Testi
Hokusai: Un sol colpo d'occhio sulle due rive del Sumida
Hokusai
Colpo d'occhio sulle due rive del Sumida (testi a cura di Kojurô Nariyasu)
Il fiume Yodo (testi a cura di Akatsuki no Kanenari)
Presentazione di Matthi Forrer (in francese)
Traduzione dal giapponese antico di Daan Kok
Hazan, 2012, 38€
Dopo Le petit Tokaidô di Hiroshige pubblicato due anni prima, le edizioni Hazan presentano un'altra opera stampata filologicamente, ossia con una rilegatura al modo orientale che permette di ricostruire il libro così come era stato concepito da Hokusai.
Sono presenti in questa confezione, innovativa nel sistema di chiusura magnetico della confezione e conservativa in tutto il resto, due differenti opere di Hokusai. La prima presenta con un solo colpo d'occhio, e vedremo presto che solo questa particolare rilegatura permette di rendersene conto, il panorama che si presenta al viaggiatore lungo il fiume Sumida, nei pressi di Edô (Tokyo).
L'opera fu composta sul finire del XVIII secolo, negli anni in cui Hokusai, da poco passata la trentina, sceglieva di affrancarsi dalla scuola Katsukawa cui apparteneva per percorrere in assoluta libertà il suo cammino artistico.
Il secondo volume, che rappresenta un viaggio fantastico quanto realistico lungo le rive del fiume Yodo, ad Osaka, risale invece ad una generazione dopo all'incirca, quando l'artista era nel culmine della sua produzione e del suo infaticabile progredire nell'arte. Ricordiamo che scomparendo - novantenne - Hokusai rimpianse una sola cosa: di non avere avuto a disposizione ancora quella manciata di anni che sentiva gli sarebbero stati sufficienti per divenire un artista veramente completo.
Il titolo completo del primo libro, originariamente diviso in due tomi che Hazan ha deciso di accorpare, è Ehon Sumidagawa - Ryogan Ichiban.
Un tentativo di renderne il significato è Il fiume Sumida illustrato - le due rive con una sola occhiata, ma proponiamo in alternativa Un sol colpo d'occhio sulle due rive del Sumida.
Profittando infatti della rilegatura "a ciclo continuo" della tradizione orientale, quello che il genio di Hokusai ci presenta è una sola lunghissima ed ininterrotta rappresentazione di entrambe le sponde del fiume, nelle differenti stagioni dell'anno.
Lo spettatore, più che lettore, di questo libro è libero di volgerne le pagine una ad una, o di aprirne quante vuole in sequenza, per percorrere con lo guardo le rive del Sumida, a passo d'uomo, guidato per mano da Hokusai.
Notiamo che potrebbe avere qualche legame col lascito culturale della tradizione l'attrazione fatale che i fabbricanti giapponesi di macchine fotografiche hanno tradizionalmente mostrato verso le riprese panoramiche, che introdotte già nell'800 da diversi produttori occidentali, erano diventate prodotti di nicchia.
RIchiedevano infatti sofisticati accorgimenti tecnici che ne portavano il costo a livelli molto alti.
Ancora adesso invece non poche fotocamere digitali di medio livello made in Japan, o concepite in Giappone, sono dotate della funzione panorama o addirittura di quella che permette di fotografare a 360 gradi.
Hokusai aveva iniziato nel 1797 un rapporto di collaborazione con il poeta Asakusaan Ichindo, che scriveva o selezionava i testi che avrebbero dovuto accompagnare le sue tavole.
Terminata la breve serie di lavori in simbiosi con Asakusaan con Toto meisho ichiran (Un sol colpo d'occhio sui luoghi celebri dell capitale dell'est), si mantenne però sulla stessa linea di produzione, illustrando poi nel 1803 Ehon Sumidagawa - Ryôgan ichiran: Un sol colpo d'occhio sulle due rive del Sumida.
Sul frontespizio (ricordiamo che i testi giapponesi si scorrono al contrario dei nostri, da destra verso sinistra) la presentazione dell'opera era di Kojurô Nariyasu:
Si dice generalmente che "la bellezza di un paesaggio non può essere resa da alcun pennello". Questo fa pensare a qualcuno che pur apprezzando molto le belle vedute dei monti e delle coste non sappia bene come utilizzare un pennello. Voi avete qui un assieme di punti di vista presi dai più begli angoli che scandiscono il corso del fiume Sumida disegnati dal maestro Hokusai, un artista estremamente appassionato ed abile.
