Tecnica e storia
Estetica della katana
Scritto da Michelangelo Stillante
Il secondo incontro mini-conferenziale del ciclo Non solo armi: l’estetica della katana e lo spirito del kriss ospitato presso il Museo dell’Arte e della Scienza di Milano Giovedì scorso 10 Ottobre, si è subito presentato di carattere più tecnico-scientifico rispetto al primo, a cura di Luca Piatti. CI hanno infatti consegnato all’ingresso un foglio che riportava due figure rappresentanti una lama di katana e il particolare della punta di una katana con indicati i punti caratteristici e di definizione della stessa.
Nella stessa sala in sui si era svolto il primo incontro non si son trovate botti e gentili sommelier neanche stavolta, ma un cresciuto interesse seppur con un leggero calo di numero dei presenti. Forse per il taglio decisamente tecnico e specifico del tema in programma per questo secondo appuntamento.
Marco Quadri ha esposto una sintesi delle sue conoscenze in un incontro dal titolo: Il damasco, la metallurgia, le 5 scuole, la forbitura. Egli ha studiato come restauratore di spade giapponesi ed è allievo diretto del Maestro Kenji Mishina. Ma la katana non è solo lama ma anche fodero (saya) e decorazione o per meglio dire forniture (kodogu). Quadri ha appreso anche queste tecniche, con i maestri Kazuyuki Takayama e Yasuo Tôyama, a Seki, città giapponese della prefettura di Gifu, ove ha appreso anche l’arte dello tsukamaki ossia la posa della samegawa (pelle di razza) sulla tsuka (impugnatura) e successiva legatura con treccia di seta. Nel 2007 ha ottenuto lo status di togishi indipendente, politore professionale di nihonto (lame giapponesi).
Quadri ha esposto in poco più di una ora e mezza la sua esperienza e le sue conoscenza riguardo i seguenti temi :
- Le 5 scuole (Gokaden)
- Il periodo Edo
- Il damasco
L’eruzione di nozioni è cominciata descrivendo nei particolari la punta di una katana, arrivando ad individuare nel ko-shinogi un punto difficilissimo da identificare, non tanto per colui che guarda quanto per colui che deve forgiare la spada.
Nella foto allegata, alcuni particolari della punta con le relative descrizioni:
Mentre qui si possono osservare alcune caratteristiche e punti notevoli dell’intera lama.
Per un brevissimo riassunto della storia e delle origini del nihonto vedi anche l'articolo pubblicato su questo sito.
Qui dovremo essere ancora più succinti.
La prima katana ad essere forgiata leggermente ricurva pare sia stata la Kogarasu-maru (piccolo corvo), forgiata, secondo la leggenda, dal maestro Amakuni verso il 600, e di proprietà della famiglia imperiale. Prima di allora le lame erano dritte, a singolo o doppio taglio, sembra importate dal continente, e venivano chiamate chokuto o jokoto (dal periodo Jomon).
La Kogarasu-maru racchiude le migliori connotazioni di una spada giapponese, forgiata con una lunghezza, lungo la linea di tempra, di 62.8 cm. Tale lunghezza può sembrare ridotta per le nostre proporzioni ma dobbiamo pensare che l’etnia giapponese era piuttosto contenuta nelle dimensioni rispetto agli standard occidentali e quindi questa rispecchiava perfettamente le esigenze dell’epoca. Creata oggi, forse sarebbe stata leggermente più lunga.
Amakuni operò nella prefettura di Yamato, vicino Nara, l’antica capitale del Sol Levante. All’epoca i maestri spadai creavano le spade con le risorse dei territori circostanti, e questo definiva e caratterizzava le lame in modo inequivocabile, potendo dire che una spada era stata creata da una scuola piuttosto che da un'altra basandosi nel giudizio sulla sabbia ricca di minerale ferroso da cui era stata ricavata.
La sabbia veniva versata dentro una fornace, chiamata tatara, che alla fine del lavoro, cioè con il raggiungimento del prodotto grezzo da cui forgiare la spada, doveva essere distrutta per poterne estrarre il materiale, che si otteneva dopo un periodo di fusione che andava dalle 70 ore ai 5 gg in cui il capo fornace non dormiva, dovendo sorvegliare ogni istante dell'operazione. Alla fine il prodotto da cui sarebbe stata ricavata la lama veniva lasciato a raffreddare e ridotto in pezzi più trasportabili e lavorabili.
