Cronache
2008, maggio: una gita fuori porta
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Un occhio in giro: gita fuori porta
Il kankeiko del Buikukai a Chieti
Manuela Gargiulo
foto: Paolo Bottoni
Ed eccomi a raccontarvi una "gita fuori porta" nel mondo dell’Aikido: la partecipazione allo stage Internazionale di aikido organizzato ad inizio maggio, in maniera eccellente, dalla Fondazione Aikido Europa Buikukai, al PalaTricalle di Chieti, in Abruzzo.
L’accoglienza riservata a noi dell’Aikikai d'Italia è stata veramente ragguardevole!
Siamo stati accolti in armonia e trattati come veri ospiti; tutti erano estremamente gentili.
Sul tatami si respirava una bella atmosfera... un po’ quella che si respira ai nostri raduni e mi ha fatto piacere praticare insieme a loro.
Mi aspettavo di trovare molte differenze tra la pratica dell’aikido di un’altra associazione rispetto alla nostra ma in realtà ho potuto riscontrare che vi erano solo alcune divergenze tecniche mentre per il resto lo spirito con il quale viene considerato l’aikido, il rispetto per le tradizioni, la ricerca dell’armonia, la serietà con la quale si ricerca il tutto, sono sulla stessa lunghezza d’onda del nostro Aikikai.
Usando una similitudine posso dire che Aikikai e Buikukai utilizzano la stessa scrittura facendo un uso diverso della punteggiatura!
Un diverso torifune (molto delicato) un diverso aikitaiso, un diverso modo di mettere in circolazione il ki...
Inoltre, vengono messi in risalto alcuni punti delle tradizioni che noi non coltiviamo, come ad esempio attendere il maestro all’uscita del tatami per piegargli la hakama.
In compenso non viene dato lo stesso valore formale alla consegna dei diplomi (almeno per quel poco che ho visto), evento che nella nostra associazione è considerato un momento molto importante: quando ci si siede di fronte al maestro per ricevere da Lui il diploma si sente il desiderio di farlo con una forma impeccabile - anche se non fosse richiesto - con la schiena ben diritta e prestando attenzione alla ritualità del saluto, quasi come se fosse l’azione conclusiva di un esame.
Questo naturalmente è solo il mio parere ma probabilmente incontra quello di tanti altri praticanti che so quanto diano valore a queste piccole grandi cose. Ma, in conclusione, la conoscenza di differenti usanze ed altri rituali allarga i nostri orizzonti.
E adesso una piccola descrizione del raduno e dei maestri che si sono avvicendati sul tatami di Chieti.
Il venerdì siamo stati accolti dal maestro Suriano proveniente da Catania che ci ha guidato alla scoperta (almeno per me che non lo conoscevo affatto) di un movimento di jo caratterizzato oltre che da piccole rotazioni sferiche (meguri) dal fatto che si puntava il jo da una parte per poi andare da un'altra.
Questo concetto era presente anche nel randori (ci si dirigeva verso un uke ma si eseguiva la tecnica su un uke differente).
Poi la lezione è passata a Lucienne Bérenger, una donna che ha praticato a lungo l’aikido insieme al maestro Kobayashi e porta avanti naturalmente la sua linea.
Di lei mi sono rimaste impresse alcune sue considerazioni: l’aikido è come un gioco... l’idea del gioco viene richiamata dal movimento delle mani durante la pratica... una sale e l'altra scende e viceversa..
Una mano è quella che gioca (depista, attrae uke), l’altra è quella che colpisce... e poi muoversi, anticipare... non aspettare fermi di essere attaccati...
Un inno al movimento, e il suo movimento, delicato e circolare, mi è rimasto impresso!
Le donne (sarà che sono di parte?) hanno un modo di praticare molto diverso da quello dei loro colleghi uomini.
Lucienne mi ha colpito molto, una persona allo stesso tempo dolce e forte, armoniosa ed efficace... rotonda e quadrata!
Ho trovato molti punti in comune tra la Bérenger e la Minegishi, soprattutto nell’importanza data alla pratica con i bambini.
A detta di entrambe la pratica con i più piccoli ha dato un vero senso alla loro pratica e al proprio sviluppo personale, sia nel percorso dell’aikido che nel cammino della vita.
Non per questo si pensi ad un aikido troppo spostato verso tematiche specialistiche.
Lucienne Bérenger ha dimostrato che il suo aikido ha valenza unversale, e si adatta ai bambini ma può tenere ugualmente a bada nerboruti omaccioni.
Poi è stata la volta del maestro Polimeno.
Ha alternato frequentemente le spiegazioni dei principi alle dimostrazioni pratiche delle applicazioni.
Ci ha guidato nella pratica utilizzando sempre nelle sue spiegazioni i cinque elementi - acqua, fuoco, cielo, terra e vento.
Ha spesso rimarcato l’importanza di rimanere fedeli ai principi dell’aikido che o sensei ha trasmesso al mondo.
Ospite proveniente dal Giappone, più precisamente da Osaka (casa madre della scuola Buikukai), il maestro Yabuuchi Hirotoshi.
Estremamente simpatico e sorridente.
Di lui mi è piaciuto molto il discorso che ha fatto prima di cominciare; su che era incentrato? Sul sorriso, ovviamente!
Ci ha chiesto di non praticare seri e imbronciati bensì di sorridere, praticare con gioia; ho riscontrato con molto piacere che il maestro è un tipo molto allegro e la sua è una pratica vigorosa pur rimanendo sempre armoniosa.
