Tecnica/Cultura
Spirito del Giappone. Una pubblicazione degli anni 70-80 - Un decennio ricco di importanti contenuti
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Ma è ora di entrare in corpore vili iniziando a parlare dei contenuti di Spirito del Giappone, che diede un importante contributo, purtroppo dimenticato da molti se non da tutti, a quel riconoscimento.
Troviamo nel n. 3 anno terzo, marzo – settembre 1973, la trascrizione di una conferenza tenuta dal prof. Kenjiro Okamoto presso l'Istituto di Cultura Giapponese in Roma, il 4 ottobre dello stesso anno: “L'arte giapponese” pensiero tradizionale ed età moderna.
Era infatti frequente all'epoca la collaborazione tra l'associazione e l'Istituto nonché l'ambasciata del Giappone, che espressero anche parere favorevole al rinoscimento da parte delle autorità italiane.
In occasione dei seminari tenuti presso il Dojo Centrale di Roma il maestro Tada non mancava mai di raccomandare un contatto sia con l'Istituto che con l'ambasciata per ottenere materiale illustrativo e informativo a riguardo della cultura e della società giapponesi, da distribuire ai partecipanti.
In particolare l'Istituto mise spesso a disposizione dei filmati selezionati dalla sua ricca cineteca. In occasione della restituzione del filmato era necessario allegare una relazione in cui venivano illustrati il numero dei partecipanti, oltre a sommarie informazioni sulla loro estrazione, e soprattutto le loro reazioni e i loro commenti sul documentario che era stato proiettato.
A titolo di esempio, venne messo ai disposizione dei partecipanti al seminario di primavera del 1983 l'opuscolo Giappone Italia oggi, redatto a cura del prof. Tetsuo Sakamoto.
L'anno successivo venne proiettato un documentario sulla vita quotidiana in un monastero zen, con un interessante intervento a commento di Fujimoto sensei: la realizzazione del documentario, che vedeva per la prima volta, aveva suscitato in Giappone un acceso dibattito sui mezzi di comunicazione, di cui gli era giunto l'eco.
La sua realizzazione aveva infatti comportato in realtà uno sconvolgimento nella vita dei monaci, sottratti ai protocolli di vita quotidiana consolidati nei secoli per dover invece recitare una parte a beneficio delle cineprese.
A detta di Fujimoto sensei alcuni ne avevano tratto in Giappone la conclusione che le discipline tradizionali non possono e non debbono essere volgarizzate per diffonderle, pena una loro irreversibile perdita del legame con la tradizione.
Ne seguì una interessante discussione che coinvolse attivamente molti dei partecipanti al seminario.
Tornando alla rivista, l'articolo successivo era la seconda puntata di un Sommario di Storia del Giappone redatto dal prof. Merge' che in 11 pagine iniziava la trattazione dal periodo Asuka (552-664) per arrivare fino alla insurrezione Jinshin (672-714) che precedette il periodo Nara.
Salvatore Merge' nel periodo della sua permanenza in Giappone a cavallo della seconda guerra mondiale praticò aikido – primo italiano in assoluto – con il fondatore Ueshiba Morihei.
Dopo il suo rientro in Italia insegnò e diffuse l'arte, sia pure saltuariamente a causa dei suoi impegni accademici.
Intorno a lui si radunò un gruppo non numeroso ma estremamente coinvolto di praticanti, che confluirono poi dopo l'arrivo in Italia di Tada sensei nella nuova associazione, che il professor Merge' seguì con interesse e simpatia.
Seguiva, dalla penna e dalla matita dell'architetto Piercarlo Righetti socio dell'associazione, La Casa Giapponese,
Trattava naturalmente quella tradizionale, che risponde a canoni ancestrali di sorprendente profondità, e che superano la prova dei millenni.
Dalla parte che tratta del tokonoma, elemento irrinunciabile anche nel dojo tradizionale:
“Il Tokonoma è il luogo in cui il giapponese si ritempra nel perseguimento del fine ultimo e più elevato della sua esistenza, nel ripensamento delle leggi eriche della civiltà giapponese, e nella riverente meditazione di fronte alle cose della vita”.
Chiudeva questo numero un articolo apparentemente – ma solo apparentemente - slegato dal contesto della cultura giapponese, occupandosi di “Gioacchino Belli e il colera” e firmato Il calabrone, pungente pseudonimo del pungente Giacomo Paudice:
“... è tuttavia innegabile che qualunque terapia medica, se non sorretta dalla fiducia, dalla volontà di vivere, in definitiva dallo spirito del paziente, finisce per ottenere ben pochi risultati”.
Esempio lampante di recepimento del palese messaggio contenuto nell'insegnamento di Tada sensei, fondatore, direttore didattico e all'epoca Presidente dell'associazione e della capacità di riconoscerlo anche nell'insegnamento di altri grandi, non necessariamente provenienti dall'estremo oriente.
