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Akira Kurosawa: 1958 - La fortezza nascosta - La principessa e il guerriero

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Di Makabe Rokurota non viene detto molto, come ogni maestro della rappresentazione Kurosawa sa che va fatto così: è molto più suggestivo un rapido accenno che lasci galoppare a briglia sciolta la fantasia del lettore.

L'aspetto fiero e marziale, senza alcun cedimento, senza un un attimo di rilassamento, e soprattutto lo stupore, il timore,  dei due cialtroni ad udire il suo nome fanno capire allo spettatore che si tratta di un personaggio fuori dal comune.

 

Sarà senza alcun dubbio lui l'eroe della vicenda.

Sapremo in concreto di lui solamente che si tratta di un generale dell'armata sconfitta di Akizuki e se gli abiti dimessi e rustici potrebbero far pensare ad un montanaro intento alle sue incombenze quotidiane, bastano il suo aspetto ed il suo sguardo a  lasciar capire che si trova in guerra.

Con chi? E perché?

 

 

E' evidente che si nasconde, ma non cerca un rifugio in cui attendere la sua sorte, è piuttosto in cammino verso un obiettivo preciso.

Prende immediatamente con disinvoltura il comando  della piccola spedizione, approvando il piano dei due scalcinati ma non sprovveduti vagabondi

Dopo averci riflettuto a lungo, per la prima volta sorride. Ed un sorriso sul volto di Rokurota, lo spettatore anche qui non può avere alcun dubbio, significherà sicuramente guai per qualcun altro.

 

Rokurota conduce Tahei e Matashichi attraverso un impervio paesaggio montuoso, in direzione di una misteriosa Fortezza Nascosta.

Sono arrivati: indica ai due la cresta rocciosa oltre la quale si trovano la Fortezza e, naturalmente, l'oro.

Si precipitano a risalire lungo la ripida e franosa pietraia, ma solo a prezzo di sforzi disumani riusciranno a varcarla: la Fortezza oltre che celata è anche ben difesa dalla natura.

 

 

Giunti in cima trasecolano: al di sotto di loro c'è la Fortezza, certo, ma c'è anche Rokurota, che non li ha seguiti eppure sta molto avanti a loro.

Per accedere alla Fortezza esiste un passaggio segreto.

 

 

 

 

 

 

In realtà esiste anche un altro passaggio, al di sotto di una rombante cascata, in cui vediamo avventurarsi Rokurota,  ma i due fannulloni non verranno mai a saperlo.

Dentro una caverna ben presidiata troveremo diverse sorprese, tra cui una vecchia conoscenza.

 

 

 

 

 

Si tratta dell'immancabile Takashi Shimura, sapientemente invecchiato dal trucco.

Aveva solo 53 anni e da quando aveva impersonato l'energico Benkei 4 anni prima si era dimostrato ancora molto arzillo: aveva partecipato nel frattempo ad oltre 40 film!

Qui impersona l'aziano generale Izumi Nagakura, con cui Rokurota tiene consiglio.

 

 

E' nella caverna occultata presso la Fortezza nascosta, assieme agli ultimi irriducibili seguaci, che si nasconde la principessa Yuki.

Si è salvata solo a mezzo di un tragico espediente architettato da Rokurota, la cui sorella si è spacciata per la principessa venendo catturata dalle truppe nemiche ed immediatamente giustiziata.

Questo concederà loro una tregua momentanea per portare in salvo la vera principessa ed il tesoro.

 

Sarà difficile convincerla, non ha accettato il sacrificio di una innocente, e questo ha creato una frattura che sembra insanabile tra lei ed il rude Rokurota, taciturno e poco adatto a giustificare la necessità del sacrificio.

Yuki non è un personaggio facile da gestire: ha solo 16 anni, ed il padre non avendo avuto il figlio maschio che sognava, l'ha allevata alternando una educazione marziale alle classiche indulgenze paterne verso l'unica figlia, facendone una persona testarda e viziata.

Non ci sono però alternative, ha già preso i panni di una donna di campagna e dovrà seguire Rokurota, di cui sembra costituire un alter ego: due personalità ugualmente forti, destinate inevitabilmente a scontrarsi.

Kurosawa lo lascia capire immediatamente, facendo replicare a Yuki gli atteggiamenti e le pose che hanno fino ad allora contrassegnato Rokurota.

Coi due straccioni e chiunque altro dovrà fingere di essere muta, per non essere riconosciuta da tutti per il suo inconfondibile aristocratico modo di parlare, e dovrà sobbarcarsi come gli altri il carico delle fascine ove è celato l'oro, immedesimandosi nella vita quotidiana di una donna di umile condizione.

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