Altri testi
Frédéric L.: Le arti marziali dall'a alla z
Louis Frédéric: Le arti marziali dall'a alla z
Sperling & Kupfer, 1990
Un Dizionario enciclopedico delle arti marziali fa comodo a tutti, è un peccato che questo libro risalente ormai a più di 20 anni fa sia da tempo esaurito e non sia mai stato ristampato. Compilato da Louis Frédéric (1923-1996) noto studioso della cultura orientale ed autore di numerosi testi, riflette lo stato di maggiore avanzamento degli studiosi d'oltralpe: un libro del genere - purtroppo - difficilmente lo si potrebbe immaginare opera di un italiano. I disegni illustrativi sono dello stesso Frédéric mentre l'apparato iconografico è stato curato da Michel Random (1933-2008), anche lui noto scrittore ed esperto di cultura orientale.
Non si tratta ovviamente di un libro da leggere come se si trattasse di un romanzo. Per quanto siano più numerose del previsto le persone che confessano di leggere glossari e dizionari con autentica passione è verosimile che il lettore tipo tenga il libro pronto all'uso sullo scaffale, e lo consulti solo di tanto in tanto quando ne ha bisogno.
Le voci classificate sono circa tremila, un numero che potrebbe sembrare impressionante ma in realtà - essendo comprese anche se con minore mole di informazioni le arti marziali di gran parte del continente asiatico - è più che adeguato per una conoscenza di base ma insufficiiente per lo studioso.
D'altra parte non è possibile soddisfare contemporaneamente esigenze troppo contraddittorie, un volume di mole - e costo - maggiore avrebbe anche richiesto l'intervento di altri esperti non essendo pensabile che una sola persona sia in grado di estrapolare dalle sue fonti ed interpretare correttamente ogni sorta di informazione specialistica. Ne consegue che il libro, sia pure rispettabilissimo e consigliabile come ottimo testo di riferimento, non può essere considerato un punto di riferimento assoluto.
Portiamo come esempio la sezione dedicata all'aikido, che è composta se togliamo le illustrazioni da poco più di due pagine di testo: ovviamente troppo poche per poter dare una visione completa dell'arte, ma ampiamente sufficienti come "scheda" da cui partire per ricerche più approfondite. Ma non mancano nonostante la professionalità dell'autore affermazioni che vanno prese con beneficio d'inventario o respinte senza appello.
Secondo Frédéric l'aikido sarebbe stato sviluppato a partire dal 1931 (era invece il 1926). Ueshiba avrebbe studiato da giovane l'arte della naginata (ne era invece digiuno, compose delle coreografie in età matura ma dopo aver letto un manuale la notte prima). L'aikido infine fu pensato da Ueshiba come arte tipicamente giapponese "in un'epoca in cui il nazionalismo giapponese era al suo apogeo, rifiutando ogni interferenza straniera". Indubbiamente in quell'epoca il Giappone attraversava una fase particolare, ma non ci sono prove che questo abbia influenzato il pensiero di Ueshiba ed abbia condizionato la nascita dell'aikido. Ci sono molti indizi invece che fanno pensare il contrario.
Ed ancora, passando al lato più tecnico: "L'addestramento completo dell'Aikidô comprende anche l'arte del maneggio del bastone corto (Jô), medio (Tambô) o lungo (Bô). V. Aiki-ken."
E' ovvio anche ai praticanti a livello kyu che aiki-ken indica invece utilizzo della spada, per il bastone si parlerebbe di aiki-jo; inoltre l'unico bastone che si utilizza sistematicamente nell'aikido è il jo da 128cm circa mentre il tambo non è il bastone intermedio ma quello corto da 2 shaku (60cm), ed il bo è quello lungo da 6 shaku (180cm). Non viene menzionato nel testo l'uso del tanto (pugnale da uno shaku circa) che è la terza arma utilizzata in aikido. Andrebbe inoltre precisato che per tutte queste armi si studiano prevalentemente tecniche di difesa e disarmo, forme a solo o esercizi in coppia (kumitachi o kumijo) in cui le figure di vincitore e vinto non sono chiaramente identificabili o mancano del tutto.
Queste osservazioni non intendono togliere nulla alla importanza del testo, ma sono necessarie per evitare pericolosi malintesi: confermiamo la validità dell'opera e la possibilità di utilizzarla come utile punto di riferimento, non possiamo consigliare l'adesione assoluta a tutte le informazioni riportate nel dizionario e ad ogni ipotesi di interpretazione proposta dall'autore.