lottare contro i briganti che infestavano la zona.
Fu ad Hokkaido che fece conoscenza col maestro Takeda Sokaku, della scuola Daito-Ryu, anche lui stabilitosi sull'isola. Fu indubbiamente l'esperienza che lo segnó maggiormante dal punto di vista tecnico. Seguí intensamente gli insegnamenti di Takeda, lo accompagnó spesso nei suoi viaggi e lo ospitó nella sua dimora. Ma sul finire del 1919 una grave malattia del padre costrinse Ueshiba a lasciare l'Hokkaido, in cui non avrebbe piú rimesso piede. Lasciando la sua casa a Takeda Sokaku, si mise in viaggio.
Si fermó per strada a Ayabe, per fare la conoscenza del mistico Onisaburo Deguchi,figura carismatica della setta Omoto-kyo, che destó in lui un'impressione incancellabile. Durante una sessione di preghiera, l'ombra di suo padre apparve a Ueshiba, che ne rimase scosso. Deguchi si diresse verso di lui chiedendogli cosa avesse. Ueshiba rispose che era preoccupato per suo padre, e Deguchi gli rispose semplicemente "Tuo padre sta bene. Lascialo partire.".
Il padre morí prima che Ueshiba facesse ritorno a Tanabe, lasciandoli un messaggio postumo: "Sii libero, vivi come vuoi realmente". Profondamente prostrato, Ueshiba partí con la sua spada in direzione delle montagne, dove per giorni interi si aggiró come una furia, combattendo contro le ombre.
Al suo ritorno decise di abbandonare la casa paterna per trasferirsi nella comunità Omoto-kyo di Ayabe, dove aprí un dojo divenendo definitivamente, all'età di 36 anni, un maestro di arti marziali. Durante il primo terribile anno Ueshiba perse per malattia i suoi due figli maschi e Deguchi venne arrestato dal governo per attività sovversiva, per essere rilasciato dopo quattro mesi. Nel 1921 la nascita di un nuovo figlio, Kisshomaru Ueshiba, diede il segnale di una svolta verso tempi migliori. Ueshiba condivise da allora per diversi anni gli ideali e le avventure di Deguchi, compreso l'idealistico quanto irrealistico tentativo di fondare in Manciuria una nuova comunità universale.
Fu in questo dojo di Ayabe che ebbe una esperienza unica che marcó la sua vita, e che pose termine alla sua ricerca.
Nota: ove non specificato altrimenti le foto provengono da Aikido Founder, pubblicazione commemorativa del centenario della nascita del fondatore pubblicata a Tokyo nel 1983 dalla Fondazione Aikikai del Giappone.
Takeda Sokaku
All'interno della famiglia Takeda, un ramo cadetto della famiglia Minamoto da cui provenirono per secoli gli shogun, detentori del potere temporale in Giappone, si hanno notizie da circa 1000 anni di una arte marziale riservata ai componenti del clan e trasmessa attraverso i secoli ai discendenti dei differenti rami della famiglia.
Takeda Sokaku nacque il 10 ottobre 1859 nel palazzo dei Takeda in Aizu, e seguí gli insegnamenti paterni di kenjutsu, bojutsu e Daito-ryu, mentre studiava anche Ono-ha Itto-ryu al dojo Yokikan con Shibuya Toda.
Dal 1873 sotto la guida di Sasakibara Kenkichi si immerse nello studio del Jikishinkage-ryu, incontrando molti dei piú grandi maestri di spada dell’epoca, membri del Kobusho (la scuola ufficiale di arti marziali dello shogunato Tokugawa). Padroneggió un gran numero di tecniche e di armi inclusi spada (ken), bastone (bo), bastone corto (hankyu), pugnali da lancio (shuriken) e lancia (yari) in stile Hozoin-ryu.
Intraprese poi il suo musha-shugyo, pellegrinaggio teso al miglioramento dell'arte attraverso il confronto e lo scontro con altre scuole ed altri maestri, visitando ogni dojo, mettendo alla prova e perfezionando le sue conoscenze marziali dovunque si recasse. Approfondí inoltre il suo retroterra spirituale attraverso costanti visite dedicate alla preghiera, alla devozione e alle pratiche ascetiche in santuari come l'Udomyojin in Kyushu, il Monte Futara in Nikko ed il Monte Haguro nella provincia di Dewa. Le sue conoscenze di spada erano ineguagliate e veniva temuto come "il piccolo Tengu di Aize" (i tengu sono dei demoni dal lungo naso, rinomati anche per le loro abilità nell’arte marziale).
Nel 1875, dopo un infruttuoso tentativo di partecipare alla ribellione lanciata da Saigo Takamori in Satsuma contro le forze del nuovo regime Meiji, repressa prima che lui potesse varcare le linee, ritornó ad Osaka passando 10 anni come ospite nel dojo Kyoshin Meichi-ryu del maestro di spada Momonoi Shunzo.