Scusandosi di avere assieme ad un gruppo di amici osato accostare all'arte di Hokusai dei versi "ruvidi come pietre" (quelli che accompagnano e commentano ogni tavola) Nariyasu confessa anche che l'ardito titolo è frutto di una nottata di amene discussioni in cui il sake non è davvero mancato.
L'ehon (libro illustrato) inizia il viaggio ideale lungo il fiume Sumida in primavera, per concluderlo con la festa della fine dell'anno a Yoshiwara, il quartiere dei piaceri ove la cultura del "mondo fluttuante" (ukiyo) è nata.
La tavola a destra, la penultima, mostra dei preti shintô intenti a legare delle shimenaya (corde sacre) al torii (porta simbolica) del tempio dedicato al dio guerriero Bishamon. La tecnica ukiyo-e era all'epoca ancora in sviluppo, e l'uso dei colori ridotto.
La scena è dominata dal rosso dei banchi di nebbia, che l'attraversano da un capo all'altro, e dei fiori di ume (prugno) che tradizionalmente si associano all'autunno.
I versi, di Issetei Hiramaru, poeta attivo a Kyotô, dicono:
Che i piloni del portico
decorati di shimenawa
si muovano a grandi passi
cerimoniosamente
in direzione della primavera
Venti anni dopo, nel 1824, Hokusai torna ad utilizzare la stessa tecnica della panoramica virtuale in Yodogawa ryôgan - Shôkei zue (Le due rive del fiume Yodo - Vedute celebri), con testo introduttivo di Akatsuki no Kanenari, che tornò a collaborare nel 1860 ad un'opera illustrata da Matsukawa Hanzan sulle rive del fiume Yodo (Hokusai era scomparso 11 anni prima).
Esisteva in precedenza un'opera contenente vedute delle rive orientale ed occidentale del fiume Sumida - quella ove Ariwara no Narihia mette in versi la frase "Bene, posso domandarti qualcosa?" - intitolata Ryôgan ichiran (Le due rive in un sol colpo d'occhio). Può darsi che ci sia basati a quanto sopra, a meno che le somiglianze non siano fortuite, ma questa volta si raffigurano le rive del fiume Yodo, da Sakura-nomiya fino alla foce ... disegnate con tale dettaglio che si può quasi udire il rumore dei remi.
Più incentrato forse sulla figura umana che sul paesaggio, che rimane immanente ma ha bisogno di attenzione da parte dell'osservatore per essere apprezzato, lo Yodokawa ryôgan è un grandioso affresco che restituisce la vita di una città popolosa ed attiva come la Osaka del periodo Edo, in una delle zone più vivaci. Il fiume che la attraversa è infatti anche una delle principali vie di comunicazione.
Lo attestano le tavole in cui il fiume viene mostrato solcato da numerosi battelli, che a stento si mantengono a pelo d'acqua per il peso del carico che trasportano.
Uno dei punti di maggiore traffico è il ponte di Namiwa: Sulla sinistra i pannelli destinati all'affissione dei comunicati delle autorità, sul ponte un pittoresco miscuglio di pedoni e portantine, gente del popolo ed altolocata. Sempre nella parte sinistra torreggia tra la fitta folla la gigantesca figura di un sumotori.
Il traffico nel fiume è intenso, qui il corso d'acqua si divide in diversi rami che portano in regioni diverse, qui si concentrano sia il traffico dei passeggeri che quello delle merci.
Dei banchi di nebbia rossi si riallacciano a quelli già visti nell'opera precedente.
Nella tavola successiva ci troviamo ad Uragawa, una frazione di Nakanoshima (una delle isole formate dal dividersi del fiume in più bracci).
Un uomo vende i suoi fiori, mentre a sinistra, accanto ad una torre di avvistamento antincendio un gruppo di bambini con i vestiti della festa e delle offerte in mano si dirige evidentemente verso qualche tempio. Lungo il fiume continua l'incessante intercalare dei battelli, quello che vediamo procedere a gonfie vele trasporta presumibilmente sacchi di riso.
La didascalia avverte che ci troviamo nei pressi del tempio di Bodhisatva Jizô (protettore appunto dei bambini), nel calore di una estate prolungata.
In uno dei versetti di accompagnamento, visibili sullo sfondo del cielo, Rurimaru dice:
Al mercato del riso
tutti si radunano
per pregare Jizô
e c'è folla
all'incrocio delle vie.