E' stato piacevole praticare sotto la sua guida.
Abbiamo infine praticato sotto la guida del maestro Ezio Antonucci che ci ha mostrato purtoppo troppo brevemente il suo punto di vista nella pratica dell’Aikido. Spero di avere occasione di conoscerlo meglio in futuro.
Le mie impressioni più in generale: le donne sul tatami di Chieti erano veramente poche (a parte Lucienne che faceva per 30!) vi era invece una netta maggioranza di "omoni grandi e grossi".
Sono sicura che quando i tatami si popoleranno di fanciulle i praticanti cominceranno a considerare le donne praticanti come gli altri e non persone sicuramente in difficoltà da aiutare e correggere, e ad avere tra i loro obiettivi di pratica, oltre all’efficacia, anche la cura di uke e la consapevolezza che essere gentili non vuol dire fare una tecnica inefficace.
Ed in questo anche dopo Chieti molti saranno sicuramente aiutati dalle amorevoli cure della Bérenger!
Al termine dello stage ci sono stati gli esami per il passaggio di grado dan, con una metodologia un po' diversa dalla nostra.
Gli allievi memorizzano il programma e lo eseguono tutto di fila, senza che nessuno gli chieda niente; devono anche eseguire alcune tecniche e spiegarle al collegio esaminatore, per dimostrare così di aver compreso effettivamente.
Sono stati esami relativamente brevi rispetto ai nostri; una cosa che mi ha colpito è stata che gli esaminatori sedevano dietro ad un tavolo, su delle sedie: mi ha dato quasi l’idea di un'audizione!
Lo stage si è poi concluso con i vari ringraziamenti alle autorità, ai partecipanti, agli organizzatori. E con la consegna di una coppa per il dojo che aveva partecipato con il maggior numero di praticanti.
Se non ricordo male, ha vinto il Buikukai Catania che aveva infatti noleggiato addirittura un pullman con cui ha affrontato in allegra comitiva, erano numerosi ed entusiasti i bambini - vivacissimi come giusto e bello che sia ma attenti disciplinati al momento di esserlo - il lungo viaggio di andata e ritorno.
Concludendo: sono stata contenta di verificare di persona che anche "fuori porta" ossia nelle altre associazioni lo spirito che porta all’aikido è associabile alla parola armonia, al rispetto per le tradizioni e al desiderio di diffondere sempre più questa arte meravigliosa.
Il maestro Hirokazu Kobayashi, originario di Osaka ove aveva fondato un suo dojo di aikido, venne negli anni sessanta incaricato dallo Zaidan Hojin Aikikai di Tokyo di esplorare le possibilità di diffusione dell'aikido in Europa.
Nel corso di questa missione visitò più volte l'Italia, e nel 1964 circa tenne una lezione presso il dojo Monopoli di Roma, dove il futuro presidente dell'Aikikai d'Italia Danilo Chierchini, allora praticante di judo, tentava di lanciare un corso di aikido con la collaborazione del giovane Motokage Kawamukai e della ex segretaria particolare di Ueshiba Morihei, la signora Haru Onoda, che si trovava in Italia per approfondire i suoi studi artistici.
Sembra, per quanto non si abbiano prove documentali, che fu proprio il maestro Kobayashi a garantire per il piccolo gruppo romano presso il maestro Hiroshi Tada che accettò di conseguenza la proposta di venire in Italia ad insegnare.
Negli anni successivi il maestro Kobayashi partecipò ad alcuni dei primi raduni organizzati dall'Aikikai d'Italia ma in seguito decise di separare il suo percorso e prendere una strada indipendente. Continuò ad insegnare, soprattutto in Italia ed in Francia, fino alla sua prematura scomparsa che avvenne nell'agosto del 1998; il kankeiko di Chieti commemorava infatti anche il decennale del suo decesso.
Le sue ultime volontà furono chiare ed esplicite: chiese ai suoi allievi europei di entrare nell'Hombu Dojo, e al doshu di accoglierli. Ma anche il secondo doshu, Kisshomaru Ueshiba, doveva scomparire da lì a poco, lasciando questo compito all'attuale doshu, Moriteru Ueshiba. Attualmente, attraverso il Buikukai di Osaka, presieduto dal maestro Jiro Kimura e di cui è vice presidente il maestro Hirotoshi Yabuuchi, vengono riconosciuti dall'Hombu Dojo anche le scuole affiliate all'estero tra cui la Fondazione Aikido d'Europa - Buikukai d'Europa.
In Italia il Buikukai ha come punti di riferimento il rettore Giovanni Polimeno ed il direttore didattico Pietro Suriano che dirige la scuola Aikido Yamato Buikukai di Catania. Partecipava al raduno di Chieti anche Lucienne Bérenger, allieva del maestro Kobayashi e responsabile del gruppo francese Aikido Mouvement Evasion (AME). Era purtroppo assente al raduno per ragioni di salute Giampietro Savegnago, direttore della Associazione Internazionale di Aikido (AIA), diffusa soprattutto al nord e che segue anchessa la linea di insegnamento del maestro Kobayashi.
Una precisazione sugli esami di dan, di cui si parla nella cronaca: il tavolo della commissione esaminatrice, che si sta diffondendo in molte associazioni, per quanto riguarda il Buikukai ha fatto il suo esordio per la prima volta proprio a Chieti. Gli esami per la qualifica di insegnante inoltre sono separati da quelli per il conseguimento dei gradi dan, ed hanno ovviamente un programma molto più vasto ed approfondito.
P.B.