Fu attraverso Saigo Tanomo, ex Consigliere Capo del dominio di Aizu, poi divenuto prete Shinto col nome di Hoshina Chikanori, che apprese l’oshikii uchi. Sokaku ricevette l’insegnamento nelle arti dello oshiki iuchi da Chikanori durante il suo apprendistato come sacerdote, che non ebbe peró seguito, e ritornó piú volte da allora a far visita al suo mentore. Sotto la guida di Chikanori si dice che abbia manifestamente perfezionato miracolose capacità di comprensione dell’altrui mente e dei pensieri, e che abbia afferrato ogni aspetto profondo dello oshiki uchi.
Il 12 maggio del 1898 Chikanori gli presentó un singolare poema, trascrivendolo nel registro delle iscrizioni di Sokaku. Una interpretazione delle parole di Chikanori è che stia paragonando il flusso di un fiume al flusso del tempo. Con l’inizio del periodo Meiji aveva avuto temine infatti l’età della spada, e qualunque fosse stato il grado di conoscenza di un uomo d'arme, egli non avrebbe piú potuto lasciare alcun segno né raggiungere alcuna meta. Di conseguenza, era il momento di cercare e costruire la propria via attraverso il jujutsu. ossia l'arte dell'adattamento, che non richiede l'uso di armi.
Da questo momento, Sokaku identificó sé stesso come un praticante sia di Daito-ryu aiki jujutsu che di Ono-ha Itto-ryu e viaggió attraverso il Giappone insegnando ambedue le arti per essere riconosciuto come il rianimatore (chuko-no-so) del Daito-ryu.
Sokaku non era grande e grosso – era alto non piú di 150 centimetri – ma i suoi occhi erano perforanti e le sue tecniche erano di un livello quasi sovrannaturale. Si dice che fosse capace di indovinare passato, presente e futuro di una persona ancora prima di conoscerla. Tra i suoi studenti piú conosciuti, oltre naturalmente al Fondatore dell'aikido Ueshiba Morihei, vi furono Saigo Tsugumichi, il maestro di spada dello Hokushin Itto-Ryu Shimoe Idetaro. Insegnò ad almeno altre trentamila persone: la firma con sigillo di ognuno di essi appare nel registro di iscrizione, ancora conservato ai nostri giorni.
Takeda Sokaku si spense il 25 aprile del 1943, all’età di 83 anni, mentre insegnava nella prefettura di Aomori.
Testo e foto: © Daito-ryu Aiki Jujutsu Hombu/Kondo Katsuyuki e Koryu Books.
Con adattamenti redazionali dello scrivente
Pubblicato dietro autorizzazione, grazie alla cortesia di mr. Derek Steel.
Daito-ryu: http://www.daito-ryu.org/
Koryu Books: http://www.koryubooks.com/
Deguchi Onisaburo
Ueda Kisaburo nacque nel 1871 nella città di Kameoka da una famiglia di piccoli agricoltori. Dovette abbandonare le scuole ben presto per aiutare i familiari ma riuscí a continuare gli studi da autodidatta, mostrando fin da giovane straordinarie capacità interiori
Nel 1898 venne iniziato durante un ritiro spirituale di una settimana nel santuario del monte Takakuma presso Kameoka; raggiunse un alto grado di padronanza dei suoi poteri paranormali, divenendo allo stesso tempo pienamente cosciente della sua missione.
Seguendo l’avvertimento profetico di "andare a Nord Ovest", si recó in visita alla mistica Nao Deguchi (1837-1916), unendosi a lei e fondando la setta Omoto. Di lí a poco sposó la figlia di Nao, Sumiko (1883-1952) e prese il nome di Onisaburo Deguchi che poi mantenne per sempre.
Una tappa fondamentale nella vita di Onisaburo Deguchi e del gruppo Omoto, è la pubblicazione dei Racconti dal mondo dello Spirito, avvenuta nel 1921. In questa monumentale opera di 81 volumi Onisaburo detta le linee di comportamento agli accoliti, raccoglie ed illustra le profezie della fondatrice, traccia a grandi linee la storia dell’umanità.
Inserendosi nell’onda del grande movimento spirituale degli anni 20, che diede vita in Europa all’Esperanto (1923) e nel mondo alla Federazione Mondiale Religiosa (1925) Onisaburo Deguchi fondó l’Associazione dell’amore Universale e della Fratellanza, con l’intento di abbattere ogni barriera di razza e religione. Mantenne stretti contatti con associazioni analoghe disseminate in tutto il mondo.
Sostenendo che l’Arte è la madre della religione; l’arte permette la nascita della religione, Deguchi aiutó la sua crescita interiore anche mediante una vasta ricerca artistica; spazió dalla letteratura alla pittura, dalla calligrafia alla poesia, ma la sua vera specialità fu la ceramica. Gli ultimi anni della sua vita durono consacrati alla creazione di oltre 3000 tazze da te, dipinte a vivaci colori con reminiscenze degli impressionisti francesi.
