Romanzi
Kawabata Yasunari: Mille gru
Mille gru
Yasunari Kawabata
SE, 2002
Mille gru (senbazuru) è il motivo tradizionale, bianco su fondo rosa, del fazzoletto da collo indossato da una delle due giovani cui Kikuji chiede se è quella la strada per raggiungere il padiglione del te della signorina Kurimoto. Nota immediatamente che la ragazza è bella. Ignorerà ancora per poco quale parte essa avrà - o per meglio dire potrebbe avere - nella sua vita.
E' la seconda opera, pubblicata a puntate tra il 1947 ed il 1949, con cui Yasunari Kawabata (1899-1972, premio Nobel per la letteratura nel 1968) interrompe il lungo silenzio del periodo bellico. Potremmo però dire la prima: Il paese delle nevi, pubblicato nel 1947, ha avuto una lunga gestazione e venne iniziato a pubblicare, sempre a puntate, nel 1935 per poi rimanere a lungo incompiuto. Questa opera segna quindi il ritorno del maestro Kawabata alla sua missione.
Kikuji non ha ancora compreso invece quale sia lo scopo della sua vita e dove deve indirizzare i suoi passi. Soffre il rigido schematismo della società giapponese, di cui alcune incongruenze emergono drammaticamente in epoca moderna, in quanto il sistema sociale venne elaborato e perfezionato nel corso di molti secoli per rispondere ad esigenze oggi non più avvertite, o non avvertite nella stessa maniera, e che comunque richiedono, richiederebbero, soluzioni diverse. Che la società moderna sembra non curarsi di elaborare, mentre è sempre più prolifica e ricca di inventiva nella creazione di nuovi problemi e di nuove cause di disagio.
Come non gli offre nessuna certezza il passato non ne arriva nemmeno dal futuro che gli si prospetta; gli appare come se fosse stato già deciso da lungo tempo, prima ancora del suo arrivo su questa terra, e sembra ignorare i suoi desideri e le sue aspirazioni, del resto oscure anche per lui; il futuro, quanto più certo ed in quanto tale possibile fonte di rassicurazione, tanto più lo riempie di inesprimibile angoscia.
Kikuji ha perso entrambi i genitori, che non gli hanno lasciato - e non solamente per la loro scomparsa prematura - il bagaglio di certezze di cui ogni essere umano ha bisogno per costruire la propria vita. La maestra di cerimonia Chikako Kurimoto, che fu amante del padre di Kikuji, sta programmando minuziosamente il suo futuro: Kikuji sposerà la ragazza delle mille gru: questa cerimonia del te è stata organizzata appositamente per instradarlo. Non che Chikako sia particolarmente benevola nei suoi confronti: i suoi pesanti interventi sembrano motivati piuttosto da una necessità interna della stessa Chikako, che ha bisogno di vivere in un mondo a lei comprensibile e ove tutto si trovi al posto che lei si aspetta: come nella cerimonia del te.
Kikuji non ha la forza di ribellarsi nè quella di acconsentire. Sta inconsciamente ripercorrendo il cammino per lui incomprensibile del padre, legandosi ad un'altra delle due antiche amanti ma al tempo stesso attratto dalla di lei figlia. Nulla di tutto questo riesce a chiarire i suoi dubbi.
Lascerà trascorrere il tempo senza prendere alcuna decisione. Un tempo che non sapremmo come definire, se alleato di Kikuji nel frustrare le intromissioni di Chikako o suo nemico in quanto gli sottrae la vita ad ogni momento che passa, senza che lui riesca veramente a viverla.
Kikuji si lascerà sfuggire o forse impersonalmente lascerà passare sia la giovane Inamura, la ragazza delle mille gru, che la giovane Ota, figlia della donna con cui il padre di Kikuji ebbe una relazione ereditata poi da Kikuji, con cui i rapporti sono di conseguenza inevitabilmente complessi e con un sospetto di morbosità.
Non riesce invece a liberarsi, per molto tempo, della invadenza non richiesta e nemmeno discreta della Kurimoto, tanto più soprendente in una persona che ha fatto della cerimonia e dell'agire appropriato la ragione della sua vita.Infine anche lei in qualche modo passerà ma senza che questo cambi sostanzialmente nulla nella vita di Kikuji. Nè verso il bene, né verso il male.
Aleggia sull'intera vicenda il sentore della cerimonia del te, richiamata costantemente e che ne costituisce in definitiva il motivo portante.
L'osservazione di antichi oggetti da cerimonia, come una tazza nello stile del maestro Oribe (personaggio di cui parliamo nella recensione di Morte di un maestro del te, di Kei Kumai) la conformazione e sistemazione della sala da te, soprattutto lo scambio o il dono di oggetti legati alla cerimonia, ancora suscitano nel protagonista osservazioni e sentimenti di cui spesso non riesce a prendere consapevolezza attraverso il tentativo di contatto o legame con altri esseri umani, il cui desiderio, perfino quando condiviso o potenzialmente condiviso dalla controparte, rimane troppo spesso incompiuto.