Chambara

Takashi Miike: 2007 - Sukiyaki Western Django - Una trama?

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Non sarebbe il caso di cercare una trama vera e propria, Miike preferisce che lo spettatore abbia l'impressione di assistere ad un assemblaggio casuale di situazioni condivisibili tra il genere western e quello chambara.

Si tratta invece di un gioco ad incastri complicato quanto sofisticato, in cui vengono citate e riprese numerose altre  opere in aggiunta al Django di Corbucci. Oltre a citazioni minori ed occasionali che il cinefilo si prenderà il gusto di trovare da solo.

Per rendere conto dello spirito che anima Sukiyaki Western Django ci dilungheremo sulla scena iniziale, il cui protagonista è il noto regista Quentin Tarantino, notoriamente ammiratore del western all'italiana e forse l'esponente più conosciuto del cosidetto genere pulp d'autore. Anche lui aveva reso omaggio a Sergio Corbucci, riprendendo tra l'altro in un suo film il cruento taglio di un orecchio da parte di un bandito che veniva rappresentato in Django, lo ha rinnovato recentemente con il suo Django unchained .

Il film si apre macabramente con la visione di un uomo ucciso, colpito da un colpo di arma da fuoco in mezzo alla fronte.

E' solo una delle molte citazioni ma non proviene da Django: si tratta di una scena ripresa dal secondo film della trilogia del dollaro di Sergio Leone: Per qualche dollaro in più.

Il coprotagonista, il cacciatore di taglie soprannominato il colonnello (Lee Van Cleef), estrae da una borsa celata sotto la sella del suo cavallo un arsenale di armi di precisione ed arresta abbattendogli il cavallo la fuga di un ricercato, che reagisce sparandogli contro rabbiosamente.

Ma è fuori portata e i colpi del suo revolver arrivano solamente ai piedi del colonnello. Questi estrae dal mantello da cavallo - che indosserà praticamente sempre - un revolver a canna lunga inserendovi un calciolo, prenderà accuratamente la mira e con quest'arma di gittata superiore fulminerà il bandito con un colpo alla fronte.

Ricordate questi particolari, li dovrete richiamare alla memoria più tardi.

Accanto al cadavere si trova per terra un uovo, e vediamo le spire di un grosso serpente che vi si avvicina. D'improvviso l'immagine diventa a volo d'uccello: quello di un'aquila, che si avventa sul serpente e lo ghermisce.

Vediamo allora un uomo avvolto nel classico poncho che richiama irresistibilmente a chiunque il pistolero silenzioso protagonista dell'opera che diede la celebrità mondiale a Sergio Leone (Per un pugno di dollari, interpretato da Clint Eastwood e ricavato come molti sanno da Yojimbo, di Akira Kurosawa).

Miike comincia a mostrare le sue carte: lui giapponese si sta ispirando alla copia western, fatta in Italia, di un'opera jindai giapponese.

Però  mescolerà vorticosamente situazioni e citazioni da ognuna delle sue molteplici fonti, fino ad ottenerne una ricetta inedita eppure composta di elementi familiari, in cui il sapore forte - prevalente - si alterna o si sposa con sapori delicati e ricercati.

L'uomo estrae fulmineo la pistola ed abbatte l'aquila, che abbandona la preda.

Il serpente cade nelle mani del pistolero, che afferra il suo coltellaccio e apre la gola del rettile. Ne uscirà il famigerato uovo, evidentemente ingoiato poco prima, rosso di sangue.

 

 

 

A questo punto sopraggiungono gli immancabili malintenzionati senza i quali non sono possibili film del genere.

Il nostro uomo viene messo sotto il tiro di una pistola ed apostrofato bruscamente.

Veniamo così a sapere che il suo nome è Piringo (plateale giapponesizzazione di Gringo o Ringo, appellativi cui rispondevano la maggior parte degli innominati eroi dello spaghetti western).

L'inquadratura nel frattempo si allarga, lasciandoci capire che ci troviamo non nel deserto dell'Arizona, o in qualunque altro luogo deputato del western, ma alle pendici del Fujiyama.

 

Piringo, indifferente all'annuncio della fine della sua strada, ci toglierà ogni dubbio. Che cosa è quel rumore che avverte il capo dei malintenzionati? Sono le campane di Gion Shoja (Tempio di Gion), risponde.

Si tratta di una citazione dell'incipit dell'Heike monogatari. Assieme al più noto Genji monogatari narra l'epopea delle due potenti dinastie che lottarono a lungo per la supremazia del Giappone: gli Heike (o Taira) e i Genji (Minamoto) e rappresentano i primi testi letterari del Giappone.