Le attività del gruppo Omoto vennero ripetutamente ostacolate dal governo giapponese. Durante il Primo incidente di Omoto, nel 1921, Deguchi venne arrestato. Nel 1935 il governo decise di nuovo un intervento contro il gruppo (Secondo incidente di Omoto) e dal 1935 al 1945 le attività del gruppo vennero proibite mentre la guida spirituale (la moglie di Onisaburo, Sumiko) veniva tenuta in prigione.
Onisaburo morí nel gennaio del 1948, all’età di 78 anni. Dopo la sua morte una vasta selezione delle sue opere in ceramica, da lui definite Le coppe scintillanti, venne esibita in una esposizione che traversò 6 nazioni d’Europa e Nord America. Quattro anni dopo scompariva Sumiko.
Le linee fondamentali di questa biografia sono tratte da quella ufficiale pubblicata dalla organizzazione Omoto-Kyo (http://www.oomoto.or.jp/).
E' il 1925. E' passato circa un anno dalla avventura in Mongolia. Onisaburo Deguchi, accompagnato dalla sua guardia del corpo Ueshiba Morihei e da pochi altri compagni, andava alla ricerca di una nuova terra promessa in cui intendeva fondare il regno del Cielo nella Terra.
Ben presto arrestati dalle truppe cinesi, condannati a morte e condotti in catene sul luogo dell'esecuzione, Deguchi e i suoi vennero misteriosamente risparmiati ed in seguito graziati ed espulsi grazie all'intervento del console giapponese, ritornando incolumi ad Ayabe.
Durante la drammatica esperienza, Ueshiba aveva preso coscienza delle sue facoltà. In particolare aveva scoperto che riusciva a percepire l'intenzione dei nemici sotto forma di una pallottola spirituale che lo colpiva prima ancora che il nemico tirasse il grilletto della sua arma, e che la traiettoria reale delle pallottole gli era visibile in anticipo sotto forma di raggi di luce.
Riprese l'insegnamento nel suo dojo di Ayabe, che ormai da tempo veniva identificato come la fucina di una nuova arte marziale differente da ogni altra, ma ancora definita aikibujutsu. Ma era evidente che qualcosa in lui era cambiata, e le domande che si affollavano alla sua mente non potevano trovare una risposta.
Nella primavera del 1925 un ufficiale di marina venuto a fare la sua conoscenza ebbe un diverbio con lui per futili motivi, piú probabilmente fragili pretesti al loro desiderio di confrontarsi. Decisero di battersi, e l'ufficiale impugnó il suo bokken.
Di nuovo Ueshiba provó la stessa esperienza che aveva avuto in Mongolia: era cosciente dei movimenti e delle intenzioni stesse del suo avversario prima ancora che si materializzassero. Fu estremamente facile per lui schivare ogni attacco senza reagire, fino al momento che l'ufficiale cadde a terra stremato, senza essere nemmeno riuscito a toccarlo una volta.
Ueshiba si recó in un giardino lí vicino per rinfrescarsi e scaricare la tensione. Asciugandosi il sudore dal viso, fu preso da una sensazione mai provata fino ad allora, incapace di camminare e di sedersi, in preda ormai all'estasi. Cosí descrisse la sua esperienza:
Ebbi la sensazione che l'universo improvvisamente tremasse e che uno spirito d'oro, venendo su dalla terra avvolgesse il mio corpo e lo trasformasse in un corpo d'oro. Nello stesso tempo la mia mente ed il mio corpo divennero luminosi. Ero in grado di comprendere il cinguettío degli uccelli ed ero chiaramente cosciente della mente di Dio, il creatore di questo universo. In quel momento io fui illuminato: la fonte del Budo è l'amore di Dio; lo spirito dell'amorevole protezione di tutti gli esseri. Infinite lagrime di gioia scesero giú dalle mie guance.
Da allora mi sono sforzato di comprendere che tutta la terra è la mia casa ed il sole, la luna, le stelle, sono tutte mie proprie cose. Io mi liberai da ogni desiderio non solo di avere una posizione, fama, prosperità, ma anche di essere forte. Compresi che il Budo non è far cadere l'avversario con la forza; neppure è uno strumento per portare il mondo verso la distruzione con le armi. Il budo genuino è accettare lo spirito dell'universo, prendere la pace del mondo, parlare correttamente, proteggere e coltivare tutti gli esseri della natura. Io capii che l'esercizio del Budo è accettare l'amore di Dio che se posto nel giusto senso protegge e coltiva tutte le cose della natura, utilizzarlo ed assimilarlo nella nostra stessa mente e nel nostro stesso corpo.
Nel 1925 il capitano della squadra di judo della università Waseda di Tokyo, di nome Nishimura *, si recó ad Ayabe per visitare il centro Omoto-kyo di cui era un simpatizzante; venne invitato da Deguchi a fare la conoscenza di un insegnante locale che si ipotizzava fosse il miglior budoka del Giappone.
