Cronache
2014, novembre: Il Cinquantennale dell'Aikikai d'Italia. Roma - Per chi ci ha lasciato. E per chi abbiamo ritrovato.
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E' inevitabile, quando si arriva ad una tappa importante, guardarsi attorno e cercare i volti di coloro che ci hanno accompagnato lungo il percorso, non sempre facile, e che sentiamo ormai parte di noi, altri noi stessi.
Quando il tempo trascorso è molto ci sono sempre dei vuoti, dei volti che non ritroviamo.
Il primo pensiero va naturalmente al maestro Fujimoto, che ci ha lasciato quasi due anni fa. Un tempo che a volte sembra eterno, a volte volato in un soffio, senza che ce ne rendessimo conto, lasciandoci con un senso di colpa che si aggiunge a quello di perdita.
Nomoto sensei ha voluto riportare Fujimoto tra noi: la prima tecnica della sua lezione ha deciso che fosse il kokyunage "alla Fujimoto", quello che lui stesso scherzosamente accettava venisse chiamato "il kokyunage col berrettino".
E' stato bello riaverlo tra noi. Attraverso il suo aikido. Attraverso il suo spirito.
Questa, esposta nella mostra allestita all'ingresso del padiglione, è sempre stata la sua foto preferita.
Lo capisco: l'intensità del legame stretto tra Fuji e Tada sensei traspare immediatamente dalla serena concentrazione delle loro espressione, dalla tensione positiva dei loro corpi.
La foto risale ai tempi lontani ed eroici (perlomeno nei racconti di pizzeria) dei seminari degli anni 80.
E' stata scattata infatti nel luglio 1984 presso il Centro Tecnico di Coverciano della Figc, che ospitava all'epoca i seminari estivi dell'Aikikai d'Italia.
Rivolto un pensiero commosso ad altri che non sono più tra noi, è bello pensare anche a chi abbiamo ritrovato.
Il maestro Toshio Nemoto è venuto in Italia se non vado errato sul finire degli anni 60, stabilendosi a Torino ove gettò il seme di una florida - tuttora - comunità aikidoistica.
Non ebbi occasione di conoscerlo di persona all'epoca, ma lo vidi a più riprese impegnato come uke in indimenticabili dimostrazioni tenute da Tada sensei presso il Dojo Centrale di via Eleniana in Roma.
Questa foto, ugualmente esposta in occasione della mostra, risale appunto a quegli anni. Si possono notare i tatami di paglia ancora in uso all'epoca, alti circa 20 cm , molto meno elastici di quelli attuali in gomma ed anche molto più pesanti.
E si notano anche naturalmente e soprattutto, l'espressione serena del maestro Tada durante l'esecuzione della tecnica e l'impegno di Nemoto san per esserne all'altezza.
Nemoto sensei era tra noi al Cinquantennale dell'Aikikai d'Italia.
Nella foto, da sinistra, sono presenti i maestri Yasufusa Kitaura, di cui ancora molti ricordano con nostalgia le lezioni di tanti anni fa a Desenzano prima e Coverciano poi, Toshio Nemoto, Hideki Hosokawa e Jun Nomoto.
E' un vero peccato che non abbia potuto partecipare il maestro Masatomi Ikeda: la festa, e la gioia, sarebbero state ancora più grandi.
Un altro gradito ritorno: il maestro Kano Yamanaka.
Nel corso degli anni 70 si stabilì per qualche tempo a Firenze, dando un notevole impulso allo sviluppo dell'aikido non solo nella bella città toscana ma anche ovunque si spostasse per tenere dei seminari.
La dinamicità del suo aikido, le sue capacità di comunicare entusiasmo ed intensità nel'allenamento ed il suo buonumore sono sempre stati un piacevole ricordo.
La foto proviene dalla rivista Aikido, anno 1976 n. 1, ed è stata scattata presumibilmente da Giovanni Granone presso il dojo allestito a Coverciano durante i seminari estivi.
Non poteva mancare l'architetto.
Per completare e perfezionare i suoi studi Masatoshi Imazaki ha soggiornato alcuni anni in Italia, prevalentemente a Milano ma con frequenti spostamenti.
Non ha mancato di approfittarne per insegnare ovunque si trovasse, dando un importante contributo allo sviluppo dell'Aikikai in quegli anni (parliamo sempre degli anni 70-80).
Qualcuno considera impietoso il calendario, altri come me lo trovano imparziale e lo accettano come piacevole ironico memento.
E' evidente che sono passati non solo molti anni da questa foto (risale al 1978) ma anche non pochi cambiamenti che non saprei se definire epocali o semplicemente generazionali.
Nella roulotte al camping di Villa di Camerata, ove si rifugiavano i praticanti in fuga dai prezzi di alberghi o pensioni di Firenze o Fiesole, si affollano da sinistra Imazaki, Hosokawa e una turbolenta rappresentanza del Dojo Centrale di Roma:
Cianci, Candido, Bottoni e in primo piano Zitelli. Jun Nomoto, elemento fondamentale di questa gabbia di matti, scattava la foto (non era tempo di selfies).
La spensieratezza di quei momenti lontani (ma solo nel tempo!) e materialmente un po' più poveri è evidente. Ma niente nostalgia: si può essere allegri anche pensando...