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Miyamoto Musashi (1584-1645). Il samurai solitario - Da Takezo a Musashi

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Nato probabilmente con il nome di Takezo, il guerriero scelse di adottare all'inizio del suo difficile percorso una pronuncia alternativa degli ideogrammi: Musashi.

Sembra una coincidenza troppo strana, la famiglia Miyamoto era originaria infatti di Musashi prima di trasferirsi nella provincia di Harima, ma nulla vieta di pensare che siano stati il padre stesso o i familiari a scegliere un primo nome che permettesse più tardi di cambiarlo con uno più legato alle sue origini.

Oltretutto era spesso usanza di conservare da padre a figlio il primo ideogramma o perlomeno il fonema, la successione da Miyamoto Munisai a Miyamoto Musashi appare quindi plausibile.

Quasi tutte le ricostruzioni della vita di Musashi che vengono costantemente pubblicate sono pesantemente e a volte inconsapevolmente debitrici di Musashi,  un romanzo storico di Eiji Yoshikawa che ebbe immensa popolarità da quando venne pubblicato, a puntate a partire dal 1935, fino ai giorni nostri.

Delle numerosissirme versioni su schermo va citata, una spanna sopra le altre, quella dovuta a Hiroshi Inagaki, una trilogia risalente alla metà degli anni 50 del XX secolo, che ha fortemente influenzato sia ogni versione successiva, sia l'immaginazione popolare. E perfino non pochi ricercatori.

Cercheremo qui di astenerci dagli episodi romanzeschi dando conto soprattutto di quanto sicuramente accertato. Non è molto, ma certamente aiuta a comprendere le ragioni dell'immenso impatto avuto da Musashi nella cultura samurai.

Abiamo saputo, direttamente da Musashi, che il suo percorso iniziò a 13 anni, quando affrontò e vinse in duello Arima Kihei. A sedici anni sconfisse un certo Akiyama, grande combattente. Arriviamo così, se accettiamo la data di nascita del 1584, all'anno 1600. L'anno della grande battaglia di Sekigahara.

Morto pochi anni prima il dittatore Toyotomi Hideyoshi, il suo vassallo Yeyasu Tokugawa aveva raccolto intorno a sé una fitta schiera di dissidenti del regime. Nell'ottobre del 1600, dopo una serie di schermaglie iniziali, le sue truppe affrontarono a Sekigahara quelle del clan Hideyoshi, comandate da Ishida Mitsunari, nella madre di tutte le battaglie del Giappone feudale: si scontrarono oltre 160.000 guerrieri.

Miyamoto Musashi, ancora adolescente, militava probabilmente nel fronte che venne sanguinosamente sconfitto. Le conseguenze dello scontro furono epocali per il Giappone, drammatiche per ogni samurai che vi avesse preso parte.

Dopo un lungo periodo di anarchia Yeyasu Tokugawa prendeva il dominio assoluto, ed iniziava con lui una dinastia che avrebbe retto le sorti del Giappone per oltre 260 anni. Terminava il periodo delle grandi guerre, e terminava di conseguenza il periodo della spada antica: koto. Gradualmente la lunga e ben arcuata spada da cavalleria, tachi, viene sostituita da una lama più corta: la katana. Convenzionalmente infatti si assume che l'inizio dell'epoca della nuova spada, shinto, coincida circa con il 1600.

Miyamoto Musashi, ancora ragazzo, diveniva da quel momento un ronin: un uomo onda, un samurai senza più un feudo di cui seguire le sorti e una terra dove mettere radici. Gran parte dei feudi sconfitti vennero infatti dissolti, conglobati nei feudi vincitori, e quasi tutti i guerrieri legati alla parte perdente furono congedati, con l'obbligo di abbandonare terreni ed abitazioni loro assegnati. Il seguito della sua storia non può prescindere da questo traumatico cambiamento.

L'iconografia tradizionale ci tramanda infatti una immagine di Miyamoto Musashi stereotipata che vuole rendere l'idea del suo stato: i capelli non hanno il chommage, la tradizionale acconciatura del samurai: la parte sommitale rasata ed un lungo ciuffo che partendo dalla coda è legato alla sommità del capo, e che veniva tagliato in caso di espulsione dalla casta o in segno di sfregio infierendo sulle spoglie del nemico ucciso.

Crescono selvaggiamente e sono raccolti in una alta crocchia: Musashi è identificabile a vista d'occhio come ronin, samurai senza padrone. Se per propria scelta o costretto da circostanze avverse, come quasi sempre è il caso, nessuno può dire.

 

 

 

 

 

Indossa l'hakama, il largo pantalone tipico del samurai utilizzato ancora nelle arti marziali tradizionali, stretta però sotto il ginocchio da una fasciatura,  perché non si sporchi o dia impaccio durante i viaggi. Viene insomma perennemente raffigurato nelle vesti del viaggiatore, del samurai errante.

Sulla hakama, o come qui nella stampa di Kuniyoshi sull'aori, quasi sempre viene riportato il motivo del campo di riso, tradizionalmente scelto da molti samurai (ancora oggi lo si trova nelle borse o nei portaspade utilizzati per recarsi al dojo).

Si dice di lui che fosse persona scostante e sgradevole fisicamente, con un aspetto irsuto e trasandato, ma non sappiamo quanto sia dovuto ad una scelta deliberata e quanto alla sua condizione randagia.

Era di grande corporatura, oltre sei shaku (piede, corrispondente a 30,3cm). Superava quindi i 180cm e non doveva passare inosservato in un'epoca in cui la statura media dell'uomo adulto si aggirava intorno ai 160.

Si crede che per questo utilizzasse una spada di dimensioni inconsuete, oltre 90cm di lama. Certamente la spada va commisurata alla statura del possessore, ma va anche considerato che solo gradualmente, e solo ben dopo che Musashi aveva concluso (intorno al 1614) il suo percorso di cavaliere errante  venne abbandonata la consuetudine di adottare il tachi, lunga e arcuata spada da cavalleria, per adottare invece la katana, più corta e generalmente meno curva.

In defnitiva, non sembra ricevibile l'osservazione di alcuni critici che Musashi utilizzasse una spada di dimensioni molto sopra la media. D'altra parte, nel corso dei suoi numerosi duelli - si pensa che siano stati 64 - utilizzò raramente una vera spada. Li affrontò quasi sempre con il bokuto, che oggi viene più comunemente definito bokken: la spada di legno da allenamento.

La stampa nishiki-e a fianco proviene dal'Honchô kendo ryaku den (Racconti di spada della nostra terra), pubblicato nel 1845 circa. Non possiamo considerare questo genere di documenti come perfettamente aderente alla realtà, la didascalia informa infatti che Musahi viene raffigurato durante il viaggio intrapreso per incontrare e sfidare Tsukahara Bokuden, in realtà morto a tarda età circa 14 anni prima della sua nascita. Ma è indicativa di come Musashi veniva rappresentato nell'immaginario del popolo giapponese. Dai suoi giorni fino ai nostri giorni.

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