Nishimura al vedere vedendo Ueshiba pensava di avere già partita vinta: era un ragazzo grande e e grosso ed agonisticamente fortissimo, e si trovava di fronte un piccolo uomo maturo dall'aria grassoccia. Venne però ripetutamente proiettato a terra senza aver nemmeno potuto capire cosa gli era successo. Ma quello che lo lasció di stucco fu il sorriso cordiale con cui il fondatore attendeva i suoi attacchi. Esclamó alla fine: "Un'arte marziale che ti butta a terra con un sorriso! Magnifico!!!"
Nishimura non mancò, una volta tornato a Tokyo, di far conoscere la sua esperienza. Cominció cosí a spargersi la voce che c'era ad Ayabe uno strano maestro capace di fare magie. Nell'autunno del 1925 l'ammiraglio Isamu Takeshita, grande promotore dello sviluppo delle arti marziali, invitò Ueshiba a Tokyo per tenere una dimostrazione della nuova arte di fronte ad un pubblico ristretto e qualificato, presso l'abitazione dell'ex primo ministro Gombei Yamamoto.
L'impressione fu enorme, e Ueshiba venne invitato a trattenersi a Tokyo per tenere al palazzo imperiale di Aoyama un seminario di tre settimane, riservato ad alti gradi ed insegnanti di judo e kendo. Ripetutamente invitato a tornare, con la prospettiva di fondare una nuova arte che avrebbe lasciato il segno che gli si schiudeva davanti, tuttavia Ueshiba si trovava di fronte ad un problema che gli avrebbe imposto una scelta.
I circoli ufficiali che pur lo avevano accolto molto favorevolmente e si offrivano di divenire il canale di diffusione della sua arte, non potevano peró approvare il coinvolgimento con un gruppo in contrasto con la linea governativa. Ueshiba fu consigliato dallo stesso Deguchi di prendere le distanze dalla Omoto-kyo e di dedicarsi ufficialmente alle arti marziali. Queste furono le sue parole "Lo scopo della vostra vita è di rivelare al mondo il vero significato del budo".
Nel 1927 Ueshiba lasció definitivamente Ayabe, con la benedizione di Deguchi, e si trasferí a Tokyo, dedicandosi nei primi anni a continue visite e ad insegnamenti itineranti in numerosi dojo, appoggiandosi soprattutto ad una sala concessagli dal nobile Shimazu. Nel 1930 inizarono i lavori di preparazione di un dojo stabile in Wakamatsu, che venne inaugurato nel 1931 col nome di Kobukan.
Lo sviluppo dell'aiki-budo fu impressionante, e venne arrestato solo dallo scoppio della guerra, poco dopo il riconoscimento al Kobukan dello statuto di fondazione alle dipendenze del Ministero della Salute Pubblica. Ma poco dopo, in seguito all'unificazione di tutte le arti marziali all'interno del Butokukai, sotto stretto controllo governativo, Ueshiba decise di abbandonare ogni carica ufficiale e di ritirarsi nella lontana prefettura di Ibaraki, presso la città di Iwama. Era sua intenzione di riprendere un contatto piú ravvicinato con le energie della natura, lontano dalla caotica vita cittadina e dai condizionamenti della guerra. Si era nel frattempo iniziato ad usare il nuovo termine: aikido.
Al temine della guerra le arti marziali vennero ufficialmente interdette, e solamente nel 1948 venne concessa la ricostituzione della fondazione, che prese allora il nome di Aikikai, ristabilendo la sua sede in Tokyo.
Negli anni che seguirono il Fondatore proseguí instancabilmente la sua opera di ricerca interiore e di diffusione dell'arte, dividendo il suo tempo tra il dojo di Tokyo, definito come Hombu Dojo, il Tempio dell'Aiki di Iwama e continui viaggi in Giappone ovunque fosse richiesta la sua presenza.
Rimangono di questa epoca molte testimonianze, sotto forma di film girati in diverse occasioni che ci mostrano il Fondatore in una fase molto diversa da quella che possiamo ricostruire dalle testimonianze d'anteguerra. Ovviamente molto meno fisica, molto piú spirituale; ma non oseremmo dire che sia per questioni puramente anagrafiche.
* Alcune fonti indicano invece il nome di Kubota
Già a partire dagli anni 30 il Fondatore si era posto il problema della trasmissione del suo messaggio. Essendo ancora un ragazzo il suo unico figlio, su consiglio del Grande Maestro Nakayama Hakudo, fondatore della scuola di spada Muso Shinden Ryu, adottó e prescelse come suo assistente ed erede il promettente kendoka Kyoshi Nakakura (1910-2000) .
Tuttavia alcuni anni dopo Nakakura rinunció, tornando alla pratica del kendo di cui divenne probabilmente il migliore esponente dell'epoca moderna. Quando gli vennero chieste le ragioni della sua rinuncia, ammise candidamente di essersi reso conto che non avrebbe mai potuto essere all'altezza del Fondatore né divenire il suo successore.
