Mesi, stagioni, feste

Ni gatsu (febbraio)

Ni gatsu, la "seconda luna" ossia il secondo mese dell'anno, per noi febbraio, era anticamente chiamato kisaragi (如月), il mese delle nuove vesti. I primi giorni del mese si celebrava il mame maki, una festa di origine shintoista che segnava la fine dell'inverno, che attualmente si colloca invece nel terzo mese a causa dell'adattamento del calendario giapponese a quelllo gregoriano. In occasione di questa celebrazione la famiglia in corteo spargeva dei grani di soia torrefatti nei vari ambienti della casa, ripetendo la formula propiziatoria Fuku wa uchi (la fortuna sia dentro) ed infine gettava un pugno di grani all'esterno gridando Oni wa soto (i demoni siano fuori). Ma c'è comunque un sospetto di primavera, come chiunque può avvertire sia nel proprio corpo che nella natura, anche nel secondo mese dell'anno. Il giorno 11 si celebra l'Anniversario della Fondazione della Nazione (建国記念の, kenkoku kinen-no-hi). In questo giorno la leggenda tramanda che nell'anno 660 a.C. - quindi circa 90 anni dopo la fondazione di Roma - il mitico imperatore Jimmu abbia dato inizio alla dinastia che ancora oggi regna sul Giappone, stabilendo la sua capitale nella città di Yamato. Fu tuttavia l'imperatore Meiji in epoca relativamente recente a fare di questo giorno una festa nazionale, il 29 gennaio 1872. Ma la coincidenza con il capodanno del vecchio calendario tradizionale, che veniva sostituito proprio in quel periodo dal calendario occidentale, con comprensibile ulteriore confusione tra le varie date, consigliò in seguito di far slittare la celebrazione a febbraio. E' il mese mediamente più freddo in Giappone: me lo spiegava molti anni fa Hosokawa sensei, raccomandandomi di tagliare il legno per le armi da allenamento in febbraio: in una fredda e serena nottata senza luna, illuminata solamente dalla luce delle stelle. Questo febbraio ha portato gelo anche nei nostri cuori, con la scomparsa di Fujimoto sensei. Una parte di noi è scomparsa per sempre assieme a lui. Ma abbiamo la possibilità di continuare a far vivere una parte di lui, assieme a noi: applicando i suoi insegnamenti e trasmettendoli a chi verrà.
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