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2016-17: Ukiyo-e - La filosofia della mostra
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Alla fine del lungo e sanguinoso periodo di guerre civili conosciuto come Sengoku Jidai il condottiero Yeyasu Tokugawa agli albori del XVII secolo conquista il potere dando inizio alla omonima dinastia, che verrà spazzata via secoli dopo solamente dall'intervento delle potenze straniere. Come da tradizione millenaria stabilisce la sua residenza in una nuova capitale, che sarà il centro del potere e che darà nome a una nuova epoca: il periodo di Edo (che è l'attuale Tokyo).
Tra i sistemi adottati dal nuovo regime per evitare il ripetersi di interminabili conflitti per il potere vi fu un complicato sistema di turni di residenza a Edo cui erano obbligati ogni 3 anni i feudatari (sankin kotai). Erano regolati da ferrei protocolli di etichetta che li obbligavano a lunghe trasferte con numeroso seguito sfarzosamente equipaggiato e all'allestimento di lussuose residenze a Edo, dove dovevano soggiornare in permanenza alcuni familiari e l'erede, che erano in realtà veri e propri pratica ostaggi. Il tutto aveva lo scopo di sottrarre risorse economiche ai feudi per evitare che si rinforzassero militarmente nonché di privarli periodicamente dei loro capi e dei rispettivi consiglieri.
Nella stampa a lato, opera di Hiroshige ed esposta nella mostra Il maestro della natura tenuta a Roma nel 2009, la testa della sontuosa processione di un daimyo sta attraversando il ponte Nihonbashi di Tokyo. Proviene dalla serie Le 53 stazioni del Tokaido. Il Tokaido è la via litoranea che collega la capitale shogunale Edo con quella imperiale Kyoto quindi possiamo presumere che si tratti proprio di uno di quegli spostamenti programmati istituiti due secoli avanti.
Uno degli effetti, inevitabile, di questa usanza fu quello di attirare importanti investimenti a Edo, dando di conseguenze origine a un fiorire di attività artistiche e culturali che portò in seguito a farlo definire e considerare un periodo d'oro. Anche l'arte della stampa, pur conosciuta da secoli, fiorisce se non addirittura esplode in epoca Edo. In particolare diventa in questo periodo policroma, avviando quel processo di evoluzione tecnica che permetterà infine la nascita dei capolavori di Utamaro, Hokusai, Hiroshige ma anche di infinite opere forse meno conosciute ma non per questo meno apprezzabili.
La mostra Ukiyo-e piuttosto che indirizzare l'attenzione del pubblico sui "soliti" grandi nomi (non che per questo mancassero) intendeva dare conto della nascita, della crescita e della maturazione di questo importantissimo fenomeno culturale. Credo si possa concordare che l'obiettivo è stato raggiunto, e che non sarebbe stato possibile se non ci fosse stata a disposizione una tale quantità di opere - e di tale qualità - o se si fosse scelto di ridurre il numero delle opere esposte rinunciando alla loro rotazione.
Certamente, occorrevano almeno due visite per poter dire di avere veramente visitato la mostra, ma forse anche di più: oltre una certa soglia l'essere umano non è in grado di spingersi, anche una sola delle due sezioni della mostra avrebbe richiesto a parere dello scrivente più di un giorno per essere apprezzata appieno. Per comprendere importanti fenomeni culturali occorrono importanti investimenti da parte dell'osservatore.
Inizialmente, malgrado la impressionante fioritura di attività artistiche in Edo, le stampe d'artista non conoscono innovazioni tecniche a parte l'introduzione del colore. Nelle stampe dei maestri che si affermano allora, come Moronobu, Sukenobu, Hanbei e altri ancora, i colori - non più di tre o quattro - vengono aggiunti a mano dopo la tiratura.
L'interesse di questa generazione di artisti e delle successive viene attirato dal mondo effimero dei piaceri, non necessariamente volgari, che sorge inevitabilmente ovunque ci siano larghe disponibilità economiche e il desiderio o bisogno di metterle in mostra, una certa disponibilità di tempo libero e forse non ultimo il desiderio altrettanto imperioso di dimenticare gli impegni a volte importanti e gravosi della vita quotidiana avvicinandosi al mondo dell'arte. Inteso non solamente come contemplazione o acquisto di manufatti artistici ma anche come arte della ricerca del momento piacevole, anche se effimero.
E' così che nel quartiere di Yoshiwara nascono e prosperano teatri e case da the, piaceri non necessariamente effimeri in quanto possono avere effetti indelebili sull'animo umano ma comunque considerati effimeri, fluttuanti e preda delle correnti. Ed è questo mondo apparentemente frivoloche lega il suo nome all'ukiyo-e, la raffigurazione (e) del mondo fluttuante. E paradossalmente proprio questa cultura effimera sopravvivirà per sempre, attraverso le opere e le rappresentazioni di grandi artisti.
E' solamente nel secolo successivo che Suzuki Haronobu (incerta la data di nascita, scomparve nel 1770) introduce la novità destinata a sconvolgere, ma in meglio, il mondo delle stampe nipponiche: la colorazione già durante la fase di stampa, stendendo differenti strati di colore su altrettante matrici di legno, su cui viene passato ripetutamente lo stesso foglio fino a ottenere l'immagine voluta dal suo creatore. Inizalmente limitata anchessa a pochi colori questa procedura col passare del tempo arriva a utilizzarne sempre di più, finché rigorose leggi suntuarie ne limitano il numero, indicativamente intorno alla dozzina. Limitando così i mezzi tecnici a disposizione degli artisti ma forse proprio per questo stimolando il loro estro e il loro senso di orgoglio, che li porta a superare ogni vincolo materiale producendo capolavori assoluti. Ed è in effetti da Haronobu in poi che si articolava la mostra Ukiyo-e.
Nella immagine a lato alcuni pigmenti colorati, attrezzi utilizzati per applicarli alle matrici, esempi degli effetti che è possibile ricercare con l'utilizzo di diverse pigmentazioni, alcune delle quali estremamente costose in quanto ricorrevano a materiali nobili o altri materiali rari e dispendiosi.
Si comprende allora come mai i governi dell'epoca scoraggiassero gli investimenti in opere considerate voluttuarie, essendo come tutti i governi - di ogni epoca e tendenza - tesi a indirizzare la spesa verso settori considerati più produttivi o comunque più funzionali agli obiettivi governativi.
In questa stampa, firmata Haronobu ga e che si stima sia stata eseguita negli ultimi anni di vita dell'artista, viene raffigurato un elefante bianco con cui stanno giocando alcuni bambini in abbigliamento sino coreano.
Vi possiamo notare come Haronobu riesca a dare all'osservatore un effetto ottico simile a quello del tessuto broccato (nishiki), in cui vengono utilizzati filamenti di diverso materiale per generare effetti cromatici e dar loro rilievo.
Qui utilizza anche una tecnica particolare nella resa dell'elefante, ottenuta stendendo sulla matrice non pigmenti colorati ma della colla ad acqua incolore, che ammorbidendo il foglio di stampa permette mediante la pressione, esercitata talvolta col gomito per dargli maggior vigore, di deformarlo e dargli un effetto di ulteriore rilievo.
Ci troviamo quindi di fronte a diverse denominazioni della stessa arte: ukiyo-e riferendosi alle tematiche trattate, nishiki-e riferendosi sia all'effetto ottico che alla procedura utilizzata.
Ma ve ne sono altre ancora.