Nel 1940 il Kobukan era stato ufficialmente riconosciuto come Fondazione da parte del governo Giapponese, e vennero quindi gettate le basi per affidare il gravoso compito di diffondere integro il messaggio di o sensei ad una organizzazione e non solamente ad una singola persona.
Sfortunatamente la guerra troncó prematuramente questo progetto. I migliori allievi del Kobukan partirono per il fronte e molti non fecero piú ritorno, il Fondatore si ritiró a vivere nell'eremo di Iwama e lo stesso dojo di Wakamatsu venne adibito a rifugio per gli sfollati.
Il giovane figlio del Fondatore, Kisshomaru Ueshiba, aveva peró ormai raggiunto una età in cui poteva iniziare ad assumere le sue responsabilità. Era ancora uno sudente di liceo quando gli venne affidata la gestione del dojo, assieme a Kisaburo Osawa. Fu lui durante gli anni bui a permetter la sopravvivenza del dojo.
Nel 1948 venne rivisto lo statuto della fondazione e fu deciso il nuovo nome di Aikikai; allo stesso tempo il Kobukan divenne Hombu Dojo, e vennero riprese in grande stile le attività di insegnamento. Da questo periodo iniziarono la loro permanenza all'Hombu Dojo come uchideshi (studenti interni) la maggior parte dei grandi maestri di aikido che conosciamo.
Nel 1955, ci fu una ennesima importante svolta nel cammino dell'Aikikai: venne organizzata sul terrazzo dei grandi magazzini Nihonbashi in Tokyo la prima manifestazione pubblica di aikido, che duró ben 5 giorni e destó enorme impressione. Fino a quel momento il Fondatore si era energicamente opposto ad ogni manifestazione pubblica ed anche i canali di accesso all'aikido erano tenuti strettamente riservati.
Ma i tempi erano definitivamente cambiati, ed il Fondatore ormai riteneva che fossero sufficientemente maturi, e maturo fosse l'aikido, per affrontare una sua diffusione a scala mondiale.
Lo stesso Fondatore intraprese nel 1961 il suo primo viaggio all'estero come insegnante di aikido, recandosi alle Hawaii dove pronunció questo discorso:
Sono venuto alle Hawaii per costruire un "ponte d'argento". fino ad ora sono rimasto in Giappone, a costruire un "ponte d'oro" per unire il Giappone, ma d'ora in avanti desidero costruire un ponte che porti i diversi paesi del mondo ad unirsi attravertso l'armonia e l'amore contenuti nell'aikido. Penso che l'aiki, al di fuori delle arti marziali, possa unire i popoli del mondo in armonia, nel vero spirito del budo, avvolgendo il mondo in un immutabile amore.
Non ci furono altri viaggi, anche se il Fondatore avrebbe desiderato ardentemente farne uno: in Italia. Sembra che arrivó un giorno a mettere sull'allarme i suoi collaboratori, avvertendoli che bisognava partire per andare a visitare la signora Onoda. Risiedeva a quei tempi in Italia infatti Haru Onoda, venuta per perfezionare i suoi studi di scultura, che era stata per diverso tempo la segretaria particolare del Fondatore. Fu lei ad introdurre per prima a Roma da dove poi si diffuse in tutta Italia l'aikido.
La grande struttura messa in piedi dal fondatore era quasi completa: molti dei suoi migliori allievi, e non ne citiamo alcuno per non correre rischi di omissione, stavano diffondendo il verbo dell'aikido per il mondo. Nel 1967 la nuova sede dell'Hombu Dojo veniva inaugurata in Wakamatsu, prendendo il posto del piccolo dojo Kobukan.
Nel 1969, alle ore 17 del 26 aprile, il Fondatore terminava la sua parabola terrena. Le sue ceneri riposano a Tanabe, la terra dei suoi avi. Trecce dei suoi capelli sono depositate nei luoghi deputati della sua vita: nel cimitero della famiglia Ueshiba ad Ayabe dove riposano i suoi primi figli, presso il Tempio dell'Aiki di Iwama, e presso il santuario di Kumano in quella terra piena di ki che gli ha dato i natali.
A noi restano la sua opera: l'aikido. E i suoi pensieri.
Nell'ormai lontanto 1969 fu Ueshiba Kisshomaru, che ereditó, all’età di 48 anni, l’immenso compito di guidare i discepoli dell’arte nel loro cammino. Divenne il primo Doshu, guida spirituale e tecnica dei praticanti dell'arte.
Il misterioso metronomo che regola le cose della vita ha voluto che alla scadenza di altri 30 anni il primo Doshu terminasse la sua esistenza terrena, il 4 gennaio del 1999; a lui è succeduto, all’età esatta di 48 anni, il secondo Doshu: Ueshiba Moriteru. Va a lui l’augurio sincero di ogni discepolo, all’inizio di un difficile ma affascinante cammino, che sarà anche il nostro.
