Tecnica/Cultura
Le armi raccontano
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Con l'aikido cosa ci azzecca, per riesumare un modo di dire che andò di moda decenni or sono, una battaglia combattuta in epoca preistorica? Potrebbe azzeccarci, ma ci limitiamo a proporre l'ipotesi alle vostre riflessioni, senza dare nulla per scontato.
Il 24 maggio 2023 il professore Andrea Dolfini, della Università di Newcastle, ha tenuto presso il Museo delle Civiltà in Roma una interessante conferenza: Le armi raccontano. L'arte del conflitto nell'Età del Bronzo. E' risaputo, o perlomeno si spera che lo sia, che l'aikido ricerca un metodo “artistico” di risolvere il confronto tra esseri umani, non ricercando il conflitto ma preparandosi anche a questa infausta possibilità. La materia quindi ci interessa, ci riguarda.
Che si stia parlando di epoche e di culture estremamente lontane dalla nostra non ne diminuisce l'importanza: lo studio di quanto concepito dall'essere umano in circostanze diverse riconduce necessariamente agli stessi principi, sia pure in forma di volta in volta adattata alle circostanze.
Il relatore inizia la sua esposizione con un excursus a ritroso sui metodi di combattimento: il primo esempio che illustra è quello della più grande battaglia dell'era moderna, quella combattuta a Waterloo nel giugno 1815 tra l'esercito napoleonico e una coalizione che comprendeva tra gli altri l'esercito inglese e quello prussiano: in ogni epoca infatti, espone Dolfini, l'arte della guerra e la pratica del combattimento vengono determinati da due fattori: tecnologia militare e idee, valori e struttura sociale. Il concetto illuministico dell'uomo inteso come efficiente macchina votata al raggiungimento degli obiettivi sociali, associato a una tecnologia facente uso massivo di armi da fuoco ancora imprecise, portava all'utilizzo in battaglia di masse compatte impegnate in complesse manovre, rese possibili da un lungo addestramento.
Il tutto, aggiungiamo noi, portava alla disumanizzazione del conflitto e al superamento delle sue ragioni “fisiologiche”, intendendo con questo termine ragioni non necessariamente condivisibili ma comunque comprensibili. L'uomo combatteva ormai per ragioni che gli sfuggivano.
Saltando alcuni passaggi, menzionando di sfuggita la falange della cultura greca in cui ogni oplita era sì parte di un corpo compatto che si muoveva come un solo organismo, ma con un vincolo fisico e agendo all'unisono con i compagni che lo affiancavano, arriviamo all'età del bronzo.