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La hakama: la storia - La manutenzione della hakama

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In passato la hakama esisteva in numerose varianti, che la rendevano sia un pratico abito da lavoro che un raffinato abito da cerimonia. Oggigiorno si utilizza sempre più  raramente in Giappone, in compenso se ne è diffuso l'uso in occidente assieme alla pratica delle arti marziali.

In queste sue nuove funzioni si dimostra un indumento sobriamente elegante allo stesso tempo che pratico nell'uso, e merita di essere trattato con cura.

La hakama più difficile da mantenere in buono stato e buon ordine  è proprio quella tradizionale in puro cotone che difficilmente mantiene le pieghe e viene trattata con coloranti vegetali che le conferiscono una splendida tonalità tra il blu ed il nero ma che tendono a perdere - molto a lungo se non per sempre - il colore.

Ne vale comunque la pena: chi ha la fortuna di possederne una è in grado di apprezzare la differenza rispetto alle più pratiche versioni moderne in fibra sintetica, soprattutto in termini di piacevolezza nell'uso.

Immediatamente dopo l'utilizzo la hakama va stesa su una superficie piana e pulita, i praticanti di aikido utilizzano il tatami stesso, ed accuratamente distesa con la parte posteriore - quella con il rialzo detto koshiita - verso il basso, eliminandone le pieghe.

I lembi esterni vengono poi ripiegati in senso longitudinale. A questo punto si procederebbe già normalmente alla piegatura degli himo, che serrano la hakama alla cintura, ma ne riparleremo più avanti.

 

 

 

 

 

 

Inizia poi la ripiegatura della hakama nell'altro senso: se ne ripiega un terzo circa, poi si ripiega a metà la parte rimanente.

La hakama è ora pronta per essere riposta, stesa orizzontalmente.

Normalmente però i praticanti di aikido o kendo - o altra disciplina che adotta la hakama - la devono trasportare molto spesso dentro una borsa.

Per questa ragione si piega ancora una volta a metà, in modo che occupi meno spazio e sia meno soggetta a stropicciarsi.

 

 

 

 

 

 

I lunghi himo sono l'incubo di chiunque sia alle prese per la prima volta con la piegatura della hakama.

Vale però la pena di applicarcisi, perché degli himo maltrattati e arrotolati alla rinfusa non tradano a vendicarsi diventando degli scomodissimi lacci da scarpe.

Devono invece sempre mantenersi bene stesi e piatti, in modo da non disturbare dopo l'annodatura, che nell' aikido è molto stretta e nel kendo non deve impacciare formando spessore chi deve indossare il bogu, l'armatura in cuoio e bambu da combattimento.

La procedura è in realtà molto semplice: si ripiegano 2 volte a metà gli himo più lunghi, quelli anteriori, sistemandoli poi in diagonale all'interno della hakama, in questo modo. Normalmente si ripiegano sul lato esterno, ma nel caso di una hakama che viaggia molto e spesso, è consigliabile ripiegarli all'interno.

La seconda coppia di himo viene fatta passare in questo modo: sopra la diagonale, che forma in pratica una larga X, ritornando poi da sotto.

Va ripetuta l'importanza di mantenerli ben piatti ed evitare che si riempiano di grinze, antiestetiche e scomode, ma nel caso di una hakama troppo economica il risultato sarà il più delle volte sempre insoddisfacente.

In queste foto sono appunto evidenti le grinze che inevitabilmente si creano ogni volta che si allaccia la hakama. Quando diventino eccessive è bene passare gli himo al ferro da stiro, non troppo caldo per evitare di stingere il colore.

 

 

 

 

 

 

La estremità libera del terzo himo viene poi fatta ritornare verso la parte piegata in precedenza.

Anche in questo caso passerà da sotto, fromando un'altra X, di dimensioni minori e disposta sul lato sinistro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si ripete la manovra con il quarto himo formando una nuova X posizionata sul lato destro.