Al giorno d'oggi la lavorazione del materiale grezzo nel tatara è tornata in uso per mantenere viva la tradizione millenaria del nihonto, essendo stato creato nel 1977 nella prefettura di Shimane il Nittoho Tatara, a cura della società per la tutela del nihonto (Nittoho), del Ministero dei Beni Culturali e della industria Hitachi
Il tamahagane, il prodotto ancora grezzo ottenuto dalla fusione nel tatara, è una miscela di ferro e carbonio in diverse quantità: l’uno fornisce la duttilità e la plasticità, l’altro la rigidità e l’infrangibilità. A seconda della percentuale di carbonio presente, che nell'acciaio deve essere notevolmente superiore rispetto al ferro, si ottengono lame con barre medio o basso livello di carbonio, cioè hagane, kawagane o shingane. Nel metodo sanmai vengono utilizzate per la fabbricazione della lama tutte le tre barre, riservando lo shingane al nocciolo interno, il kawagane ai lati e l'hagane per il tagliente.
Il maestro spadaio forgiava le spade che servivano ai samurai per i combattimenti, quindi il suo problema è sempre stato quello di ottenere una lama che trapassasse armature, carne, ossa, o che non si spezzasse contro un'altra lama. Questa struttura composita assicurava il raggiungimento di risultati forse non raggiunti in nessuna altra cultura metallurgica.
La quantità di carbonio presente nella katana dipende dal numero di piegature che si effettuano poiché ogni successivo riscaldamento su fuoco di carbone, seguito dalla battitura a caldo, ingloba nella barra quantità crescenti di carbonio; il numero ottimale di piegature varia dalle 12 alle 18, arrivando a dare alla katana decine se non centinaia di migliaia di strati di acciaio.
Se pensiamo che ad ogni ripiegatura, dalla prima in poi, il livello di carbonio aumenta di una percentuale minima, dell’ordine dello 0.03 - 0.30 %, è chiaro che il maestro spadaio deve sapere in anticipo quante piegature infliggere al pezzo grezzo di materiale ferroso per farlo diventare una lama eccezionale di acciaio. Se poi pensiamo che da 0.5 al 1% di carbonio presente, la durezza della lama, secondo la scala Rockwell, non varia, risulta ancora più chiaro che la tecnica del forgiatore deve essere sopraffina.
Abbiamo già esposto nel precedente articolo come ci siano altre varianti, più o meno segrete, che entrano in gioco in questa fase, come le fasi lunari, la temperatura della fornace, il colore del pezzo da ottenere per poi “battere” la lama. Anche la quantità di cloruro di sodio presente nell’acqua di raffreddamento durante la lavorazione è una variante segreta. Raffreddamento rapido che, una volta iniziata la tempra, influisce sulle tensioni molecolari dell’acciaio e che provoca la curvatura della lama.
La ripiegatura che ha anche lo scopo, insieme alla tempra, di tessere un disegno particolare, lo hada, che appare sulla lama ad un attento esame. Il disegno dell’hamon (la linea della tempera differenziata riservata alla lama) viene invece determinato durante lo yakiire, la fase di tempra mediante riscaldamento alla forgia e poi appunto di raffreddamento in acqua,
Con la tempra la katana inizia ad assumere un po’ del suo aspetto finale, quanto meno grezzo. La lama viene ricoperta in diverse quantità, tra il mune (dorso) e quello che sarà l'ha (il filo della lama), con argilla di spessore via via decrescente.
Questa dona quindi un isolamento al calore diverso nelle varie parti della futura katana, la quale, dopo questo passaggio, oculato in quanto delicato e cruciale, di riscaldamento e raffreddamento rapido in acqua, assume la caratteristica curvatura.
Fino al 1390 si riscontravano 4 tipi di acciaio nelle lame e questa classificazione si chiamava di conseguenza shihozume (shi = quattro): ogni tipo comportava diverse quantità di carbonio. La qualità e la bellezza delle lame del periodo koto (antica spada) si pensa non sia stata mai più raggiunta nelle produzioni successive. Per cercare di riprodurre la qualità di queste lame si è cercato di aggiungere anche percentuali di 1 o 1.5% di rame o oro, senza però riuscire nell’intento.
