Cronache
2010, febbraio: Hayato Osawa, Hombu Dojo shihan - Si entra nel vivo
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E’ poi cominciato un lavoro minuzioso, focalizzato sul peso del corpo, sul tai sabaki, sul modo di muovere le mani per aprire la strada al corpo.
Su tenkan ad esempio le dita debbono indicare la direzione che il corpo poi prenderà
Il maestro presentava delle tecniche senza dare spiegazioni troppo approfondite, dopodichè, probabilmente, guardando gli errori più frequenti, ci forniva una spiegazione di quello che aveva dimostrato e di quello che intendeva dire.
Faceva poi provare le tecniche con l'ombra, da soli, insistendo sulla parte iniziale ossia quella in cui si ruba il peso dell’avversario, in cui si neutralizza un attacco e poi sui tai sabaki e te sabaki.
Se dovessi spiegare a qualcuno cosa che mi è rimasto più impresso del maestro Osawa, comincerei così:
Il maestro ha cercato di condurci nella consapevolezza delle possibilità del nostro corpo.
Uno studio minuzioso di se stessi, per essere centrati su se stessi e sentire questa centratura giocando con il peso del corpo:
- avanti, indietro, piegando le ginocchia, avvicinando i piedi per sentire le gambe stabili e i piedi e le ginocchia leggeri;
- allontanando i piedi per sentire il contrario, i piedi pesanti, le gambe rigide.
A questo proposito ho trovato molto confortevole per il mio corpo lavorare con i piedi vicini senza indugiare in posizioni hanmi troppo divaricate.
Queste hanno la loro giusta collocazione soprattutto nelle fasi finali di una tecnica.
Gli spostamenti nel pieno dell'esecuzione della tecnica devono invece privilegiare la rapidità e la precisione.
Una pratica fatta di piccoli passetti che conducono però alla stabilità, all’essere presenti in ogni momento, in ogni direzione.
Con lo sguardo e con il corpo.
Un controllo del corpo veramente eccezionale; mentre spiegava come dare leggerezza al corpo usandone il peso a nostro favore ci sono stati momenti in cui il maestro era talmente leggero che sembrava volasse!
Leggero ma totalmente presente!