Molto si è parlato, molto si è scritto in questi anni che sono trascorsi dalla scomparsa del Fondatore. Molti hanno cercato, con lodevole intento e con interessanti risultati, di indagare sul suo passato, sulle origini della sua vocazione, sul percorso che lo ha portato a percorrere questa via da lui chiamata aikido.
Non si vuole qui assolutamente contestare l’importanza di questi studi storici; è forse però giunto il momento di ricordare che il messaggio di Ueshiba Morihei e la sua eredità non possono essere integralmente decifrati basandosi esclusivamente su testimonianze o su ricostruzioni logiche di fatti, di eventi, di aneddoti, di esperienze.
Sappiamo certamente che O-Sensei passó i primi anni della sua giovinezza studiando incessantemente le arti marziali, e sappiamo anche che il personaggio piú significativo nella sua formazione tecnica è stato il maestro Takeda Sokaku. Sappiamo anche che per la sua formazione spirituale O-Sensei è debitore del mistico Deguchi Onisaburo.
Quello che noi ignoriamo e siamo destinati ad ignorare è la sostanza del messaggio trasmesso ad O-Sensei dai suoi mentori. Ma c’è di più: non possiamo comprendere appieno l’aikido indagando nel processo di agnizione che lo ha originato, perché sappiamo, e lo sappiamo per certo, che il prodotto finale di questo processo fu qualcosa di profondamente diverso ed innovativo, sia rispetto al Daito Ryu Ju Jutsu di Takeda Sokaku, sia all’Omoto Kyo di Deguchi Onisaburo.
Siamo quindi destinati ad un sicuro fallimento, condannati a studiare un qualcosa che non potremo mai comprendere appieno?
La risposta è no.
Dobbiamo semplicemente cercare alla fonte. Non, o perlomeno non solo, nelle testimonianze di chi ha conosciuto O-Sensei, ma direttamente in quello che Lui ci ha lasciato. Che ha deciso di lasciarci: i suoi pensieri, i suoi scritti, ma soprattutto la sua vita, una vita intera dedicata all’insegnamento, fin quasi all’ultimo momento. In continua evoluzione, in continua ricerca. E tramandata, trasmessa ai posteri attraverso il lavoro giornaliero, incessante nel corso ormai di molti decenni, dei nostri maestri, che furono a suo tempo suoi allievi.
Alcuni provano sgomento al vedere come tanti, e tanto grandi, maestri propongano differenti chiavi di lettura del messaggio di O-Sensei. E' un timore immotivato: l'aikido è una arte meravigliosa forse proprio per questa sua capacità di adattarsi meravigliosamente ad ogni persona, quali che siano le sue condizioni tecniche, fisiche, mentali e spirituali.
Esistono qunadi tante forme di aikido quanti sono i praticanti; esistono anche, indubbiamente, alcune chiare ed irrinunciabili linee di condotta da seguire nella pratica dell'aikido; spesso alternativa tra di loro, piú spesso complementari. Ed questo che chiediamo ai nostri maestri, di indicarci la direzione verso cui marciare, che sarà ovviamente variabile in funzione del nostro punto di partenza, delle nostre forze e dei nostri obiettivi.
Ma affidarsi ad un maestro, e per fortuna ce ne sono molti, e tutti validi, non basta ancora.
Dobbiamo ricercare O-Sensei in noi stessi. Noi, tutti noi, siamo i destinari ultimi del messaggio di O-Sensei, e dobbiamo farlo nostro attraverso una pratica costante dell’arte che si prolunghi nel corso intero della nostra vita. Abbiamo dunque gli strumenti per lavorare, una guida che ci supporti, ed un luogo deputato per metterci all'opera: il tatami, luogo consacrato all'interno di quel luogo consacrato alla ricerca della via che è il dojo.