Per il completamento della katana c’è bisogno anche del suo koshirae (montatura) E' composto essenzialmente dalla saya (fodero o guaina), dalla tsuba (guardia), dalla tsuka (manico) e da alcuni elementi decorativi o strutturali in metallo che vengono definiti kodogu nonché da accessori come il sageo, un nastro che assicura la spada alla cintura ma può all'occorrenza essere utilizzato per altri scopi. Principalmente quello di succingere le vesti in caso di combattimento o duello, per non esserne impacciati. La realizzazione di questi differenti elementi, così come la politura - o per essere più aderente al significato letterale la rettifica - della lama, viene demandata a differenti artigiani, non è quindi compito del maestro spadaio.
Così come differenti arti concorrono nella costruzione di una spada, differenti scuole per la costruzione di una katana si sono avvicendate nel periodo Kamakura, probabilmente il periodo più prolifico nella tecnologia produttiva e che toccò picchi altissimi di qualità.
Dal 1181 al 1330 registriamo la presenza di 5 grandi scuole in diverse zone del paese, il gokaden di cui abbiamo già accennato, ognuna con caratteristiche proprie.
- Yamashiro, di Kyoto
- Yamato nei pressi di Nara
- Bizen, dell'omonima regione, genitrice di circa i 2/3 di tutte le spade del periodo Koto, con caratteristiche di utsuri, zona riflettente che corre sui lati della lama all'esterno dell'hamon, che nessuno è mai più riuscito a riprodurre esattamente
- Soshu, della provincia di Sagami
- Mino, della zona di Seki, derivato da Soshu, che non si distingue molto dal precedente
Le lame delle varie scuole erano distinguibili oltre che dalle caratteristiche tecniche anche dal loro stesso colore che derivava dal materiale usato per la costruzione e che veniva estratto nelle zone limitrofe al centro di produzione. Dopo il periodo Koto, i mezzi di trasporto migliorarono e il materiale da costruzione, l’acciaio, ebbe vita da giramondo. Zone povere di materiale ebbero la possibilità di importarne, e lo stesso acciaio venne importato anche dall’Europa: le caratteristiche costruttive iniziarono a confondersi e i risultati non furono più gli stessi. La qualità del periodo Koto non fu mai più raggiunta.
Tuttavia si ebbe la possibilità, con l’arrivo degli stranieri in terra nipponica, di venire a contatto con lame e acciai che avevano fatto strada a sé con risultati eccellenti, forse migliorando la qualità media delle lame per quanto a discapito dell'eccellenza.
Anche se non direttamente e diverso tempo dopo il fiorire del nihoto, dalle lontane zone della Persia si ebbe la conoscenza di una tecnica sviluppata dagli arabi Omayyadi, ma di origine indiana, per la produzione di acciaio damascato in crogioli. Il nome, le cui prime fonti risalgono al 540 d,C ma non si escluderebbe il suo utilizzo fin dal 323 a.C, cioé dai tempi di Alessandro Magno, non deriva dal luogo di origine ma dal fatto che a Damasco se ne ebbe notizia e iniziò la diffusione in occidente ad opera dei crociati. Con la forgiatura, le lame di damasco venivano indurite portando l’acciaio a temperature oltre i 700 gradi e quindi raffreddandolo bruscamente in acqua.
Materiale, tecnica e fucinatura produssero lame di straordinaria affilatura accompagnata da elevata resistenza, dando vita a lame, tipiche della cultura araba, di acciai “superplastici”. Occorre dire immediatamente che la trama di queste lame damascate è molto più evidente di quella di una lama giapponese - ove è talvolta perfino difficile da osservare ad occhio nudo - al punto da costituire un vero e proprio elemento ornamentale.
E' un peccato per coloro che si son persi le prima due “lezioni” sulla katana. Anche al più assonnato degli appassionati sarebbero montate curiosità da farlo rimanere alzato, alla ricerca di notizie, almeno un paio di notti dopo aver ascoltato i due esperti.
Il ciclo di conferenze continua, con un taglio più leggero, parlando di miti, eroi, leggende di carta e celluloide per poi passare la mano ad altri temi a novembre quando si parlerà del pugnale kriss. La cui lama, va detto immediatamente, è anchessa damascata.
Buona katana a tutti !!