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La hakama: la storia - e un po' di cronaca
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E' invece destituita da ogni fondamento l'idea che l'hakama sia un indumento esclusivamente maschile: per quanto non fosse più per loro un indumento abituale, in epoca Edo era ancora normale per le donne di casta samurai indossare l'hakama in occasione dei viaggi. La cita ad esempio Eiji Yoshikawa in Musashi, quando Otsu, preparandosi a partire per l'ennesima volta alla ricerca dell'errabondo Miyamoto Musashi, indossa appunto una hakama.
Fa parte ancora oggi del costume di culto di sacerdotesse e accolite shinto una hakama rosso fiammante, indossata sopra un kimono bianchissimo, e nei cataloghi delle sartorie tradizionali troviamo immancabilmente diverse hakama destinate alle donne.
La foto, proveniente dal sito www.e-budostore.com, ci fornisce l'occasione per far notare che è una leggenda anche quella che vorrebbe l'hakama per aikido un indumento recente, concepito espressamente nel dopoguerra modificando quella tradizionale.
La modifica consisterebbe soprattutto nell'avere spostato il nodo di chiusura sul davanti per non esserne infastiditi durante le cadute all'indietro. Sono al contrario alcune scuole che adottano protezioni durante i combattimenti di spada che hanno adottato il nodo nella parte posteriore, avendo necessità di indossare l'armatura.
Certamente sono state apportate, dalla piccola ditta artigianale Iwata, che fornisce da molti decenni gli insegnanti di aikido dell'Hombu Dojo, le modifiche all'indumento indicate in apertura dell'articolo: avevano però soprattutto lo scopo di renderlo più robusto ed in grado di sopportare un uso intenso e logorante.
Oltre ad essere esistite in epoca antica ulteriori varianti della hakama, variavano anche i modi di utilizzarla, al punto che non sempre è facile distinguerla da differenti capi di vestiario. Era ugualmente una hakama anche quella indossata, sempre secondo Yoshikawa, da Sasaki Kojiro in occasione dello storico duello dell'isola di Ganryu proprio contro Musashi.
Secondo la tradizione Kojiro indossava un kimono bianco aderente, con sopra un aori rosso senza maniche. L'hakama era di cuoio, avvolta dal ginocchio in giù da fasce mollettiere. Era un tipo di abbigliamento utilizzato spesso dai samurai in servizio presso un daimyo, e quindi sovente chiamati al pronto intervento e a rapidi spostamenti a piedi. Nella immagine vediamo la rappresentazione del dramma teatrale Musashi, diretto da Yukio Ninagawa nel 2009 con grande successo di pubblico.
Questo conferma come ancora oggi tutte le numerose versioni dell'epico duello restituiscano l'immagine classica di Sasaki Kojiro, permettendosi al più qualche licenza nella scelta dei colori.
Kojiro era come noto a molti un samurai al servizio della casata degli Hosokawa, che diversi anni dopo il duello ebbero tra il personale alle loro dipendenze anche Myamoto Musashi, il vincitore.
Nelle rappresentazioni infatti vediamo sempre che sugli aori dei funzionari spicca il mon degli Hosokawa, il sole con otto pianeti. Una fantasiosa ricostruzione del bokuto con cui Musashi affrontò anche questo mortale confronto, come quasi tutti i precedenti, si intravede a destra. Si sarebbe trattato in questo caso di un bokuto di fortuna, ricavato durante la traversata dal remo di riserva della barca.
Avendo ormai preso il via sarà il caso di smentire anche un'altra credenza diffusa nel mondo delle arti marziali: l'hakama non ha la funzione di occultare il movimento dei piedi durante il duello o il combattimento.
Durante la preparazione rituale al contrario ogni samurai compie ben precise operazioni: inannzitutto utilizza un tasuki, un cordone o meglio fettuccia ripiegato ad otto che si incrocia dietro la schiena e passa sotto le ascelle per tenere raccolti gli indumenti ed evitare che diano impaccio. Il tasuki può essere costruito con cura intrecciando strettamente fogli di carta riportanti scritte augurali o motti sacri, ma il samurai poteva essere costretto ad impugnare le armi anche senza preavviso.
Quando era messo sull'avviso per tempo, come quando ad esempio doveva fungere da secondo in un seppuku rituale, aveva tempo di prepararsi a dovere; il fotogramma proviene da Senno Rikyu (Morte di un maestro del te) e si riferisce al seppuku di Furuta Oribe, sulla sinistra.
Talvolta non aveva tempo di prepararsi; in quei casi utilizzava come tasuki d'emergenza il sageo, la fettuccia che assicura alla vita - e più esattamente agli himo che serrano l'hakama - il fodero della spada. Nei cataloghi dei fornitori di articoli di arti marziali infatti figura sempre un sageo di lunghezza superiore al normale, lo shigeuchi, adatto per questo tipo di utilizzo.
Anche l'hakama veniva vistosamente rimboccata, per evitare di inciamparvi sopra o di imbrattarla.
Ancora oggi alcuni insegnanti di arti marziali usano farlo, per permette ai praticanti di rendersi bene conto degli hashisabaki (movimenti degli arti inferiori). Non ci sono ragioni particolari perché anche un praticante debba rimboccarsi l'hakama, diciamo che si tratta di una moda, probabilmente da non incoraggiare perché aumenta il rischio che l'uke rimanga impigliato nell'hakama cadendo malamente.
Chi vuole seguire comunque questa moda però, per essere davvero conforme alla tradizione, dovrebbe seguire una procedura precisa: l'hakama non si rimbocca usualmente tirandola su in prossimità dell'apertura laterale per infilarne i lembi sull'orlo: vengono ripiegate attentamente le pieghe esterne della parte anteriore, facendole passare negli himo dal basso, per poi ripiegarne l'eccedenza dalla parte esterna in modo che non si sfli facilmente.
Nella foto, che raffigura il maestro Hideki Hosokawa (Cagliari, 1984) si può notare come seguendo questa procedura i lembi della hakama risultino sollevati nella parte anteriore, non di lato come quando si segue il metodo informale.
Fino a tempi abbastanza recenti questa procedura faceva parte del rituale introduttivo ai kata di alcune scuole, ad esempio il kata Hojoken della scuola Jikishinkage ryu. Non si tratta di meri formalismi o di particolari di secondaria importanza come potrebbe sembrare: fa parte della filosofia di vita del samurai curare la propria persona anche e specialmente nei momenti di estremo pericolo, dimostrando di non avere perso la propria compostezza perché preda dell'emozione
Come si indossa e si allaccia la hakama? Lo potete distinguere chiaramente nella foto dove è indossata da una donna: gli himo devono terminare con un nodo piatto che ricorda quello delle cravatte a farfalla occidentali. Questa chiusura, oltre che elegante, è anche quella che dà meno fastidio nella pratica delle arti marziali. E' destituita di ogni fondamento la leggenda metropolitana che vorrebbe questo tipo di nodo utilizzato prevalentemente da persone omosessuali. Esistono ovviamente altri modi di annodare gli himo, ma questo è quello classico. E' possibile come nel nostro esempio che i nastri posteriori e quelli anteriori vengano ripiegati diagonalmente, formando una croce di Sant'andrea priva del nodo piatto anteriore.