Romanzi

Nagai Kafu: La luce della luna

Kafu Nagai

La luce della luna

Storia di una geisha

Castelvecchi, 2011

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Poco conosciuto in Italia, Sokichi Nagai (1879-1959), che più tardi prese il nome di Kafu Nagai, viene considerato uno dei maggiori autori giapponesi del XX secolo. Visse nell'epoca di frontiera in cui il Giappone tradizionale veniva velocemente e tumultuosamente sostituito dal Giappone moderno.

Faticò a trovarvi il suo posto, e non riuscì ad essere ammesso all'università, inziando lo studio delle lingue estere e della musica e cominciando precocemente a scrivere. Agli inizi del 1900 venne ingaggiato da una banca ed effettuò diversi viaggi negli Stati Uniti e in Europa. L'opera con cui voleva rendere conto delle sue esperienze, Furansu monogatari (Racconti francesi) venne però soppressa dalla censura.

Ancora più precoci delle esperienze letterarie furono quelle nel quartiere delle luci rossi di Yoshiwara in Tokyo, che venne definitivamente chiuso negli stessi anni in cui lo scrittore scompariva. Le sue scorribande giovanili lo segnarono, e rimase nel corso di tutta la vita legato a quel mondo, conducendo una vita privata nel segno della rottura con ogni convenzione ma anche  ambientandovi quasi tutte le sue opere.

Nonostante tutto la sua forza letteraria si impose, fino ad ammetterlo come professore universitario, postuma rivincita sugli insuccessi giovanili, ma le sue opere continuarono ad essere malviste dalle autorità. Questo romanzo, pubblicato nel 1917, ha il titolo originario di Ude Kurabe (in inglese venne pubblicato come Geisha rivalry) e gli procurò grande fama. Dopo la pubblicazione tuttavia il suo dissenso nei confronti della politica militaristica del Giappone crebbe e naturalmente crebbero proporzionalmente le sue difficoltà a pubblicare. Cadde in un lungo silenzio, interrotto solo da sporadici racconti, che doveva interrompersi due decenni dopo quasi alle soglie della seconda guerra mondiale.

Il suo successo definitivo risale al dopoguerra, epoca in cui fu uno dei pochi autori giapponesi a rimanere non toccato dallo sbigottimento e dai rimorsi della guerra voluta e perduta.

In questa sua opera la protagonista, Komayo, è costretta dalla morte del marito a ritornare nel mondo fluttuante da cui era uscita alcuni anni prima. E' ancora giovane, avendo solo 25 anni, è molto attraente e padroneggia tutte le numerose arti del mestiere. Ma la vita non sarà per lei facile.

Il mondo delle luci rosse è apparentemente privo di ogni regola, in realtà è molto formale e deve sottostare a rigide regole. L'affermarsi di una geisha, al termine di un lungo e duro periodo di addestramento e poi apprendistato come maiko, sempre alle dipendenze di una casa (okiya) che possiede il suo contratto e da cui non può staccarsi se non riscattandolo a caro prezzo, è quasi sempre accompagnato dal crescente interesse di agiati gentiluomini che si proporranno di divenire il suo danna, ossia il suo mecenate. Lungi dal provocare sconcerto come avverrebbe nella società occidentale, la protezione di una cortigiana procurava prestigio e costituiva anzi uno status symbol cui era perfino difficile sottrarsi senza essere chiacchierati.

Komayo verrà contesa da differenti danna, ognuno dei quali convinto di essere il solo e invaso contemporaneamente dalla gelosia e dal furore di chi si sente toccato nel suo prestigio sociale non appena si rende conto, o semplicemente sospetta, che Komayo abbia rapporti con altre influenti persone.

La geisha ha in realtà scarso potere contrattuale in questo genere di guerra, solo apparentemente incruenta, a meno che non ricorra alle armi del cinismo e dell'inganno. Armi che sono precluse a Komayo, il cui obiettivo sarebbe solamente di convincere il suo danna del momento ad acquistarne il contratto per farne una donna libera. O perlomeno dipendente da un solo uomo e non dal capriccio di ogni cliente.

Due dei pretendenti compendiano la figura di Nagai: Yoshioka, prematuramente attratto dal mondo delle luci rosse, che ha iniziato a frequentare quando era ancora studente liceale, si è poi allontanato dal Giappone per ragioni di lavoro. Al momento di incontrare di nuovo Komayo, che era stata una delle figure che più lo avevano colpito nel passato, è intorno ai 34 anni (ricordiamo che Nagai ne aveva circa 36 al momento di scrivere il romanzo).

Segawa è un attore di successo, che ha sostenuto fino a quel momento solamente parti di onnagata (figure femminili, nella tradizione interpretate solamente da uomini) e sta ora iniziando a sperimentare il teatro "moderno".

Non vale la pena di attardarsi sul terzo spasimante, una turpe figura che piega brutalmente Komayo ai suoi voleri.

Tutti comunque abbandoneranno la donna, per ragioni meramente egoistiche. Proprio nel momento più buio, quello in cui tutto sembra venirle a mancare senza che nessuna luce di speranza appaia all'orizzonte, una imprevista occasione di riscatto si offre a Komayo. E non sarà come aveva sognato e sperato fino ad allora un cambiamento di condizione sociale che la liberi dalla schiavitù del mondo fluttuante: il suo futuro sarà ancora là, in quel mondo.

Nagai è maestro nella descrizione del mutevole ambiente d'inizio 900, in cui il Giappone pur irresistibilmente attratto dalla modernità è ancora avvolto da una coltre di tradizioni culturali degne di essere preservate e di stanche abitudini  di cui dovrebbe invece quantoprima liberarsi.

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