Cronache

2024, dicembre: Il nihontô dentro di noi

Article Index

Lauria00Perché andare a tenere un seminario di aikido con annessa conferenza sulle lame giapponesi (ma non solo quello) fino alla remota Basilicata? Be' bisognerebbe forse anche chiedersi come mai da Washington o da San Pietroburgo chiamano frequentemente a insegnare Fiordineve Cozzi shihan, che parte regolarmente a ogni chiamata proprio da quel puntino sulla carta di Lauria, dove ha fondato e praticamente costruito il suo bel dojo,. Del resto da Lauria non pochi personaggi interessanti se ne sono andati in giro per il mondo a insegnare qualcosa,. L'ho personalmente constatato visitando il museo Marangoni dove sono documentate le vicende di Ruggero da Lauria, grande ammiraglio “spagnolo” del XIII secolo.

Lauria02Ma torniamo a bomba: Lauria è lontana? Sì, ma è anche lontana da tanti aspetti negativi della vita moderna, dalla confusione della grande città, dalla assenza di contatti umani o dalla loro forzata spersonalizzazione quando nonostante tutto tentano di sopravvivere. Un bell'ambiente, a misura di essere umano, dove praticare e se del caso insegnare, un aikido a misura di essere umano. Eravamo in clima pre-natalizio in attesa della consueta pioggia di “regali di natale”, troppo spessso ormai ridotti a una espressione materiale del commercialismo che ci incoraggia a travolgere i nostri amici di oggetti inutili e ad esserne nostro malgrado contraccambiati. Molto meglio regalarsi (ma non solo a natale!) un paio di giorni di sereno aikido, discutendo magari della millenaria eredità culturale del Giappone che ce lo ha donato.

Lauria03Ma torniamo a bomba: Lauria è lontana? Sì, ma è anche lontana da tanti aspetti negativi della vita moderna, dalla confusione della grande città, dalla assenza di contatti umani o dalla loro forzata spersonalizzazione quando nonostante tutto tentano di sopravvivere. Un bell'ambiente, a misura di essere umano, dove praticare e se del caso insegnare, un aikido a misura di essere umano. Eravamo in clima pre-natalizio in attesa della consueta pioggia di “regali di natale”, troppo spessso ormai ridotti a una espressione materiale del commercialismo che ci incoraggia a travolgere i nostri amici di oggetti inutili e ad esserne nostro malgrado contraccambiati. Molto meglio regalarsi (ma non solo a natale!) un paio di giorni di sereno aikido, discutendo magari della millenaria eredità culturale del Giappone che ce lo ha donato.

Lauria04Oltretutto il dojo di Lauria, che Cozzi sensei si è letteralmente costruito su misura, è molto bello, infonde serenità e desiderio di praticare la nostra arte, l'organizzazione dei seminari e poi anche essa a misura di essere umano, aiuta anche in questo la lontananza dal caos delle grandi città, la professionalità degli organizzatori poi ci mette la classica ciliegina sulla torta.

Ma è ora di entrare nei dettagli. Oltre alle sempre piacevoli e intense lezioni di Cozzi sensei, questa volta il sottoscritto ammaniva durante il seminario due pietanze che ha cercato di non rendere indigeste: una conferenza sulle lame giapponesi, seguita il giorno successivo da una lezione che ne riprendeva idealmente i concetti


Lauria05Una conferenza sul nihontō quindi: “la spada giapponese”. Ovviamente questa è una semplificazione, ma noi amiamo e cerchiamo le cose meno facili, le strade in salita che ci portino in alto. In questi casi tutti pensano alla katana tuttavia le lame giapponesi sono molteplici. Ma non affliggeremo qui l'incauto lettore con le differenze o le analogie tra katana, tachi, yari, naginata, tantō e così via. Basti sapere che dopo un excursus sulla oltre millenaria storia del nihontō si è parlato anche degli strumenti originariamente dedicati al combattimento che vengono ancora oggi utilizzati nell'insegnamento e nella pratica dell'aikido: bokken, jō, tantō.

Lauria06Si è parlato della loro origine, della loro adozione nella pratica dell'aikido e della motivazione del tutto. Il giorno seguente la lezione come detto si imperniava soprattutto sull'uso di queste “armi”. Che non sono in realtà tali per noi, per quanto le possibilità di un uso in questa modalità vada sempre tenuta presente: sono per noi degli indispensabili strumenti di lavoro.

Ma non - o non soltanto - per aggiungere al nostro bagaglio delle nuove tecniche: soprattutto per aiutarci a comprendere meglio quanto stiamo già facendo. Del resto l'aikido, come ha insegnato sempre il maestro Hideki Hosokawa, non si migliora sovrapponendo in continuazione nozione a nozione, ingrediente a ingrediente, ma togliendo il superfluo.

