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Takuan Soho: Fudochi Shinmyoroku - Recensione
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L'edizione italiana inizia con il testo Fudoshin Shinmyoroku, dedicato al maestro di spada Yagyu Munenori, e prende per questo il titolo di Sogni (ispirandosi al momento del trapasso di Takuan) ed il sottotitolo di Scritti di un Maestro Zen a un Maestro di Spada. Comprende tuttavia anche altri due scritti di Takuan, il Taiaki dedicato al maestro di spada Onoa Tadaaki, della scuola Ittô ryu, ed il Reirôshu.
Fudochi Shinmyoroku
(Testimonianza segreta della Saggezza Immutabile)
L'incipit di questa opera ci travolge e allo stesso tempo ci avvince:
Il termine ignoranza indica l'assenza della illuminazione, l'oscurità. E' come dire inganno, errore, illusione. Luogo di stallo è quello in cui la mente si ferma. Nella pratica del buddismo si dice vi siano cinquantadue stadi e, tra l'uno e l'altro di questi, il luogo su cui la mente si ferma viene detto luogo di stallo. La mente si ferma quando è trattenuta da un oggetto, un'azione, una riflessione, una preoccupazione la quale può essere di qualsiasi natura. Nell'ambito dell'arte marziale stessa fermarsi significa, ad esempio, osservare la spada in movimento mentre sta per colpire. La mente, fissa, si preoccupa della spada in sé, e non permette ai movimenti del combattente di essere liberi e compiuti. In quel medesimo istante l'avversario ha la meglio.
L' insegnamento di Takuan travalica le distanze temporali e culturali che ci separano da lui, e ha lasciato profonde indelebili tracce nell'insegnamento delle arti marziali. Ancora:
La mente è immutabile quando vede senza guardare. Per guardare si dovrebbe fermare. Quando la mente si ferma su qualcosa, poiché il cuore si riempie di ogni genere di preconcetti, trattiene diversi movimenti in sé. Quando i movimenti nella mente cessano, la mente che si era fermata si muove, senza però muoversi affatto.
Ma Takuan non è il primo, oltre non essere il solo e fortunatamente nemmeno l'ultimo ad avere lucidamente portato alla luce questi concetti: eccolo citare un provocatorio piccolo poema del monaco Bukkoku, vissuto circa 500 anni prima di lui:
Sebbene non ponga attenzione
nel suo compito,
sui piccoli campi di montagna,
lo spaventapasseri
non è posto invano
Reirôshu
(Il Tintinnío Cristallino delle Gemme)
L'opera inizia con un dialogo tra Takuan ed alcuni passanti, sulla priorità da accordare nel percorso della vita: alla sopravvivenza, giustificata perché non è possibile alcun percorso se viene meno la vita, o alla rettitudine, che ci può imporre la rinuncia alla vita? Ad uno di essi Takuan rispose:
Morire perché un insulto ci ha contrariati non è affatto questione di rettitudine. Questo è piuttosto dimenticare se stessi in un momento d'ira. Non è certo rettitudine, anche se ne ha l'aria. E' rabbia, nient'altro. Un uomo che si adira per l'insulto, si è già allontanato dalla rettitudine prima ancora di essere insultato. L'uomo retto, quando è tra le gente, non viene mai insultato. Essere insultati significa aver perso la propria rettitudine prima di aver ricevuto l'offesa.
Questo saggio parla dunque della natura e del destino dell’uomo e del guerriero, guardando direttamente il vero volto di sentimenti apparentemente conosciuti ma in realtà enigmatici per l'uomo non realizzato: la rettitudine, il desiderio, l'onestà, il dubbio, le qualità essenziali (dieci secondo Takuan).