Incrociando ogni volta la direzione di piegatura si evita di formare uno spessore eccessivo.

Le estremità degli himo si trovano ora in diagonale, dalla parte opposta rispetto a quella ove si trovavano prima.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ogni successivo passaggio è praticamente una conseguenza logica del precedente, quindi basteranno poche ripetizioni per poter portare a compimento la ripiegatura in modo spontaneo e naturale.

Abbiamo appena ripiegato un himo verso l'alto, ora dovremo prendere quello opposto e ripiegarlo verso il basso, facendolio passare sotto l'altro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questo modo abbiamo avvolto la parte piegata precedentemente in una specie di nodo piatto, che la tratterrà evitando che il tutto si disfaccia maneggiando la hakama.

Si stringe questo cappio in modo che l'assieme rimanga piatto e ben saldo, ma senza esagerare per non stropicciare di nuovo gli himo che abbiamo appena spianato con cura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si passa, come oramai dovrebbe essere facile intuire, allo himo successivo.

Si ripete esattamente quanto fatto prima, naturalmente dal lato opposto.

Si comincia ad intuire quale sarà l'aspetto finale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nuova ripiegatura verso l'alto.

Il sistema dovrebbe essere a questo punto be chiaro: si deve passare sotto ad una delle pieghe precedenti.

Quale? Quella che si viene a trovare automaticamente a portata di mano quando si effettua la piegatura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si ripiega in modo speculare l'altro himo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Siamo già arrivati all'ultima fase di piegatura. Se vedendo eseguire l'operazione da uno yudansha o comunque da una pesona esperta vi sembra che ci metta un tempo interminabile, è perché si tratta di un momento in cui è opportuno lavorare con efficienza ma senza alcuna fretta, in assoluto rilassamento.

Se agli inizi la piegatura della hakama può rivelarsi una seccatura, col trascorrere del tempo diventerà una piacevole abitudine.

 

 

 

 

 

 

 

 

Effettuata dal lato opposto l'ultima piegatura non rimane che sistemare le estremità.

Si possono celare sotto i cappi per ottenere un migliore, appagante, risultato estetico, oppure lasciarle in vista in modo da non doverle cercare quando sarà il momento di sciogliere il tutto per indossare di nuovo la hakama.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A questo punto si può ripiegare la hakama a libro, con gli himo all'interno: come mostrato in precedenza si ripiega all'altezza di un terzo, partendo dalla estremità inferiore, e poi ancora a metà.

Gli himo possono anche essere ripiegati dal lato esterno, come fanno molti, e quando la hakama deve essere riposta effettivamente è meglio lasciarla così.

Gli himo si ripiegano all'interno quando l'hakama va riposta in una borsa, per evitare di sgualcirli o ingarbugliarli.

 

 

 

 

 

 

 

Quando l'hakama va sistemata dentro la borsa per andare a lezione, o ad un seminario, è bene inoltre piegarla ancora una volta.

Fino a tempi non lontanissimi i praticanti giapponesi difficilmente utilizzavano una borsa, ma sistemavano la hakama all'interno del keikogi, anchesso ben piegato, assicuravano il tutto con l'obi (la cintura) in modo che non si scomponesse e si recavano al dojo col fagottello sottobraccio.

In tempi più remoti l'involto veniva lasciato addirittura nel dojo, appeso con ganci alle travi del soffitto.

Chiudiamo ritornando ancora una volta sugli himo: la loro lunghezza è variabile, e nelle hakama di buona fattura è possibile richiederne una specifica.

Questo per poterli per adattarli alla propria taglia o al proprio modo di indossare la hakama ma anche alla disciplina praticata: in alcune si allaccia sul davanti, in altre sul dietro

I praticanti di aikido devono ricordare che nella hakama economica molto spesso gli himo sono di lunghezza insufficiente per poterli allacciare davanti: si dovranno allacciare di dietro come si usa nel kendo.

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