Lauria07Imperdibili per il resto (e chi se l'è perse?) come già detto le lezioni di Cozzi shihan. Ma soprattutto imperdibile – e non ci siamo persi naturalmente nemmeno questa la sua ospitalità e la sua disponibilità a trascinare i non recalcitranti ospiti a visitare Lauria vecchia. A natale si fa il presepio? Be' noi siamo diventati parte vivente di un magico presepio.

Alla prossima quindi! E molto volentieri.

 

 

Lauria08Ed addentriamoci ora in una breve disquisizione “tecnica” sui piacevoli misteri, meno misteriosi di come sembrano a quanto vedremo del nihontô.

Rechiamoci sul luogo del delitto...


Lauria09Si sa che perlomeno nella letteratura di genere i detective ritornano spesso sul luogo del delitto, ricontrollando quanto già ricontrollato, rivedendo quanto già visto, alla ricerca di quanto possa essere sfuggito. E va da sé che – sempre in letteratura – la loro ricerca è spesso premiata.

Anche il praticante di aikido torna regolarmente sui luoghi dei suoi innocenti delitti, a rimuginare su quell'ikkyo o quel sankyo non completamente digeriti. E l'insegnante? Certo, torna anche lui sui luoghi dei suoi numerosi delitti, regolarmente e con metodo. Ed eccoci quindi a parlare dell'ultimo cimine commesso dal sottoscritto. Una conferenza sul nihontō, la spada giapponese.

Lauria10E' noto che le prime domande che si pone il detective vertono sul “cui prodest”, sulle motivazioni ossia del delitto: sul perché. E già... perché? Perché una conferenza sulla spada giapponese (nihontō, ricordiamolo, ossia quelle lame che un po' approssimativamente tutti conoscono col nome di katana?

La katana - atteniamoci ancora a questa semplificazione senza scendere troppo nel sottile – viene giustamente ammirata ed elevata a simbolo delle virtù marziali del popolo giapponese, cui noi oggi ci ispiriamo ma per combattere un unico nemico, il più insidioso: quello che si annida dentro noi stessi.

Lauria11Ma rimane a volte lontana, quasi un oggetto intangibile costretto dentro una vetrina: un oggetto verso cui si porta il dovuto rispetto, cui si tributa come detto una incondizionata ammirazione ma comunque non raggiungibile, potendo di solito solamente vederlo incollando il naso a una vetrina, ma contegnoso e impenetrabile anche quando lo potessimo toccare con mano e ,perfino, quando fossimo chiamati al suo utilizzo pratico.

Ma non è realmente così, e la mia conferenza ha tentato di far toccare con mano a chi l'ha seguita, naturalmente con l'ausilio della lezione pratica del giorno seguente, che la katana non è un irraggiungibile miraggio. Ognuno di noi può anzi deve “averla”. Il più delle volte addirittura la possiede già, è dentro le nostre mani, fa parte del nostro corpo, è fedele compagna lungo la nostra strada. Ma è bene esserne coscienti. Anzi, necessario.

Chi ha avuto il privilegio di utilizzare una spada sa che il suo modo di utilizzare il corpo, le mani, lo sguardo, l'atteggiamento mentale, ne verrà irreversibilmente segnato. Continuerà sempre ad agire utilizzando per i suoi scopi una lama virtuale.

Lauria12Una maggiore conoscenza delle origini oltre millenarie della katana, del suo significato simbolico, del suo uso pratico, aiuta a scoprire il tegatana, la mano-spada che ci aiuta con il suo taglio a separare ciò che va conservato da ciò che va lasciato, a comprenderlo, a viverlo.

Chi ha avuto il privilegio – ma anche il doveroso carico di responsabilità – che comporta l'impugnare una katana, o anche la sua reincarnazione in legno di quercia, il bokken o bokutō, si può rendere conto di come venga indotto in maniera naturale, potremmo dire dolce, ad assumere una corretta postura.

Un corretto te-no-uchi (modalità di impugnatura della katana) induce automaticamente a una corretta postura dell'intero corpo umano, e si può anche avvertire , immediatamente e non con l'ausilio del ragionamento ma attraverso la sensibilità del nostro corpo e del nostro animo, attraversando il ki, della necessità imperiosa di muoversi in armonia con la katana, con il nostro corpo, con quello della controparte, con l'atmosfera che ci circonda, con l'universo intero.

Lauria13Ma le tecniche? No: occorre ripeterlo, non ha importanza acquisire qualche superflua nozione in più, riempirsi di orgoglio perché si sa o si crede di sapere la “tecnica segreta”. L'aikido, come tante altre arti, forse le migliori, non si affina aggiungendo ingredienti a ingredienti. Ma togliendo ogni cosa superflua finché rimanga solamente il nulla, il vuoto: mentale, fisico, nozionistico.

E – provare non guasta – quando misteriosamente si verifica uno di questi rarissimi quanto felici momenti, si dovrebbe tentare di gettare uno sguardo di sottecchi alla immagine del Fondatore che è sempre presente nei nostri dojō. Si avrà probabilmente l'impressione (ma sarà solo un'impressione?) di vederlo impercettibilmente sorridere.

 

 

Cookies