Origines

Note di lettura

Il recupero delle testimonianze di un passato in fin dei conti nemmeno troppo remoto - che il lettore troverà in questa sezione del sito - è stato necessario e doveroso. Ma ha comportato varie ricerche. Innanzitutto ma non solo quello del materiale fisico, articoli stampati su carta che venivano poi digitalizzati con tecniche variabili a seconda del loro contenuto, corretti, emendati se necessario e finalmente se e quando possibile pubblicati. Non prima in ogni caso, ma di questo è inutile dettagliare ora, di una ulteriore ricerca degli autori o degli aventi diritto per ottenere l'autorizzazione alla pubblicazione. Infine, una ricerca di illustrazioni adeguate non essendocene spesso all'origine o essendo inadeguate per la scarsa qualità permessa dalla tecnologia dell'epoca.

Qui daremo solamente alcune avvertenze tecniche. Quello che salterà immediatamente all'occhio del lettore di oggi è l'imperfetta traslitterazione - in numerosi articoli se non in tutti - dei caratteri diacritici utilizzati soprattutto per i termini giapponesi ma anche per altri vocaboli:cinesi, indiani e così via. E' difficile oggi rendersene conto, ma si lavorava anche solamente pochi decenni fa con modalità completamente diverse da quelle dell'era digitale: erano poche le tipografie che disponevano dei caratteri necessari per rendere i termini giapponesi, di conseguenza se ne faceva spesso semplicemente a meno. Certamente sarebbe possibile ora sostituirli con quelli corretti, ma si è preferito lasciare i testi col minor numero possibile di variazioni, troppo spesso fonte di ulteriori errori; questi testi costituiscono in qualche modo un "reperto", che non va alterato se non necessario.

Sono stati corretti gli evidenti refusi topografici, come recerche al posto di ricerche o ma senza curarlo in modo ossessivo piccoli errori di ortografia  come ed ancora (non coincidendo la finale della prima parola con l'iniziale della seconda non sarebbe ammessa la particella di congiunzione).

Alcune modeste correzioni vengono però talvolta apportate anche al senso delle frasi quando sembra opportuno; assumendo ovviamente la responsabilità di queste volontarie manomissioni.

PiomboAnche qui dobbiamo ricordare a chi lo avesse dimenticato - e informare chi non abbia vissuto quei tempi - le modalità attraverso le quali si arrivava al testo stampato negli anni 70-80 del XX secolo, a cui risalgono questi documenti. quello che perveniva allora in tipografia era normalmente il materiale cartaceo trasmesso dall'autore: manoscritti o nella migliore delle ipotesi dattiloscritti.

Partendo da questi il proto (responsabile della composizione) curava che venissero composte correttamente le pagine: tutto era fatto a mano, selezionando lettera per lettera i rispettivi caratteri in piombo (compresi gli spazi) e collocandoli in gabbie, parola per parola, riga per riga, pagina per pagina.

 

 

 

CorrezioneTerminata la composizione veniva inchiostrato il tutto e tirata una prima bozza, che veniva fatta pervenire all'autore per le dovute correzioni. Queste comunicazioni seguivano un protocollo molto rigido, per limitare al massimo fraintendimenti anche minimi che avrebbero ritardato in modo a volte fatale, se la pubblicazione era vincolata a una data precisa, la finalizzazione del testo.

Ogni minima correzione comportava l'estrazione dalla gabbia delle barre di piombo contenenti le lettere, parole o frasi da sostituire o correggere, per collocare al loro posto i caratteri tipografici corretti. Anche la sostituzione di una sola parola, ove la sua lunghezza fosse stata molto diversa da quella precedente, poteva comportare l'adattamento di tutta la pagina, e talvolta di più pagine.

Tirata una seconda bozza anche questa veniva consegnata all'autore, o al correttore da lui designato; si proseguiva così finché non si ritenesse giunto il momento di poter apporre sull'ultima bozza la fatidica dicitura VISTO, SI STAMPI, seguita dalla firma del responsabile.

Chi ci ha seguito fin qui avrà certamente compreso che la lunga e fatigante procedura comportava un elevato rischio di errore. E soprattutto che NON disponiamo oggi del testo originale sicuramente uscito dalla mente e dalle mani dell'autore. Non sappiamo se quella parola o quella frase l'ha veramente scritta così o se l'ha adattata la tipografia magari semplicemente per avere una riga più corta e non dover andare a capo.

Nell'incertezza, si è cercato di limitare gli interventi a quanto ritenuto strettamente indispensabile per una migliore comprensione della lettera del testo. Ma anche - raramente - di quanto possa essere sembrato trasparire tra le righe.

 

 

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