Da una copia del numero successivo, Settembre – Febbraio 1974 sono sorprendentemente emerse alcune prove di stampa dei piombi della rivista Aikido, Anno V n. 1 (1976).
Evidentemente era una copia di lavoro, l'estensore di queste note infatti per quanto non avesse ancora iniziato a proporre suoi articoli collaborava comunque all'epoca con Stefano Serpieri che curava la redazione, la composizione e la stampa di entrambe le pubblicazioni,.
Queste operazioni comportavano infatti procedure inimmaginabili nel tempo della digitalizzazione. Il testo veniva composto a mano mediante l'inserimento di caratteri in piombo all'interno di un telaio, veniva poi tirata una bozza da inoltrare ai correttori, da restituire poi in tipografia..
Le correzioni richiedevano la sostituzione materiale del carattere o delle parole errate, con eventuali aggiustamenti di tutta la pagina nel caso che la lunghezza del testo subisse variazioni anche non rilevanti; veniva poi tirata una seconda bozza da verificare ancora, e si capisce già da questo che erano necessari numerosi andirivieni presso la tipografia, situata nel pressi della basilica di San Pietro quindi lontana dalla sede dell'associazione.
Le immagini venivano riportate invece con un procedimento fotochimico su matrici in piombo applicate su un supporto in legno, e al termine della stampa venivano riconsegnate all'editore mentre la pagina veniva scomposta e i caratteri in piombo riutilizzati per altre pubblicazioni, senza che rimanesse traccia di quanto composto. Prima dell'inserimento delle immagini venivano tirate alcune prove delle dimensioni richieste (indicate nella parte inferiore dei provini), da sottoporre ai responsabili che decidevano dove inserirle nella gabbia del testo; questo andava nuovamente adattato di conseguenza, prima di arrivare al fatidico visto, si stampi, ma i provini non era necessario restituirli alla tipografia ecco quindi spiegato la loro "miracolosa" riapparizione..
Le matrici fotografiche di tutte le pubblicazioni di quegli anni erano depositate nel magazzino del Dojo Centrale di Roma e furono presumibilmente e irrimediabilmente disperse quando il Dojo Centrale venne chiuso nel 1994, a causa della revoca della concessione demaniale.
In questo numero venne per la prima volta pubblicata la composizione del Consiglio di Redazione, segno che Spirito del Giappone era ormai una realtà consolidata.
Direttore responsabile di Spirito del Giappone era come per Aikido il prof. Aurelio Tommaso Prete, noto e apprezzato critico d'arte.
Facevano parte della redazione il dott. Hiroshi Tada, il dott. Claudio Bosello e l'avv. Giacomo Paudice, mentre il consigliere dirigente era il dott. Gianni Cesaratto.
La scaletta di questo numero comprendeva.
Storia dell'acquarello parte III di A.T. Prete, Zen e Budo di G. Cesaratto, Appunti di storia giapponese parte III di S. Merge', Lo zen penetra nell'occidente di Gianni Bortolaso S.I., una intervista di Prete all'addetto culturale dell'Ambasciata giapponese in Roma e la traduzione dal francese di un articolo sul gagaku (musica di corte), per gentile concessione dell'Ambasciata giapponese e curato da G. Paudice.
Citando a caso in numeri differenti possiamo trovare:
L'amore nella poesia orientale di A.T. Prete, Architettura giapponese dell'architetto Osvaldo Lilliu che collaborò a lungo in seguito con entrambe le pubblicazioni associative,
Respirazione e spiritualità di G. Paudice (Anno V inverno 1976), Divagazioni sull'essenza della poesia lirica sia giapponese, che Universale di G. Paudice, Cultura in Giappone: ieri ed oggi di G. Di Morigerati (Anno VI agosto 1977), Ritmo e modulo nel mondo tradizionale di O. Lilliu, Toyotomi Hideyoshi di Giovanni Granone (Anno VII-VIII autunno 1979).
Da non dimenticare anzi da sottolineare, del maestro Yasunari Kitaura, docente di storia dell'arte all'Università di Madrid e direttore didattico dell'Aikikai di Spagna: "Il pensiero e il sentimento del Giapponese medievale riflessi nell'arte"
E infine, nel numero che concluse le pubblicazioni.
Kawabata a dieci anni dalla scomparsa di A.T. Prete, Il verismo di Masuya Kyomen di G. Di Morigerati, L'arte dello tsutsumu in Giappone di Simone Chierchini, La mostra di reperti d'arte giapponese al Castello Sforzesco di Milano, di Paolo Bottoni.
Fu quello come già detto il canto del cigno della pubblicazione.