Non, o perlomeno non solo, sulle pagine di un libro o un sito Internet, dobbiamo cercare la soluzione per risolvere il mistero che ci ha lasciato il Grande Maestro Ueshiba Morihei. Dobbiamo cercare all'interno di un dojo, sopra un tatami, dentro noi stessi. Assieme a coloro che condividono la nostra ricerca
1883 |
14 dic. |
Nasce in Tanabe, nella prefettura di Wakayama, il Fondatore dell'aikido, Ueshiba Morihei |
1900-1919 |
Inizia lo studio delle arti marziali, che si protrarrà fino al 1920 circa, attingendo a numerose fonti. Intorno al 1915 incontra in Hokkaido, ove si era trasferito, Takeda Sokaku. Ne riceve l'insegnamento e decide di seguirne la strada. |
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1919 | Costretto a rientrare a Tanabe per una malattia del padre, Ueshiba si ferma lungo il viaggio ad Ayabe per incontrare Onisaburo Deguchi, capo carismatico della setta Omoto kyo, cui rimarrà legato negli anni successivi. | |
1921 |
Scomparso il padre, prima che abbia potuto rivederlo, Ueshiba decide di trasferirsi ad Ayabe. Diverrà guardia del corpo di Deguchi, e fonderà un suo dojo ove insegnerà Daito ryu, presumibilmente dandogli una forte impronta personale. |
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1920 |
27 giu. |
Nasce in Ayabe Kisshomaru Ueshiba, che diventerà secondo doshu alla morte del Fondatore |
1925 | Al ritorno da un avventuroso viaggio in Mongolia in cui Deguchi e i suoi seguaci hanno rischiato più volte la vita, Ueshiba Morihei avverte di non essere più la stessa persona di prima. Dopo un duello cortese con un ufficiale di marina prende coscienza di se stesso e del suo destino. | |
1927 |
Su suggerimento di Deguchi il Fondatore si trasferisce a Tokyo con la famiglia ed inizia l’insegnamento della Via dell’Aiki a Shiba Shirogane. |
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1931 |
Inizia l’attività del dojo Kobukan a Wakamatusu-cho, Shinjuku; diventerà poi l’Hombu Dojo |
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1935-1940 | Ueshiba Morihei getta le basi per il riconoscimento ufficiale di una nuova arte marziale, cui darà il nome di aikido | |
1940 |
Il governo giapponese inzia l'iter del riconoscimento della Fondazione Kobukai. Verranno poi definitivamente adottati e riconosciuti i termini aikido ed Aikikai. |
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1940 |
Inizia l’allestimento di un luogo all’aperto per la pratica ad Iwama-Machi, nella prefettura di Ibaraki. Negli anni successivi Ueshiba Morihei decide di prendere le distanze da ogni incarico pubblico e ritirarsi ad Iwama costruendo il tempio dell'aiki (Aiki jinja) e proseguire il suo percorso interno. |
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1942 |
Viene ufficialmente adottato il nome Aikido. Kisshomaru Ueshiba diverrà presidente della Fondazione Kobukai |
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1943 |
Viene terminata la costruzione del Tempio dell’Aiki a Iwama-Machi. Il 25 aprile scompare Takeda Sokaku. |
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1947 |
Riorganizzazione del Kobukai, che diventa Fondazione Aikikai. |
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1948 |
Kisshomaru Ueshiba diventa Direttore Generale della Fondazione Hombu Dojo. In questo anno vengono gettate le basi per il fuuturo sviluppo dell’Aikido. Riprendono i corsi all'Hombu Dojo, interrotti per gli eventi bellici. |
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1951 |
Nasce in Tokyo Moriteru Ueshiba, che diverrà il terzo doshu. |
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1959 |
Viene pubblicato il primo numero di Aikido Shinbun, con una succinta edizione inglese: The Aikido. |
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1960 |
Il Fondatore riceve l’onoreficenza Shiju Hosho |
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1967 |
Viene inaugurato il nuovo Hombu Dojo; in occasione dell’inaugurazione il Fondatore tiene la sua ultima dimostrazione in pubblico. La città di Tokyo riconosce ufficialmente l’insegnamento dell’Aikido |
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1969 |
26 apr. |
Il Fondatore scompare, all’età di 86 anni. Gli viene conferita l’onoreficenza postuma dello Zuihosho. |
1969 |
All’età di 48 anni, Kisshomaru Ueshiba diviene il secondo doshu. |
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1974 |
Vengono gettate le basi per per la International Aikido Federation, di cui il doshu viene nominato Presidente a vita. |
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1975 |
In occasione di un lungo viaggio all’estero del Doshu per organizzare la nascente IAF, appare per la prima volta all'estero a Roma, all’età di 24 anni, Moriteru Ueshiba, futuro doshu. |
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1976 |
Il primo congresso della IAF si tiene a Tokyo, con la partecipazione di oltre 400 delegati da 29 nazioni. |
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1979 |
9 giu. |
In occasione del 10° anniversario della morte di o sensei, durante il 17° Enbukai Nazionale di Aikido, per la prima volta waka sensei Moriteru Ueshiba dimostra la sua tecnica. |
1981 |
Celebrazione del 50° anniversario dall’inaugurazione dell’Hombu Dojo. |
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1982 |
nov. |
Primo viaggio ufficiale in Europa di waka sensei. Si reca a Roma dove tiene un raduno presso il Dojo Centrale, e a Mantova. |
1991 |
Vengono celebrati il 50° anniversario della fondazione dell’Aikikai ed il 60° dalla fondazione dell’Hombu Dojo. |
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1999 |
4 gen. |
Scompare Kisshomaru Ueshiba, dopo 30 anni alla guida dell’Aikikai. |
1999 |
18 gen. |
All’età di 48 anni, dopo 24 anni dalla sua prima apparizione in pubblico, Moriteru Ueshiba diviene il terzo doshu. |
1999 | 25 set. | Cerimonia ufficiale per la presentazione del Doshu, Moriteru Ueshiba. |
2000 | ottobre | Primo viaggio ufficiale del Doshu in Europa. Insegna a Roma, dove dirige un raduno per l'Aikikai d'Italia, e poi a Parigi |
2010 | Dirige i suoi primi seminari all'estero Mitsuteru Ueshiba, waka sensei, designato per divenire il quarto doshu |
Termina qui la biografia del Fondatore messa faticosamente assieme diversi anni fa, in un periodo in cui l'accesso alle fonti non era facile - ma anche spesso ingannevole - come adesso. Manca ancora tuttavia un ultimo capitolo: Il pensiero.
