Testi
Regoli: La spada giapponese
Claudio A. Regoli
La spada giapponese
Storia, tecnica e cultura
Ran Network
Claudio Regoli è una figura portante nel mondo delle arti marziali giapponesi e i suoi testi, che ci accompagnano da molti anni, non sono mai banali.
Che la sappia lunga e voglia portare lontano anche i suoi lettori lo dimostra anche questa sua opera dedicata alla spada giapponese. Come inizia? Con un capitolo, sintetico ma corposo, dedicato alla storia del Giappone. Non è infatti possibile giudicare qualunque prodotto dell'essere umano, che appartenga alla cultura marziale o al mondo dell'arte o come nel caso del nihontō a entrambe, senza comprendere in quale ambiente nasca, si sviluppi, fiorisca, dia i suoi frutti.
Come è noto a chi già abbia approfondito questi temi la nascita stessa del Giappone è legata a una mitica spada, e dopo un periodo in cui vennero soprattutto importate lame dal continente, Cina e Corea, intorno al X secolo la produzione locale inizia ad assumere le caratteristiche esclusive che le distingueranno da ogni altra lama.
Da allora l'epopea del nihontō si snoda per oltre 1000 anni, attraverso momenti di splendore e momenti di stasi, fino all'epoca attuale in cui la produzione è sotto il vigile controllo sia dello Stato che di vari Enti che ne tutelano la qualità tecnica e gli aspetti artistici.
Apparentemente molto simili tra di loro in realtà le lame giapponesi conoscono una grande varietà, sia per le traversie del lunghissimo periodo che le ha viste protagoniste, con relativi periodi di guerra o pace, prosperità o crisi economica sia per la varietà delle scuole. Regoli illustra la nascita e lo sviluppo di quelle considerate le cinque scuole maggiori, il gokaden.
L'illustrazione a fianco rende meglio di ogni lungo discorso la grande diversità che presentano tra di loro le diverse lame tradizionali giapponesi ogni volta che se ne prenda in considerazione ogni singolo aspetto. Il testo illustrerà in seguito anche le varie tipologie di hamon (linea di tempera che corre lungo il tagliente) boshi (punta della lama), nakago (codolo) e così via.
Un punto a favore di Regoli e del suo testo, rispetto ad altre opere, è la sua lunga esperienza di pratica con la spada, sia nel kendo che nel kenjutsu. E' infatti a parere dello scrivente molto arduo comprendere appieno l'anima del nihontō se non si hanno con esso significative esperienze presso una antica scuola tradizionale.
Si apre infatti con il capitolo La scherma e le sue scuole la seconda parte del libro che inizia illustrando la genesi, i personaggi chiave e gli episodi leggendari relativi ai tre più antichi e più illustri ryū, tuttora fiorenti: il Tenshin Shōden Katori Shintō ryū (arte praticata dallo stesso Regoli), l'Ono Ha Ittō ryū, la Yagyū Shinkage ryū. Non mancano informazioni relative ad altre scuole tuttora attive.
A cosa serve al giorno d'oggi approfondire e seguire per tutto il corso della propria vita lo studio della spada? Regoli non tenta qui di dare risposte, è palese che ognuno dovrà autonomamente cercare la sua. Ma illustra le varie modalità in cui si pratica al giorno d'oggi l'arte della spada, sia quelle agonistiche come il kendo che quelle in cui la ricerca non prevede confronto se non con sé stesso, come lo iaido.
Un nutrito indispensabile glossario chiude il libro.
A chi consigliarlo? L'amante della spada giapponese come oggetto artistico e da collezione potrebbe forse trovarlo troppo sintetico. Sbagliando.
Tratta infatti dell'uso della spada, che non può e non deve prescindere dal suo apprezzamento estetico, perché nessuna opera umana può essere compresa senza capirne l'uso e la destinazione.
Per il praticante di arti marziali, armate o no, è semplicemente necessario.
Paolo Bottoni