Lo stupore del capobanda è grande, e gli chiede di cosa stia parlando. Piringo, sempre rimirando l'uovo che tenuto tra le sue mani alterna ora il colore rosso del sangue con quello bianco del guscio, risponde che si tratta di quella storia con gli Heike ed i Genji, terminata a Dan no Ura.

Un po' come quell'altra guerra in Inghilterra: la Guerra delle Rose combattuta tra i bianchi (gli York, il cui stemma era una rosa bianca) ed i rossi (i Lancaster, la rosa rossa).

Intrigato il malvivente chiede chi ha vinto invece la grande guerra tra gli Heike e i Genji: i rossi o i bianchi?

Ed a questo punto, premesso che i bianchi Genji sconfiggeranno i rossi Heike, Piringo declama i versi iniziali dell'Heike monogatari (racconto degli Heike) che così dicono: 

Il suono delle campane del Tempio di Gion riecheggia l'impermanenza di tutte le cose.
Il colore dei fiori di shala rivela questa verità, che anche il potente dovrà vacillare.
Anche l'orgoglioso non durerà, è come il sogno di una notte di primavera.
Ognuno dovrà cadere, ognuno è solo polvere di fronte al vento.

Gli Heike infatti, al termine di un duello che attraversò i secoli, scompariranno annientati dai Genji nella grande battaglia navale di Dan no Ura (1185).

L'improvvisa misteriosa caduta di un fiore che arriva misteriosamente da un cielo dominato da un enorme sole implacabile, in una zona assolutamente desertica ove l'unica pianta visibile è lo scheletro di un albero rinsecchito, fornisce una immediata e sinistra conferma alle parole di Piringo.

E qui si scatenerà l'inferno.

Lanciato in aria l'uovo, Piringo lascia la parola alla sua pistola.

 

 

 

L'uovo verrà passato di mano in mano tra gli aggressori, che lo lanciano in aria negli spasimi dell'agonia quando colpiti dalle pallottole.

Come tradizione del western, dove l'arma di elezione è la pistola, ma anche del chambara ove è la lama della spada a mietere vittime, il protagonista mostra una prontezza di riflessi sovrumana, una spietata freddezza ed una assoluta padronanza delle sue armi.

I suoi avversari vengono abbattuti in meno che non si dica.

 

 

 

Terminata l'ecatombe, Piringo rinfodera fulmineamente la sua pistola ed apre la mano.

Esattamente in tempo per riprendere l'uovo, che terminata la sua tormentata traiettoria sta finalmente per ricadere al suolo.

 

 

 

 

 

 

 

E qui occorrerà che anche lo spettatore, e il nostro lettore, mostrino capacità di freddezza e si tengano pronti ad esercitare la massima prontezza di riflessi.

Potrebbe altrimenti sfuggire loro - a noi era sfuggito alla prima lettura - il significato di quanto Piringo sta per fare.

Con la mossa fatale che idealmente associamo al prototipo del pistolero solitario (Clint Eastwood in Per un pugno di dollari), Piringo sposta il poncho per avere la massima libertà di estrazione.

Ma quella che estrae ora non è la pistola, ma una ciotola. In essa infrange l'uovo, ed estratti anche due ashi (bastoncini da cucina) inizia ad amalgamarlo assieme agli ingredienti già contenuti nella ciotola. Nel dubbio che non ci siate ancora arrivati siamo costretti ad essere espliciti: si sta preparando un sukiyaki!

Appare dal nulla una misteriosa donna che dichiara la sua ammirazione per lui, per poi scomparire di nuovo. Dopo aver cotto sul focolare il suo discutibile intruglio Piringo prende a mangiarlo, con evidente apprezzamento.

Concluderà - naturalmente - con un grido di soddisfazione irrefrenabile che molti riconosceranno. E' il motivo dominante della colonna sonora composta da Ennio Morricone per il terzo ed ultimo film della trilogia del dollaro (Il buono il brutto ed il cattivo).

Tanto basti: riteniamo che il lettore abbia già elementi sufficienti per capire cosa potrebbe capitargli di leggere se andrà avanti a scorrere questa recensione, e sappia regolarsi di conseguenza.

Tutto dipende evidentemente dall'appetito con cui ci si mette a tavola, e chi saprà o vorrà rimanere attratto da questa insolita ricetta a base di sukiyaki  propostaci da Takashi Miike ne rimarrà sicuramente soddisfatto.

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