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Kenji Mizoguchi: 1946 - Le donne di Utamaro - Il vero Utamaro
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Di nuovo sulle ali dell'entusiasmo, Utamaro sente il bisogno di studiare un tipo di bellezza che finora gli è sfuggito: non le cortigiane, di infiimo rango od eccelso, non le donne del popolo, non le dame della nobiltà, ma una donna di famiglia borghese.
La bella Oran rimane stupita di fronte alla richiesta di prestarsi come modella ad Utamaro, ma le motivazioni che le vengono fornite sono così convinvcenti, e così pure, che pur sentendosi a disagio all'idea, accetta.
Dovrà forzare la sua natura di donna riservata e superare le convenzioni cui è tenuta una dama di alto lignaggio, ma di fronte ad Utamaro nessuna porta deve rimanere chiusa.
Mizoguchi ci restituisce una immagine di Utamaro purtroppo lontana dalla realtà dei fatti, anche se fondamentalmente fedele al suo spirito ed al suo percorso di vita.
Non sono ancora chiare le ragioni dell'accanimento contro di lui. Si pensa che l'opera già citata (conosciuta anche come I piaceri di Hiideyoshi con cinque vedove in Edo) fosse apertamente pornogafica, ma alcune tavole sopravvissute alla distruzione non mostrano nulla del genere, limitandosi a rappresentare il dittatore Toyotomi Hideyoshi (scomparso 100 anni prima ma ancora simbolo forte dell'autorità), accanto alle concubine ed alla legittima moglie.
Costei ha per la verità i capelli scioiti, atteggiamento ritenuto inammissibile in un ambiente formale ed addirittura inconcepibile in un ambiente di corte, con un sospetto di lascività.
Utamaro: cortigiana di alto rango (Oiran), dal Hokkoko goshiki zumi, 1794-95. Particolare
L'artista non si riprese mai dal periodo trascorso in prigione: la sua produzione da quel momento praticamente si arresta, e poco dopo sopravviene la morte.
Ma non è questo il messaggio che vuole trasmettere Mizoguchi allo spettatore, non vuole lasciarci con il ricordo di Utamaro sconfitto ed umiiliato.
In realtà anche nella vita reale Utamaro trionfa: il breve periodo in cui venne ridotto al silenzio dalle autorità è sovrastato dalla fama immensa da lui guadagnata nei secoli seguenti.
Il suo esempio venne immediatamente ripreso dagli artisti delle generazioni successive. Mizoguchi ne accenna simbolicamente, quando ci presenta Seinosuke nell'atto di chiedere ad Oran di posare anche per lui.
Le vicende rappresentate da Mizoguchi sullo schermo hanno ora una brusca deviazione su una chiave tragica.
La bella Takasode, sul cui corpo Utamaro aveva disegnato il mitico Kintaro con la principessa Yaegiri sua madre, è fuggita dal mondo fluttuante (ukiyo), innamorata del giovane Shozaburo.
Si sono rifugiati in campagna, dove conducono una vita semplice e tranquilla.
Okita è però ancora invaghita di Shozaburo, o forse semplicemente non vuole rinunciare ad una sua preda, non vuole ammettere che un'altra cortigiana mostri di avere maggiori attrattive di lei.
Fa di tutto per rientrare in possesso di Shozaburo, arrivando a farlo rapire, ma invano: i due si amano, e per quanto l'unione tra due persone di classi differenti abbia creato scandalo, sono disposti ad affrontare qualunque prova per rimanere assieme.
Questo non riuscirà a fermare Okita: è ormai fuori di se.
Shozaburo e Takasode rimarranno assieme, in vita ed in morte: Okita li attende di notte, armata di un coltello da cucina, e li uccide entrambi.
Il meraviglioso corpo di Takasode, onorato dal meraviglioso disegno di Utamaro, giace a terra coperto del proprio sangue.
Utamaro è turbato: questo turbinio di passioni non lo coinvolge direttamente ma non può lasciarlo impassibile.
Trova rifugio nella sua arte, e dove altro potrebbe?
Si fa portare carta e pennello, e torna a dipingere, si rimette all'opera.
Dapprima freneticamente, in uno stato quasi febbrile, di deliro.
Poi un sorriso, splendido, radioso, si allarga sul suo volto.
In un mondo in cui l'amore troppo spesso sfocia in passione, desiderio di possesso, gelosia e violenza, Utamaro ama disinteressatamente, e dona con immensa gioia la sua arte.
Nelle sequenze finali Mizoguchi ci mostra alcune delle sue opere.
A distanza di oltre 200 anni continuano a mostrare e cantare l'amore, la bellezza e l'armonia.
Delle cose, delle piante e degli animali, degli uomini e - soprattutto - delle donne da lui tanto amate.
Utamaro: Awabi-tori (pescatrici di abalone)
Particolare di un trittico in formato oban.
1798 circa