Era costituito dai Memorandum. Ueshiba Morihei teneva regolarmente delle conferenze presso l'Hombu Dojo di Tokyo, che vennero trascritte e poi pubblicate su Aiki Shinbun. Ne venne in seguito pubblicata - e inviata alle associazioni riconosciute in altre nazioni - una versione in inglese chiamata The Aikido. In ogni numero, per molti anni, nella rubrica Memorandum vennero pubblicati brani tratti da queste conferenze o letture. Sono sempre state di difficile interpretazione per gli stessi giapponesi, a causa del linguaggio antiquato utilizzato dal fondatore, di difficile comprensione essendo sopravvenute nel XX secolo numerose revisioni della lingua. E dei suoi frequenti riferimenti al pantheon della mitologia giapponese, affollato da miriadi di divinità ed enti sovrannaturali di cui i contemporanei avevano generalmente perduto memoria.
A una fonte già incerta, il testo giapponese, si aggiungeva così una ulteriore possibile fonte di equivoci, le traduzioni in inglese, che non sappiamo da chi venissero curate. Le ulteriori traduzioni in italiano pubblicate su Aikido, la rivista ufficiale dell'Aikikai d'Italia, vennero curate da diverse persone succedutesi negli anni, oramai scomparse o non più reperibil, a volte del tutto sconosciute. Tutto questo non ha certamente migliorato l'affidabilità dei testi. Né è possibile al momento una revisione, essendo andate perdute quasi totalmente le copie di The Aikido da cui sono state tratte le versioni italiane.
Sono stati pubblicati su Aikido nel corso di circa 30 anni 42 Memorandum, finché negli anni 90 l'Hombu Dojo cessò di inserirrli nelle sue pubblicazioni avendo esaurito il materiale a disposizione. Continuai a curarne per qualche anno le traduzioni su Aikido, in quanto aveva periodicità annuale mentre The Aikido usciva 3 volte l'anno, e per quanto non sempre la spedizione arrivasse regolarmente c'era ancora del materiale inedito a disposizione.
Sono in ogni caso, nonostante i dubbi sulla affidabilità che ho dovuto sottolineare, testimonianze che non meritano di scomparire e verranno pubblicate di nuovo: Ci vorrà tempo. Tada sensei ha voluto inserire i discorsi (dobun) del Fondatore nel suo programma didattico, e per quanto i Memorandum non siano a rigore scritti di suo pugno sono una fonte di apprendimento non facile ma necessaria sulla sua filosofia di vita e di conseguenza sugli obiettivi che intendeva raggiungere nell'arte dell'aikido.
Una nota finale: alcune "stranezze" della biografia sono frutto dei tempi. Ad esempio la mancanza dei segni diacritici per trascrivere le parole giapponesi e molti accenti errati nell'italiano: il web all'epoca soffriva di molte limitazioni, tra cui la mancanza di un sistema non solo per inserire ma anche per far poi visualizzare ai lettori accenti e caratteri specifici delle varie lingue. Alcuni caratteri non erano accettati, e anche quando lo fossero stati la maggior parte dei lettori non avrebbe visto correttamente il testo ignorando di dover adattare la configurazione del proprio programma di lettura al set di caratteri utilizzato.
E una nota sulla spiritualità dell'aikido. Personalmente attribuisco al termine spirito un significato molto materiale, non troppo dissimile da quello che vogliamo dargli quanto diciamo di una persona che è "di spirito"; ossia che è vivace, ha una tensione, energia e curiosità interna che lo porta alla ricerca di sé stesso e del mondo, aiutandolo a essere in armonia con entrambi. Scrissi (nel secolo passato...) di guida spirituale dell'aikido: certamente ma anche qui con un intendimento mollto pratico, pragmatico: l'arte dell'aikido ha degli scopi, e dei programmi per raggiungerli.
Si dà talvolta troppa importanza al metodo, correndo il rischio di considerarlo fine a sé stesso, di pensare di avere realizzato lo scopo dell'aikido perché di è in grado di eseguire un decente tenkan o irimi. E' importante, certamente ma, più importante tenere conto delle parole del fondatore trasmesse dal secondo doshu - guida - Kisshomaru Ueshiba nel suo libro chiamato appunto Lo spirito dell'aikido, di cui ebbi l'onore di curare l'edizione italiana "Lo scopo dell'aikido è di formare persone oneste e sincere".
Fare bella figura sul tatami è irrilevante se non si tende costantemente a raggiungere questo obiettivo.